Arturo si sveglia presto. Fa freddo, ma non si attarda nel suo caldo letto, fa colazione e esce frettoloso verso quella che sembrerebbe una giornata particolare.
Jelena si prepara per andare a scuola. E’ la più grande di quattro tra fratelli e sorelle che ogni tanto deve accudire, ma è ancora una bambina piccola che frequenta la terza elementare. Sua madre la prepara velocemente, una bella e lunga coda di cavallo per inaugurare un fiore rosa di stoffa che il padre le ha portato ritornando dai suoi giri di lavoro, pantaloni dello stesso colore e una maglietta troppo leggera per l’umidità dello stanzone in cui dormono, dove hanno sistemato materassi e borse attorno a un palco all’americana al bordo degli spalti con duecento posti a sedere. Jelena non si accorge del freddo perché i suoi pensieri sono rivolti alla lunga giornata che l’aspetta. Non si accorge mai di tutte le stranezze che la circondano, la vita quotidiana che si svolge in un teatro da sette mesi, gli allagamenti che hanno dovuto fronteggiare tutto l’inverno per infiltrazioni croniche, i litigi tra tutte le famiglie che condividono lo spazio, le feste, i compleanni, natale e pasqua passati in comune con tavolate allestite il meglio possibile. Si ricorda del giorno dell’incendio al campo in cui, quando sono ritornati dopo una giornata caldissima di agosto trascorsa in giro a fare i mercati con i genitori, non hanno più trovato la loro baracca. Si sono messi tutti a piangere, lei soprattutto perché ha visto la mamma molto spaventata, e da quel giorno nella sua vita sono cambiate tantissime cose. Si carica sulle spalle uno zaino alto quasi come lei e attraversa l’atrio dell’Auditorium per uscire con tutti gli altri bimbi.
Arturo varca il portone del palazzo. Prima di recarsi al giardino deve ritirare gli attrezzi da lavoro radunati a fatica tra contributi e donazioni di tante realtà differenti attivatesi per migliorare il quartiere, senza aspettare aiuti e interventi dall’alto che in periferia stentano sempre ad arrivare.
Scampia è il quartiere più verde d’Europa: aree verdi estese…e abbandonate. Ma qualcosa sta cambiando grazie a chi non si arrende al degrado, si rimbocca le maniche e smuove terriccio, polvere e spazzatura, perché è quello che si trova nelle “aiuole”. Ogni pianta messa a dimora cela un buco scavato a fatica, sudore e picconate, tra calcinacci, munnezza varia e un po’ di terra. Ogni pianta, una storia. Curata, innaffiata, trasportando acqua in attesa della fontanina promessa e arenatasi nella macchina burocratica, tra sopralluoghi e bilanci da quadrare.
Fuori dall’Auditorium, Jelena vede nelle aiuole la giovane quercia e si ricorda di quando l’ha piantata insieme ai suoi nuovi amici prima del giorno di Natale. Il signor Arturo era arrivato con un albero impacchettato che hanno liberato e messo nella terra, e poi alla fine hanno mangiato tutti insieme, sua madre con le altre cuoche del ristorante avevano preparato le sarme, il gulash e il pane intrecciato. Nel ristorante, che si chiama Chikù, lei ci va tutti i giorni dopo la scuola, correndo sulla rampa che lo separa dall’Auditorium. La madre è una delle fondatrici insieme ad altre donne, italiane e romanì, della Kumpania che esiste da quando lei aveva solo 1 anno e lavora da Chikù da quando ha aperto nel 2014. Qualche volta arriva trascinandosi lo zaino con i tutti i compiti sperando di trovare qualcuno che glieli faccia vedere, portandosi dietro i fratelli che fanno molto rumore, urlano, piangono e vogliono solo perdere tempo. Ma anche a Jelena piace divertirsi e al piano di sopra c’è uno spazio pieno di giochi e qualche volta con altri bambini, in cui spesso si nasconde per ore e ore.
