Dieci giorni prima di morire, Thomas Jefferson ricorda il tempo delle scelte: esattamente cinquant’anni prima, tredici colonie dell’Impero britannico situate nel Nuovo mondo rescindevano il vincolo con la madrepatria sottoscrivendo la Dichiarazione d’indipendenza, di cui Jefferson fu il principale autore.
Terzo presidente per due mandati (1800-1809), personalità dalle vaste conoscenze e abilità, Jefferson riafferma ancora una volta i diritti inalienabili all’autogoverno e alla libertà d’opinione, resi espliciti dalla costituzione degli Stati Uniti che rappresenta ancora oggi un modello per ogni democrazia parlamentare.
Avrei davvero incontrato con particolare piacere, e scambiato congratulazioni personali con quel piccolo gruppo, i sopravvissuti di quella schiera di valorosi, che si unirono a noi quel giorno, nella coraggiosa scelta, tutt’altro sicura di successo, che dovevamo fare tra la sottomissione e la spada. Avrei gioito con loro del consolante fatto che i nostri concittadini, dopo mezzo secolo di esperienza e prosperità, continuino ad approvare la scelta fatta allora.
Che essa sia per il mondo ciò che credo sarà in qualche luogo prima, in qualche altro dopo, ma alla fine ovunque: il segnale di uomini che si sollevano per rompere le catene alle quali l’ignoranza dei preti e la superstizione li hanno convinti ad ammanettarsi, per godere dei benefici e della sicurezza dell’autogoverno.
Ciò che noi abbiamo istituito restituisce il diritto all’illimitato esercizio della ragione ed alla libertà d’opinione. Tutti gli occhi si sono aperti, o si stanno aprendo ai diritti dell’uomo.
La generale diffusione della luce del sapere ha messo di fronte a tutti la verità palpabile che la massa dell’umanità non è nata con delle selle sulla schiena, messe lì per i pochi favoriti con stivali e speroni che sono pronti a cavalcarla, legittimamente per grazia di Dio. Questa è, per gli altri, la fonte della speranza. Per quanto ci riguarda, che l’annuale anniversario di questo giorno ravvivi sempre in noi il ricordo di quei diritti, ed una immutata devozione per loro.
Thomas Jefferson a Roger C. Weightman, Monticello (Virginia), 24 giugno 1826.