È opinione comune che lo scoppio della prima guerra mondiale abbia segnato, tra le altre cose, la sconfitta dell’internazionalismo socialista e del pacifismo di fronte alla marea montante dei vari nazionalismi, cresciuta in anni di propaganda e di “nazionalizzazione delle masse”.
Questa vicenda può essere studiata (come tutte le questioni storiche) attraverso varie visuali e seguendo diverse periodizzazioni. Ne ricordiamo due.
Da una parte Joseph Schumpeter, nel suo Sociologia dell’imperialismo, è partito addirittura dalla spinta atavica alla guerra e all’espansionismo presente fin negli antichi imperi. Dall’altra Lenin (L’imperialismo, fase suprema del capitalismo) preferì una ricostruzione degli avvenimenti dalla grande crisi del 1873, con i conseguenti processi di concentrazione industriale e finanziaria e di rivalità imperialistiche per la conquista di nuovi mercati che portarono, a suo dire inevitabilmente, allo scatenarsi del conflitto.
Accanto a questo si deve tener presente una terza possibilità rappresentata da un’amplissima storiografia che ha studiato gli avvenimenti con una periodizzazione molto più limitata, di breve o brevissimo periodo, ma su diversi piani, dalle relazioni internazionali alla politica interna dei vari paesi, concentrandosi spesso su quel mese cruciale che va dall’attentato di Sarajevo alle dichiarazioni di guerra.
Di fronte all’improvviso incalzare degli avvenimenti, ad esempio, il Bureau dell’Internazionale socialista fu convocato d’urgenza a Bruxelles il 28-29 luglio dal suo segretario, Huysmans. La riunione, i cui esiti erano attesi con ansia anche dai dirigenti del socialismo italiano, si chiuse sostanzialmente con un nulla di fatto, per l’incredulità – davvero stupefacente – sui rischi reali di una guerra europea, limitandosi a ribadire l’appello a intensificare le dimostrazioni per la pace e per una risoluzione arbitrale del conflitto austro-serbo e rinviando ulteriori iniziative al congresso dell’Internazionale, convocato a Vienna per il 9 agosto. Un congresso che non si tenne mai: il 31 luglio Jean Jaurès fu assassinato e il giorno successivo fu proclamata la mobilitazione generale in Francia e in Germania.
Nella stessa giornata Huysmans inviava a tutti i partiti membri una comunicazione rinviando il congresso a data da destinarsi. Il 4 agosto il Parlamento tedesco approvava, con il voto favorevole dei socialdemocratici, i crediti di guerra.
Sono questi gli avvenimenti che hanno costituito la base delle ricerche di Georges Haupt e che, ancora oggi, vedono nei fondi archivistici della Fondazione Feltrinelli (a partire dalle carte Huysmans) un punto di riferimento imprescindibile.
Giovanni Scirocco
Università di Bergamo
Consigli di lettura
Imperialismo, fase suprema del capitalismo di Vladimir Ilic Lenin
Lenin, come si sa, ha sviluppato e arricchito grandemente la teoria marxista nel suo insieme e l’economia politica marxista in particolare. E una delle pietre angolari della scienza economica marxista-leninista è rappresentata dalla teoria dell’imperialismo, profonda ricerca scientifica della fase superiore e ultima dello sviluppo del capitalismo, la sua fase monopolistica.
Nel suo geniale lavoro “Imperialismo, fase suprema del capitalismo” Lenin si richiama al “Capitale” di Marx, in cui, con una precisa e accurata analisi teorica e storica del capitalismo, viene dimostrato che la libera concorrenza genera necessariamente la concentrazione della produzione e che quest’ultima, a un certo grado del suo sviluppo, conduce al monopolio.