Il volume White flight a Milano. La segregazione sociale ed etnica nelle scuole dell’obbligo presenta i risultati di una ricerca sulla popolazione scolastica delle scuole dell’obbligo di Milano, svolta in collaborazione con il Comune. Lo studio è basato su analisi cartografiche e statistiche dei dati forniti dal Comune di Milano, accompagnate da approfondimenti qualitativi in alcuni quartieri e istituzioni scolastiche. I risultati che emergono possono essere sintetizzati come segue: pur essendo improntata ai criteri generali dell’universalismo e dell’eguaglianza di trattamento, la scuola milanese dell’obbligo non solo non riesce a contrastare in modo efficace le disuguaglianze socio-economiche e le differenziazioni etniche di partenza, ma anzi tende ad amplificarle e a radicalizzarle. La causa fondamentale di tale processo di “segmentazione” ha a che vedere con i meccanismi attraverso cui le famiglie esercitano la libertà di scelta. Al di là delle questioni di principio (essere più o meno a favore della libertà di scelta delle famiglie), infatti, l’esito delle scelte è una forte polarizzazione territoriale, che produce una netta separazione tra gli alunni di elevata classe sociale e quelli segnati da forti svantaggi socio-economici e/o da differenze etniche.
Nelle scuole milanesi il 24% degli iscritti alle scuole elementari e il 18% degli iscritti alle secondarie inferiori è costituito da bambini di nazionalità straniera (escludendo da questo conteggio i bambini provenienti dai paesi economicamente più ricchi). La distribuzione di tali bambini stranieri nelle scuole elementari è tuttavia molto diversificata. Mentre nelle scuole del c.d. “centro storico” la quota è quasi sempre inferiore al 10%, in diverse scuole collocate nelle periferie la quota sale oltre il 30% e raggiunge, in alcuni casi, addirittura il 40%. In molte scuole la quota di alunni stranieri eccede di molti punti percentuali la presenza dei bambini stranieri residenti nel bacino geografico di riferimento. Tale concentrazione di studenti stranieri è frutto sostanzialmente della mobilità degli studenti italiani, che “fuggono” dai contesti caratterizzati da forte concentrazione di famiglie straniere. La stessa dinamica riguarda anche la distribuzione dello svantaggio sociale, che è segnata non solo da una tradizionale polarizzazione tra scuole del centro e scuole della periferia, ma anche da una ampia “fuga” delle famiglie italiane (ma anche straniere, in questo caso) dalle zone periferiche caratterizzate da forte degrado abitativo e sociale.
La distribuzione dei bambini nelle scuole dell’obbligo, dunque, non si limita a riprodurre la localizzazione delle famiglie nel territorio della città, ma ne accentua la polarizzazione tra italiani e stranieri, tra ricchi e poveri. Il fattore decisivo è rappresentato dalle scelte scolastiche delle famiglie. A Milano oltre metà dei bambini italiani non frequenta la scuola elementare o media nel bacino geografico di residenza, spostandosi in due direzioni distinte: la scuola privata, oppure le scuole considerate “migliori” dentro il sistema della scuola pubblica. Gli allievi italiani che frequentano una scuola dell’obbligo privata rappresentano oggi il 20%; la percentuale sale al 30% e persino al 40% tra i bambini residenti nel centro città. Qualunque sia la ragione di tale scelta, le conseguenze sono rilevanti per l’intero sistema formativo. Per gli alunni che restano nelle scuole pubbliche, la presenza di un flusso così elevato verso la scuola privata aumenta il rischio di “segregazione”, ovvero di ritrovarsi in contesti educativi e sociali caratterizzati da una forte concentrazione dello svantaggio. Anche la mobilità all’interno del sistema della scuola pubblica è intensa. I flussi in uscita sono molto consistenti nelle aree periferiche interessate dalla presenza massiccia di bambini con famiglie svantaggiate e/o di bambini stranieri, e sono diretti in gran parte verso le scuole del centro. Si genera così una “fuga” dalle scuole maggiormente frequentate dalla popolazione scolastica più fragile e per questo percepite, a torto o a ragione, di minore qualità. Gli esiti sono, ancora una volta, una forte concentrazione dello svantaggio sociale nelle scuole collocate nelle aree deprivate, una marcata separazione sociale e culturale tra bambini di diverso ceto sociale e provenienza etnica, e il forte rischio che i bambini più privilegiati crescano in un ambiente educativo fortemente omogeneo sul piano etnico, sociale ed economico.
Nel complesso, dunque, la distribuzione effettiva della popolazione scolastica nell’intero sistema scolastico finisce per aumentare le disuguaglianze sociali, economiche e territoriali esistenti nella popolazione infantile residente nella città. Si tratta di un fenomeno in gran parte dovuto alla “mano invisibile” delle scelte scolastiche delle famiglie. Quali che siano le implicazioni di policy, il volume ha lo scopo di far emergere dati ed informazioni adeguate per mettere a confronto idee ed esperienze diverse che intervengano per la riduzione delle ineguaglianze sociali in ambito educativo.