A partire dal complesso fenomeno della “Jobless Society”, la mostra riflette sulla possibilità di definire un nuovo immaginario fotografico del lavoro.
Se nella prima parte del Novecento e nel periodo immediatamente successivo alla Seconda Guerra Mondiale l’evoluzione del lavoro è stata accompagnata da un apparato iconografico estremamente chiaro e riconoscibile, le ultime radicali trasformazioni in questo settore non sono invece state seguite da un simile adeguamento sul piano della ricerca visiva. ALTRILAVORI risponde a questa mancanza formulando una serie di proposte che riflettono lo stato attuale del mondo del lavoro e ne rappresentano alcune caratteristiche: l’interconnessione; la condivisione di strumenti, spazi e infrastrutture; la specializzazione e la dilatazione delle competenze individuali; l’automazione tecnologica e la sua integrazione con l’attività dell’uomo. La natura sostanzialmente immateriale della gran parte di queste qualità distintive ha costituito la sfida più complessa per ogni autore, chiamato ad utilizzare il linguaggio puramente visivo della fotografia per confrontarsi con l’invisibile e trasformarlo nel suo opposto.
ALTRILAVORI prende le mosse dal presente, l’unico tempo che la fotografia possa cogliere, per compiere uno slancio nel prossimo futuro: come rabdomanti nell’era digitale, nel proporre una nuova iconografia i giovani autori di questa mostra hanno captato indizi, sintomi e segnali delle possibili alterazioni dell’universo che li attende.
Una mostra d’arte – a volte cinica, a volte ironica – che traduce il capitalismo contemporaneo in un gioco di riflessi tra uomo e macchina, dove non sono solo i dispositivi tecnologici a imitare e sfidare l’intelligenza umana, ma è anche l’uomo che finisce per incarnare la ripetitività del gesto meccanico. Dove software e manifattura digitale rivisitano il processo poietico e creativo delle attività umane, la soggettività e i processi di individuazione incontrano contesti spersonalizzati e automatizzati, l’identità di ciascuno si arricchisce, in chiave unica e personale, di nuove competenze e insieme si riduce a numero di una statistica.
ALTRILAVORI – Immagini dal pianeta 4.0 inaugura martedì 30 maggio e presenta i lavori di Alessandro Braconi, Nicolò Carlon, Alice De Santis, Andres Diaz Rosselli, Claudia D’Oncieu De Chaffardon, Claudia Fuggetti, Irene Guandalini, Ke Huang, Giulia Leggieri, Li Jialin, Antonio Liverani, Flavio Moriniello, Paola Ristoldo, Federica Rossi, Tania Zangrillo, Zhang Yi. Rimarrà aperta al pubblico fino al 21 giugno 2017.
Alessandro Braconi
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Prelevando 1636 fotografie dagli account personali di Linkedin e trasponendole nel formato ludico della figurina, il progetto ha indagato il tema della produzione di soggettività nel capitalismo contemporaneo: i processi di individuazione nel mondo del lavoro e la diffusione delle tecnologie digitali disegnano il luogo di una ricomposizione dai tratti distopici, un incasellamento in cui si è sempre presenti e allo stesso tempo proiettati in un altrove.
Nicolò Carlon e Antonio Liverani
Workers
Il progetto è composto da tre fotografie di operai colti nell’atto di svolgere movimenti ripetitivi e meccanici. Al centro del progetto c’è l’operaio, in quanto uomo ma allo stesso tempo macchina, visto da una prospettiva che toglie la soggettività dell’individuo e lo rende automa. Alle singole fotografie è stata applicata successivamente una grafica che fa riferimento alla filigrana delle banconote. È una riflessione sul salario percepito dagli operai, che nonostante la grande mole di lavoro rimane circoscritto ai margini della rilevanza sociale.
Claudia D’Oncieu e Irene Guandalini
Error404
È un’indagine immaginaria e divertita sull’automazione progressiva del lavoro. Nella creazione di un dispositivo tecnologico, l’uomo trasforma parte della propria identità in codice, per trasmetterla poi alla macchina. Se l’allievo arriva a superare il maestro, quale spazio d’azione rimane a quest’ultimo? Error404 presenta l’ipotetico codice di programmazione di alcune professioni, delineando una mappa di situazioni in cui l’imprevisto o l’errore evidenziano delle falle nel sistema operativo.
