Il 4 dicembre 2000 con la risoluzione n. 55/76 le Nazioni Unite hanno adottato la Giornata del Rifugiato. La data è il 20 giugno. Nessuno se n’è mai accorto.
Si tratta di una data di cui nessuno sa e che non è entrata nel calendario civile collettivo.
Ma parla molto a noi, oggi. A noi, figli di questa terra e a quelli, e ai loro figli nati qui,; a quelli che già tanto tempo fa hanno intrapreso un viaggio ignorando quelle “regole d’ingaggio”, le 28 leggi che Alessandro Leogrande trascrive da due rifugiati etiopi e raccolte nella Frontiera, Giangiacomo Feltrinelli Editore, dicono molto. Comprendono ciò che devono sapere coloro che oggi si trovano nella “terra di mezzo”: quelli che hanno comprato il biglietto di viaggio senza ricevere il visto d’entrata.
Esilio oggi è una condizione che non presume né un prima né un altrove cui tornare semplicemente perché non è possibile né ritornare a un prima e ricostruirlo, né a un luogo dove ritrovare i legami improvvisamente tagliati o interrotti.
La sfida è pensare a una nuova possibilità, ragionando sulle urgenze del nostro tempo, su cosa oggi sia la fuga, sucosa voglia dire accoglienza, su chi siano i figli nati qui.
Il 20 giugno è un giorno silenzioso che parla anche del nostro futuro. Non è un giorno “altruista”. Per quanto possa apparire paradossale è un giorno che ci riguarda, che parla anche, e forse soprattutto, di noi. Del presente che c’è e di quello che vogliamo per i nostri figli.
Le leggi del viaggio
- Non mettersi mai in viaggio con fratelli, mogli, fidanzate, genitori.
- Condividere solo con gli amici piu stretti, una o due persone, l’intenzione di partire.
- Il giorno della partenza non salutare le persone care per non rendere ancora piu dura, se non impossibile, la partenza.
- Avere disponibilita di soldi, dal proprio paese o da altri parenti all’estero.
- Avere una forte motivazione che ti spinge a partire.
- Avere un forte autocontrollo durante il viaggio.
- Avere molta pazienza soprattutto con le altre persone, nelle lunghe attese, negli imprevisti.
- Saper scegliere, quando e possibile, gli intermediari.
- Sapersi mettere nelle mani di qualcuno senza mai fidarsi ciecamente.
- Poter contare sull’aiuto di un amico speciale con cui si e partiti, o di cui si e fatta la conoscenza durante il viaggio, e sulla cooperazione all’interno di un ristretto gruppo di persone che si affratellano.
- Essere molto cauti e non interferire in nessuna faccenda che ti possa mettere in pericolo.
- Avere fortuna.
- Avere la forza di decidere, la capacita di fare una scelta e seguirla. Non essere indeciso davanti alle scelte fatte.
- Avere determinazione e volonta.
- Saper prevedere quello che puo succedere.
- Essere pronto a qualsiasi eventualita, anche la piu terribile.
- Mantenere viva la convinzione del perché del proprio viaggio.
- Non lasciarsi intrappolare e confondere dai perché nelle situazioni disperate: “perche proprio a me?”, “perche questa ingiustizia?”, “perche questa violenza?”, “perche non posso vivere in pace?”, “perche sono finito qui?”.
- Avere immediatamente chiara la risposta a questiperché: “perche non potevo piu restare”, “perche non posso tornare”, “perche ho cominciato e devo andare fino in fondo”, “perche forse questo tempo passera”.
- Mantenere saldo il proprio obiettivo finale per non perdersi nelle difficoltà.
- Avere coraggio.
- Mantenere viva non la speranza, che in tante situazioni e persa, ma la capacita di uscire fuori dalle situazioni, passo dopo passo, momento per momento.
- Per chi ha fede: pregare ogni notte per ritrovare un po’ di pace interiore.
- Non avere paura di chiedere, essere consapevoli dei propri diritti anche quando vengono brutalmente negati, mantenere la propria dignita a tutti i costi.
- Per chi e timido, pauroso, riservato: sconfiggere la paura di prendersi con determinazione, e anche con rabbia, ciò che gli spetta.
- Diventare saggiamente egoisti per aiutare se stessi, non necessariamente contro gli altri, ma per darsi una chance di sopravvivenza in più.
- Adattare il proprio carattere e spirito alla situazione, sapersi imporre quando e necessario.
- Non guardarsi indietro.
Le ventotto “leggi del viaggio” sono state scritte da Sinti e Dag, due etiopi rifugiati che vivono a Roma. Prima di partire da Addis Abeba non sapevano che avrebbero dovuto sottostarvi. Lo hanno scoperto solo in seguito, settimana dopo settimana, mese dopo mese, frontiera dopo frontiera, e quando hanno avuto la tranquillita per farlo, dopo il loro arrivo in Europa, le hanno appuntate sulle pagine di un quaderno a righe. Hanno pensato che fosse la cosa piu importante da fare per mettere in guardia quelli che sarebbero partiti dopo di loro.
La Redazione
Photocredits: Claudia Pajeswski