Fra le Grandi Trasformazioni inaugurate o accelerate dall’esperienza della Prima Guerra mondiale, particolarmente profonda si è rivelata proprio quella relativa alle rappresentazioni (politiche, giuridiche, iconografiche) della pace e della guerra. La concezione ottocentesca della guerra come strumento razionale e subordinato della politica è finita dissacrata e, successivamente, sostituita da una rappresentazione della guerra come puro massacro, malattia e, infine, “crimine” internazionale.
La pace in quanto precario e ogni volta diverso risultato di capacità e prudenza diplomatiche è stata trasfigurata in obiettivo permanente della convivenza internazionale, in combinazione a volte problematica con principi di giustizia internazionale quali l’autodeterminazione dei popoli, l’eguaglianza o la democrazia. Soprattutto, l’esperienza della “guerra totale” ha inaugurato un processo distruttivo di progressiva indistinzione fra pace e guerra che, attraverso le grandi ibridazioni della “guerra civile europea” e della “Guerra fredda”, giunge fino alle confusioni politiche e giuridiche dell’attuale contesto internazionale.
Articolo di Approfondimento
24 Maggio 1915-2015
Quando siamo entrati in trincea per non uscirne più
di Alessandro Colombo
Il rischio dei centenari è che si finisce sempre per essere nostalgici.
La grande trasformazione della guerra contemporanea è un libro in cui ho provato a studiare il fenomeno della guerra senza concedere niente all’emozione: guardare l’Italia che entra in guerra, nella Prima guerra mondiale, per capire che cosa è stato il Novecento a partire dal nostro presente.
Il 24 maggio 1915 l’Italia va in trincea. Siamo mai usciti da quella guerra? La grande trasformazione della guerra contemporanea prova a riflettere su questa questione. Indica le differenze (perché non siamo nella stessa guerra di cento anni fa) ma anche indica che molto è cominciato cento anni fa.
Proviamo a farci delle domande banali, ma non di meno vere e soprattutto non nostalgiche: La guerra del 1915 parla solo dei nostri nonni? Non parla anche a noi? Siamo entrati in trincea nel 1915. Ne siamo mai usciti? Qual è il rapporto tra pace e guerra? Dove sta il fronte della guerra? Ci sono ancora confini? Per provare a rispondervi chiediamoci: che cos’è oggi la guerra?
In questi primi quindici anni del ventunesimo secolo, il “camaleonte” della guerra ha cambiato nuovamente aspetto. Basta guardare le guerre che si stanno svolgendo sotto i nostri occhi in questi giorni: dalle guerre civili-internazionali di Siria, Iraq e Yemen alla “guerra ibrida” nell’est dell’Ucraina, dalla guerra in Afghanistan alla guerra ad alta tecnologia condotta dagli Stati Uniti contro i gruppi jihadisti dal Medio Oriente al Pakistan alla Somalia. Sebbene diversissime tra loro, tutte queste manifestazioni di violenza hanno in comune il fatto di essere totalmente estranee a ciò che ci ostiniamo a considerare la forma tradizionale o normale della guerra: uno scontro geograficamente e temporalmente definito tra stati centralizzati, territorializzati e ordinati in forma gerarchica, sul modello di quello che furono le due guerre mondiali nel trentennio 1914-1945, e di quello che il terrore di una guerra nucleare continuò a essere anche nei quarant’anni successivi della guerra fredda.
Rispetto alla Grande guerra di cui si celebra in questi giorni il centenario, la guerra attuale è un fatto meno catastrofico ma apparentemente senza fine, politicamente secondario – almeno in quanto non contrappone più le principali potenze del sistema internazionale – ma sempre meno controllabile dalle diplomazie, circoscritto a un numero di combattenti incomparabilmente minore di quello dei grandi eserciti di massa del 1914 ma, in compenso, destinato a colpire i non combattenti in misura incomparabilmente maggiore di allora.
Soprattutto, le guerre di oggi non sono più eventi limitati nello spazio (il fronte occidentale e quello orientale, il fronte europeo e quello pacifico) e nel tempo (dal 1914 al 1918, dal 1939 al 1945) quali erano, invece, le guerre “convenzionali” del passato. In assenza di soglie cerimoniali e solenni come la dichiarazione di guerra, e mano a mano che si moltiplicano le forme coperte o non-convenzionali di aggressione quali gli omicidi e i rapimenti mirati, la cyber-warfare e lo stesso terrorismo, pace e guerra, guerra legittima e violenza criminale tendono a diventare indistinguibili e, quel che è peggio, non sono più distinti da tutti nello stesso modo.
Quando si può dire che sia cominciata la guerra civile attualmente in corso in Iraq? E, d’altro canto: quando si potrà dire finalmente conclusa la guerra globale al terrore? Quale è il teatro geografico delle sue operazioni? E dove corre la distinzione tra combattenti e non combattenti?
La difficoltà a offrire una risposta condivisa a questi quesiti imprime sulle guerre contemporanee il sigillo vero e proprio della loro novità: il fatto che, appunto, esse sembrano non cominciare e non finire mai, col risultato di rendere sempre più difficile sapere quando e dove si è in pace e quando e dove si è in guerra.
Alessandro Colombo
Curatore scientifico del progetto “La Grande trasformazione – Prima guerra mondiale”
Fonte: Huffingtonpost.it
Multimedia
Per approfondire le tematiche affrontate nell’articolo, guarda l’intervista al Professor Alessandro Colombo rilasciata per Fondazione Giangiacomo Feltrinelli. Il contenuto multimediale parte con una riflessione sul binomio guerra-duello e prosegue con un focus sulle diverse sfumature ideologiche appartenenti ai conflitti moderno- contemporanei:
Consigli di lettura
Leggi l’epub La grande trasformazione della guerra contemporanea, scritto da Alessandro Colombo, curatore scientifico de “La Grande Trasformazione”, un progetto di Fondazione Giangiacomo Feltrinelli.
In pubblicazione dal 24 maggio, il libro indaga l’evoluzione dell’ideologia bellica dalla Prima Guerra Mondiale ai giorni nostri: dal Piave del 1915 all’Eufrate nel 2003; dai bombardamenti su Dresda il 13 febbraio 1945 a ciò che resta di Tripoli 2012; dalle strage a Marzabotto 1944 alle stragi degli ostaggi che ci rincorrono in televisione, quanto è cambiata la guerra, il modo di viverla, le forme del combattimento? La guerra che ricordiamo è ancora la guerra di oggi?