Oggi, così come fu nel periodo che va dalla Rivoluzione francese alle rivoluzioni del 1848, il cittadino è la figura centrale del discorso politico. Il cittadino come categoria socialmente, ideologicamente e culturalmente trasversale.
Questa figura è stata messa al centro del discorso politico dai movimenti contro l’austerità e il liberismo nei primi anni 2010 (Indignados, Occupy, ecc.), dai nuovi partiti-movimento che si sono ispirati a quei movimenti (come Podemos e France Insoumise), da partiti caratterizzati da una retorica movimentista e anti-elite (come il Movimento 5 Stelle) e dai partiti cosiddetti ‘populisti’ di destra. I discorsi politici di questi tre tipi di partito convergono nell’assegnare centralità alla figura del cittadino, ma sono per molti versi antitetici tra loro, a partire dal modo in cui definiscono il cittadino stesso.
Cartina dell’Europa. Nuvola di parole
Due casi paradigmatici sono il Movimento 5 Stelle e Podemos.
Nel caso del M5S, ‘cittadino’ significa tutti-tranne-la-classe-politica. La figura del cittadino così definita è inquadrata nella retorica dell’annullamento di ogni differenza tra rappresentati e rappresentanti, della sostituzione della delega con la partecipazione e della fine del professionismo politico. I cittadini e il Movimento sono definiti come due Totalità, come rappresentazione di un mondo indifferenziato per condizione sociale e orientamento politico-culturale. All’interno di questa totalità non devono comparire forme di «parzialità organizzata», né sociale, né politica, né culturale.
Il discorso, soprattutto iniziale, del M5S, contiene sia un’idea di politicizzazione della società («attivatevi») che l’idea di una spoliticizzazione tecnocratica in cui l’amministrazione sostituisce la politica: le competenze devono essere messe al posto delle appartenenze, le idee al posto delle ideologie, le politiche al posto della politica. E questo discorso contiene sia un elemento profetico (l’Utopia acritica della Rete) che un elemento anti-profetico, cioè opposto a quella particolare tipologia di profezia politica che è l’ideologia moderna, in cui l’azione politica era associata alla ristrutturazione delle gerarchie sociali. Da questo insieme di totalità e indifferenziazione derivano per il M5S sia l’indisponibilità a confrontarsi con altre forze politiche e sociali (sindacati, movimenti, ecc.; ma non con le organizzazioni degli imprenditori, unico corpo intermedio con cui il M5S accetta dialogo e alleanze), sia la pragmatica disponibilità a stabilire alleanze con qualsiasi attore politico (preferibilmente di destra) gli consenta di raggiungere obiettivi utili alla propria crescita.
Podemos prende invece le mosse dal discorso degli Indignados spagnoli, che imputavano la crisi sociale a un’élite politico-economica identificata con il bipartitismo (PP e PSOE) e i poteri economici privati. Questa élite è descritta come una classe dirigente «sovversiva» che rompe dall’alto il patto sociale.
Negli Indignados e in Podemos non c’è un riferimento diretto all’analisi di classe e al linguaggio che la caratterizza. Podemos si smarca anche dalla dicotomia sinistra/destra ed elegge (soprattutto all’inizio del suo percorso politico) linee dicotomiche alternative a questa: insiste quindi sulle fratture gente comune vs. élite, cittadini/casta, maggioranza/minoranza, lavoro/privilegio, democrazia/oligarchia, nuovo/vecchio, continuità/cambiamento, basso/alto.
Una retorica di tipo populista – la divisione della società nei due gruppi antagonistici del ‘puro popolo’ e dell’élite corrotta – è stata quindi utilizzata da questo partito come una «tecnologia comunicativa» che gli ha permesso di rivolgersi a fasce di popolazione più ampie rispetto a quelle raggiunte dalla sinistra radicale tradizionale.
Tuttavia, la retorica e il programma del partito si focalizzano più su questioni sociali e redistributive che sulla denuncia della corruzione delle élite e dei partiti tradizionali. L’opposizione basso/alto ha soprattutto questa natura. I cittadini a cui Podemos si rivolge sono le classi popolari e le classi medie impoverite. È come se Podemos – soprattutto dopo la sconfitta elettorale del 2016 – non rinunciasse a un discorso di classe, ma lo traducesse in una retorica trasversalista che mette al centro il rapporto tra poveri e privilegiati, potenti e marginali, monopolisti delle risorse e dispossessati, portando avanti un discorso di redistribuzione della ricchezza e del potere. Di conseguenza, il partito stabilisce alleanze con i sindacati e i movimenti sociali, mentre, a differenza del M5S, non si relaziona con gli imprenditori.
Dentro la figura centrale della politica contemporanea, il ‘cittadino’, ci sono quindi identità, figure e rivendicazioni molto diverse.