Politico e direttore della campagna presidenziale di Marine Le Pen

La polarizzazione tra destra e sinistra che ha caratterizzato la vita politica francese dalla fine della seconda guerra mondiale e che, in un modo o nell’altro, ha segnato la maggior parte delle democrazie europee si sta dissolvendo.

Questo è particolarmente visibile in Francia dopo l’elezione di Emmanule Macron alla presidenza della Repubblica, ma rappresenta un fenomeno che si verifica ugualmente altrove in Europa, attraverso l’affermazione di nuovi movimenti politici come il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo in Italia o tramite il successo crescente dei partiti definiti (a scopo denigratorio) « populisti », la cui ascesa attesta che i nuovi temi che preoccupano i popoli non sono più definibili attraverso il solo prisma « sinistra/destra ».

Questo fenomeno è osservabile un po’ ovunque in Europa, perché le stesse cause producono gli stessi effetti.

La questione europea, tanto è fondamentale (sia politicamente, che economicamente, che socialmente) è al centro di una nuova contrapposizione politica, molto più pertinente di quella rappresentata dalla polarizzazione destra/sinistra: quella tra mondialisti e patrioti.

Concretamente, questa nuova linea di frattura contrappone coloro che credono in una Unione europea sempre più integrata (tendente verso l’Europa federale) e coloro che ritengono che gli Stati nazionali restano gli ambiti più adatti per assicurare la prosperità dei popoli nel contesto della globalizzazione e anche la loro sicurezza.

Questo nuovo clivage consente di comprendere maggiormente la crisi d’identità che provano i cittadini di numerosi paesi, sottoposti alle conseguenze di un’immigrazione massiccia e incontrollata che sconvolge la vita delle nostre società (sviluppo del comunitarismo, cambiamenti in ambito culturale, religioso, etc.) e dalla diffusione di un modello culturale mondializzato, di essenza anglosassone, caratterizzato per gli stessi standard di consumo, dagli stessi prodotti, dalla stessa lingua (il globbish).

Questo doppio fenomeno urta in pieno le vecchie culture europee, caratterizzate da un’identità solida, stratificata dalla storia, sulle quali poggiano la legittimità e i fondamenti stessi degli Stati del nostro continente.

Florian Philippot e Marine Le Pen

La fine del clivage destra/sinistra è una buona notizia, sia perché permette di comprendere meglio il mondo nel quale viviamo e perciò di meglio rispondere alle sfide che abbiamo richiamato, ma anche perché può risvegliare l’interesse dei popoli per la politica con la P maiuscola.

In Francia, la polarizzazione destra/sinistra ha ingessato la vita politica per troppo tempo. Era una polarizzazione talmente artificiale e di facciata che gli elettori, tanto di destra che di sinistra, non potevano che restare delusi vedendo che sistematicamente la stessa minestra europeista veniva somministrata da governi che portavano etichette diverse.

Philippe Séguin, ex presidente dell’Assemblée Nationale e grande figura del gollismo e del sovranismo francese, aveva coniato una formula eccellente che illustra in maniera esemplare il carattere posticcio del clivage destra/sinistra, soprattutto sulla questione europea: “la destra e la sinistra non sono che i venditori al dettaglio di uno stesso grossista, l’Europa”.

Quanto a l’impotenza dei governi in merito al trasferimento della sovranità a Bruxelles, Philippe Séguin aveva coniato un’altra formula brillante che, ne sono sicuro, sarà comprensibile anche ai cittadini italiani: “La politica oggi è come una partita di calcio in cui le due squadre giocano ancora, anche se non c’è più la palla”.

Credo che queste due metafore, molto evocative, valgano più di tanti discorsi.

La polarizzazione destra/sinistra, divenuta nel corso del tempo vuota e menzognera, ha avuto come effetto principale di allontanare i cittadini dalle urne, fenomeno che non è mai positivo per una democrazia.

Affinché la democrazia cessi di essere un simulacro, occorre che i cittadini possano affrontare questioni politiche vere, dopo veri dibattiti.

Les Patriotes, movimento che ho fondato in Francia, vuole rispondere a questo nuovo clivage tra europeisti e patrioti. Siamo oltre le correnti tradizionali, non guardiamo all’origine politica dei nostri membri, che vengano da destra o da sinistra. Invece, proponiamo di restituire alla Francia la sua piena e intera sovranità. Tramite una Frexit organizzata, perché bisogna aver presente che senza libertà nessuna politica è possibile.

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