«Un’epoca in cui vivremo in un sistema più sensibile e umano». Siamo nel 1957: Pasternak è impegnato in un’estenuante partita a scacchi in cui sente di non poter abbassare la guardia perché i continui tentativi di indurlo all’abiura, le cortine fumogene generate a colpi di lettere e telegrammi fasulli, le ricorrenti umiliazioni, persino le firme autografe estorte con l’inganno non impediscono alla vittima di continuare a sperare nell’affrancamento da una condizione di recluso in patria, di intellettuale diffamato e di scrittore mutilato.

La vicenda – per l’opera della vita, quel Dottor Zivago che avrà un’immensa eco in tutto il mondo – come è noto giungerà a buon fine, ma rimane e va ricordata la sfiancante lotta di Pasternak contro la censura e l’oscurantismo, in nome dei valori di verità, dignità e laicità che la rendono ancora attuale.


 

2 novembre 1957

Mosca.

Giangiacomo Feltrinelli, Editore

15 Via Fatebenefratelli

Milano, Italia

 

Gentile signore,

le parole non mi bastano per esprimerle tutta la mia riconoscenza. Il futuro ci ripagherà, Lei e me, per le spregevoli umiliazioni che ci sono state inflitte. Oh, che felicità sapere che né Lei, né Gallimard, né Collins vi siete lasciati ingannare da quei richiami stupidi e brutali, con mie firme autografe in calce (!), firme che risultano praticamente spurie e falsificate, tanto mi erano state estorte con un intreccio di inganno e violenza. Spingersi talmente in là nell’arroganza più inaudita, al punto da indignarsi per la “coercizione” che Lei avrebbe esercitato ai danni della mia “libertà letteraria” proprio mentre mi facevano vittima di quella stessa coercizione, e senza neppure rendersene conto! E tutto questo bullismo travestito da scrupoli nei miei riguardi, spacciato per difesa dei diritti sacrosanti dell’artista! Poco importa, perché a breve avremo dei Zivago italiani, dei Zivago francesi e inglesi, tedeschi – e un giorno, forse, dei Zivago geograficamente lontani ma russi!! E questo è già molto, è tanto da farmi dire: quel che sarà sarà, forza e coraggio!

Non stia a curarsi di problemi pecuniari per quanto riguarda me. Rimandiamo le questioni finanziarie (che per me non si pongono neppure) a un’epoca in cui vivremo in un sistema più sensibile e umano, e in cui la gente, in pieno ventesimo secolo, potrà tornare a scriversi, a viaggiare. Ripongo in Lei una fiducia incondizionata. Sono certo che saprà custodire il denaro che avrà messo da parte a mio nome.

Soltanto nel caso in cui, caduto in disgrazia, io mi trovas­si privato del mio reddito e ridotto alla fame (eventualità improbabilissima che non merita neppure di venire messa in conto) – ebbene, in quel caso cercherò di farglielo sapere e di avvalermi delle proposte che Lei mi ha fatto per il tramite di Sergio, che, di nome e di fatto, è un autentico angelo, e spende tutto il suo tempo e tutta la sua persona in questa faccenda irritante.

Voglia gradire i miei saluti più cordiali,

Suo,

B. Pasternak

 

 

Le prime righe della lettera originale di Boris Pasternak a Giangiacomo Feltrinelli. Il documento è conservato nel patrimonio di Fondazione Giangiacomo Feltrinelli.

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