Alice De Santis e Giulia Leggieri
Humans Need Not Apply
Il progetto riflette sui processi di integrazione tra lavoratori e nuove tecnologie nei magazzini delle aziende che si occupano di vendita online e spedizioni. Si è scelto un tipo di manipolazione grafica che evidenziasse visivamente la presenza umana, staccando dalla superficie dell’immagine ogni lavoratore e lasciando al suo posto delle sagome bianche. In questo processo di sparizione, ogni sagoma presente nell’immagine rappresenta simbolicamente le competenze tipiche del lavoratore umano che verrebbero a mancare qualora questo venisse totalmente sostituito dalle macchine.
Andres Díaz
Digital Divide
Questo lavoro riflette sulle differenze prodotte dal cosiddetto “digital divide”, che colpisce proprio le categorie di persone e le nazioni alle quali la rete e le nuove tecnologie potrebbero letteralmente cambiare, e salvare, la vita.
Claudia Fuggetti
Spacelab
Spacelab è un progetto sulla stampa 3D che, pur esistendo da diverso tempo, ha avuto un vero e proprio exploit di impiego solo negli ultimi anni, in quanto diversi brevetti sono giunti in fase di scadenza. Questa tecnologia è destinata ad evolversi e sarà forse tra i protagonisti del mondo del lavoro 4.0.
Jialin Li
Self-service
Il progetto evidenzia, con immagini prese in grande quantità da un motore di ricerca cinese, la grande diffusione in Cina di un metodo automatizzato di ritiro della corrispondenza che sta sostituendo il mestiere di postino e perfino la necessità delle zone di consegna negli uffici postali. Le comunicazioni postali hanno affrontato cambiamenti enormi negli ultimi decenni, con il diffondersi di possibilità alternative a quelle tradizionali che hanno implicato la riconversione di molte attività connesse che erano gestite da lavoratori.
Flavio Moriniello
Point and Line to Plane to Color
Questo lavoro è un percorso di ricerca che parte dall’individuazione di possibili nuovi strumenti creativi aventi caratteristiche peculiari del Lavoro 4.0. Per la realizzazione di queste immagini si sono utilizzati software online che utilizzano reti neurali per produrre in modo automatico immagini potenzialmente artistiche, con modalità evolutive affini all’autoapprendimento delle intelligenze artificiali. Il processo genera varie immagini aprendo una riflessione sul concetto di “stile” e “contenuto” dal punto di vista di una macchina.
Paola Ristoldo e Federica Rossi
Common Solutions
Questo progetto è interamente realizzato attraverso il prelievo dalla rete di immagini di persone riprese accidentalmente durante le operazioni di mappatura per software come Google Earth e Google Maps. Le fotografie così ricavate e ingrandite sono state successivamente sovraimpresse con frasi tratte da vari siti che suggeriscono le strategie più efficaci per affrontare la ricerca di un lavoro.
Tania Zangrillo
Il futuro è oggi
Il mondo del lavoro sta attraversando profonde trasformazioni; alcuni mestieri stanno scomparendo, altri cambiano radicalmente, mentre nuove figure professionali prendono vita. Cosa significa concretamente questo passaggio? Attraverso uno stile simile al fotoromanzo, si ripercorrono qui le vicende di una piccola attività commerciale in Italia.
Yi Zhang
Thousand-handed Goddess
La figura che ha ispirato la serie di poster proviene dalla mitologia cinese, dove il dio dalle mille braccia può gestire contemporaneamente situazioni diverse. Attualmente le aziende, che vogliono vedere i loro profitti crescere a discapito dei salari dei lavoratori, cercano qualcuno di simile al dio dalle mille braccia, qualcuno cioè di altamente specializzato in grado di adempiere con rapidità a compiti molto diversi tra loro. Nel prossimo futuro ci verranno richieste sempre più competenze che sappiano soddisfare i requisiti imposti dalla società e dalla carriera.
Ke Huang
Ogni numero è una storia
La scienza e la tecnologia sono in continuo sviluppo e hanno ormai superato la velocità dell’auto-riflessione umana. Ogni persona ora è un numero di una statistica, ma rimane al contempo un individuo con una storia personale, di cui qui viene mostrato un esempio. I nostri passi lasciano una traccia per chi viene dopo di noi.