Da Chikù lavorano quasi solo donne, qualcuna in cucina, qualcun altra al computer, o avanti e indietro dai tavoli per servire i clienti, oppure chiuse attorno a un tavolo per fare le riunioni. A volte hanno eventi più grandi, matrimoni, concerti, catering e allora sua madre cucina con le altre signore italiane tutto il giorno e tutta la sera e il posto si riempie di persone estranee che vengono da tutto il mondo. L’orario migliore per non essere ignorata è dopo il pranzo, nel pomeriggio. Jelena è molto brava a scuola, in matematica è velocissima, ma qualche volta leggere è una fatica tremenda. Il giorno in cui sicuramente trova tutti e sa di potersi sedere a fare i compiti è il giorno in cui si fa il teatro, il mercoledì. Quel giorno, nella sala spariscono i tavoli e le sedie, arrivano i registi, i ragazzi dal campo, dalle vele, dagli altri rioni di Scampia, si mettono in cerchio e fanno il laboratorio per preparare uno spettacolo. Lei, dopo i primi giorni di osservazione, ha imparato da sola la canzone che fanno in coro, il ballo che fanno le ragazze più grandi, le battute che fanno ridere, e alla fine è riuscita ad entrare nel cerchio ed è stata accolta nonostante sia molto più piccola di tutti quanti, anche perché la sua voce ha un timbro indimenticabile. Non è una novità che i laboratori di teatro, che si chiama Arrevuoto, si facciano nel ristorante e non nell’Auditorium, ma in genere è perché si preferisce tenerlo vuoto piuttosto che gestirlo. Quest’anno però è diventato la casa di cinquanta persone rimaste senza nulla. Dalle vetrate di Chikù si intravede il foyer da cui le famiglie si mettono sedute con lo sguardo rivolto verso l’alto per seguire i laboratori. Le voci possenti dei ragazzi in coro arrivano fino a giù.
Arturo arriva al giardino con gli attrezzi. La buca per la nuova pianta è già stata fatta da chi oggi non poteva. Domenica passerà il Corteo di Carnevale, una tradizione per il quartiere che invita a riflettere su temi di attualità, percorrendo strade e luoghi simbolo del riscatto, valorizzandoli e dando loro voce. E’ un carnevale sociale, che ne ha ispirati tanti altri in molte zone della città, legati al territorio, alle realtà che vivono e animano i quartieri e alle tematiche che ciascuno apporta in questo momento collettivo che, pur nell’allegoria della festa, denuncia le storture della società sottolineando la forza dell’unione nel cambiare e trasformare le cose dal basso.
Pioviggina, ma le piante vanno sistemate, del resto anche il carnevale sociale si farà comunque: la pioggia non fermerà la potenza delle motivazioni e il lavoro di tanti giorni.
Jelena raggiunge la scuola. Giusto il tempo di fare l’appello, la classe si riorganizza per uscire per andare al giardino dove il signor Arturo li aspetta per piantumare il loro nuovo albero.
Scampia. 2017
Mentre Arturo è ancora chino sulla buca, arriva il pulmino che porta le scolaresche. Questa fusione di intenti, sguardi, ha trasformato un’area prima abbandonata e deturpata in un vero e proprio giardino, curato, pulito, soprattutto amato. Anche le persone, come le piante, vanno coltivate pian piano, meglio se da piccole. Il lavoro comune di bambini, anziani, donne, uomini, il miscuglio e incrocio di età, estrazioni sociali, etnie arricchisce quest’area di biodiversità creando qualcosa di davvero unico e armonico. Il lavoro è stato lungo e costante, ma i frutti arrivati sono il compenso per quanto fatto e la forza per quanto c’è ancora da fare. È un gran lavoro di rete, tanta solidarietà che attraversa le realtà del territorio allargandosi oltre il quartiere e la città: chiunque passa a visitare il giardino, con il proprio racconto e vissuto, apporta nuova linfa sotto forma di piante donate, a volte di attrezzi e contributi per rimpiazzare furti o danni più o meno naturali, in ogni caso un vitale incoraggiamento a proseguire il cammino intrapreso. Come adesso con questa nuova pianta da sistemare, tutti insieme.
