Carlo Pisacane è moderno, afferma Franco Venturi in questo testo, una lectio tenuta all’Università di Genova nel dicembre 1956 alle soglie del centenario della morte di Pisacane.
“Moderno ce lo rende il suo insaziabile desiderio di analizzare, di penetrare la società, i rapporti fra gli uomini, unite, e tormentosamente unito, alla decisione di incidere sulla realtà, di dedicarsi integralmente ad un immediato e totale compimento del suo ideale politico. Analisi della società e azione risoluta stanno in lui in un rapporto che ci attrae dopo cent’anni e che ce lo fa ancora sentire contemporaneo”.
E questo perché al contrario di quanto si può dedurre dalla scena della morte che rischia di mangiarsi tutto il corpo e tutta la vita di Pisacane (così come di Che Guevara di cui a ottobre ricorrerà il cinquantesimo della morte) egli è la testimonianza della vita reale.
Pisacane, più di molti altri esuli, è un irregolare della vita. È, almeno apparentemente, un uomo d’infinite contraddizioni. Proprio per questo è un individuino vero e non una caricatura: è il nobile che esalta la plebe e predica l’anarchia; il teorico che odia i dottrinari, il celebratore dell’istinto, preoccupato di giustificare la sua condotta e di ridurre a logico sistema la sua dottrina, lo scrittore militare e l’anti garibaldino che muore con un pugno di uomini in una spedizione infelice, l’antimazziniano che getta la vita in un tentativo mazziniano, il materialista, il propugnatore del diritto contro il dovere, esule per amore e per passione di patria, e disperatamente votato alla morte , il soldato avido di gloria che rifugge dal parlar di sé, sdegna la lode ed il biasimo.
Una importante lezione di storia e di riflessione che un grande storico ci dà su come il presente va a leggere il passato e lo ripropone nel presente.
Conosci gli autori
Franco Venturi (1914 – 1994) Esponente attivo del movimento “Giustizia e Libertà”. Condannato al carcere e al confino dal regime fascista. Prof. di storia moderna, dal 1959 al 1994 fu direttore responsabile della Rivista storica italiana. Socio nazionale dei Lincei (1984). Studioso dei rapporti tra cultura e politica nel Settecento europeo e nell’Ottocento russo, svolse ricerche fondamentali sull’illuminismo e sulle origini del socialismo moderno, mettendo in luce il nesso tra passione intellettuale, utopia e riforme. Tra le sue opere: Le origini dell’Enciclopedia (Einaudi 1946); Il populismo russo (Einaudi 2 voll., 1952); Utopia e riforma nell’Illuminismo (Einaudi 1970); Settecento riformatore (Einaudi 5 voll., 1969-90).
David Bidussa (1955) è il responsabile delle attività editoriali di Fondazione Giangiacomo Feltrinelli. Tra le sue pubblicazioni: La France de Vichy (Feltrinelli, 1997); Leo Valiani tra politica e storia (Feltrinelli, 2009), Dopo l’ultimo testimone (Einaudi 2009) e Il passato al presente con Paolo Rumiz e Carlo Greppi (Fondazione Feltrinelli, 2016). Ha curato Antonio Gramsci, La città futura (Aragno 2017) e Victor Serge, Da Lenin a Stalin (Bollati Boringhieri 2017).