Jelena non lo sa ancora, ma quell’albero vivrà per moltissimo tempo e quando, tra mille anni, racconteranno la storia del suo quartiere, racconteranno del signor Arturo e di tutti i bambini che lo hanno piantato, di lei e di tutte le famiglie che hanno abitato l’Auditorium, di Arrevuoto che ha attraversato spazi pubblici e palcoscenici di teatro con i suoi spettacoli con centinaia di adolescenti, del campo rom di Cupa Perillo che per trent’anni è stato un luogo di relazioni, riflessioni e lotte per i diritti, del ristorante Chikù che è stato il primo in Italia a mettere insieme rom e italiani in un lavoro di comunità, di imprenditoria sociale e a sfidare luoghi comuni e pregiudizi, del Carnevale del Gridas che ha dato vita a tutto questo…
Arturo guarda i bambini risalire sul pulmino che li riporterà a scuola. Raccoglie gli attrezzi da riportare al ricovero perché siano disponibili per altri che vorranno utilizzarli.
Quella fragile pianta messa a dimora attecchirà, crescerà: anche gli altri abitanti stanno imparando a rispettare il lavoro di chi si adopera per migliorare gli spazi collettivi, la bellezza del luogo in cui si vive.
Arturo non lo sa ancora, a giorni l’agognata “bocchetta d’acqua” sarà allacciata alla rete. Una “grazia” di San Ghetto Martire, allegorico protettore delle periferie, oppure un segno che, con tenacia e costanza, si spronano anche “le istituzioni” a sporcarsi le mani con la terra e a confrontarsi con le esigenze reali, concrete, di chi vive la periferia.
Oggi è stata una giornata particolare, anche se a Scampia la rete, il lavoro collettivo, la cura del bene comune sono per molti prassi quotidiana, silenziosa, dal basso, come la crescita di una nuova pianta.
Jelena per il momento è solo felice e fiduciosa di continuare le sue giornate così particolari.
Al di là del racconto:
Il racconto e i personaggi sono inventati, ma sono ispirati da fatti, persone e contesti realmente legati al quartiere Scampia, sebbene poco note, in particolare a esperienze quali:
– Il ristorante e centro interculturale Chikù, che mette insieme l’associazione di promozione sociale chi rom e…chi no e la kumpania srls, prima impresa sociale d’Italia fatta da rom e italiani;
fonte: chiku.it
– le molte esperienze di riqualificazione dal basso di spazi verdi pubblici attuate da una rete sempre più fitta di scuole, associazioni, cittadini attivi, una fra tutte il “Progetto Pangea”, un percorso di educazione alla nonviolenza che ha dato origine al ”Giardino dei cinque continenti e della nonviolenza” in sei aiuole un tempo abbandonate;
fonte: Progetto Pangea – Scampia
– il Corteo di Carnevale di Scampia, un carnevale sociale promosso dal GRIDAS dal 1983, divenuto tradizione per il quartiere e arricchitosi anno dopo anno di partecipazioni, significati e ramificazioni grazie alle numerose realtà del territorio e non solo;
fonte: felicepignataro.org/gridas
– Arrevuoto. Teatro e pedagogia che porta in scena da 13 anni nel Teatro Stabile Mercadante di Napoli e all’Auditorium di Scampia centinaia di giovani delle scuole, delle non scuole, dei campi rom, dei rioni popolari, delle periferie e del centro di Napoli;
fonte: arrevuoto.org
Queste e altre esperienze sono anche raccontate nel film “Scampia Felix” di Francesco Di Martino e del GRIDAS realizzato con FrameOff e Smk Videofactory, supportato da una coproduzione popolare e distribuito dalla piattaforma indipendente Openddb.
fonte: scampiafelix.it