Ricercatrice Politecnico di Milano

Rocinha, la favela più grande del Sud-America, ospita più di 160.000 persone in un’area poco più ampia di 1 km2, priva di adeguati sistemi fognari e trattamento delle acque. Circondata da ciò che rimane della Foresta Atlantica brasiliana, Rocinha distende la sua complessa struttura insediativa, formatasi da ininterrotti processi di auto-costruzione, iniziati nei primi anni ’30 del secolo scorso, attestandosi alle spalle di uno dei più ricchi ed esclusivi quartieri della città di Rio de Janeiro.

Al pari delle altre 120 favelas presenti nella città di Rio, in cui vive più del 20% della popolazione totale della città (circa 1.200.000 abitanti), Rocinha costituisce un luogo privilegiato dove si misurano le contraddizioni delle politiche sociali e ambientali della Megacity brasiliana; inoltre, essa rappresenta un caso studio paradigmatico delle situazioni urbanizzate che, a vario titolo, possono definirsi “informali”, nelle quali vivono oggi più di un miliardo di persone nel mondo.

In questo contesto, quattro dipartimenti del Politecnico di Milano (cui fanno da capiprogetto Massimo Tadi – DABC, Gabriele Masera – DABC, Mario Grosso – DICA, Francesco Causone – DENG, Andrea Arcidiacono – DASTU) insieme con l’organizzazione non-profit “Il Sorriso dei miei Bimbi” e in partnership con A.P.I.  (associazione piccole medie imprese di Milano), il Rotary club Lecco Manzoni e Resilience Lab, stanno sviluppando il progetto di rigenerazione urbana Polimiporocinha.

Il progetto ha vinto la terza edizione della competizione per il sociale Polisocial Award 2015-2016 e gode dei finanziamenti del 5 per mille IRPEF raccolti dal Politecnico di Milano, al fine di favorire lo sviluppo della ricerca scientifica ad alto impatto sociale.

Polimiporocinha, in una partnership scientifica tra il Politecnico di Milano e l’Escola Politécnica dell’Universidade Federal de Rio de Janeiro, sarà arrivato nella favela Rocinha di Rio de Janeiro e si caratterizzerà per la specifica natura d’innovazione tecnologica coniugata con l’utilità sociale.

Il progetto intende proporre soluzioni per il miglioramento delle condizioni di vita nella favela di Rocinha collaborando a stretto contatto con l’associazione non-profit “Il Sorriso dei miei Bimbi” e adottando una metodologia sviluppata al Politecnico di Milano che integra competenze ambientali, di disegno urbano e di efficienza energetica con strategie di trattamento di acque e rifiuti (Integrated Modification Technology), modellando Rocinha in quanto sistema urbano complesso.

L’attività di ricerca si divide in quattro principali aree, Energy, Waste, Water, Food, cui afferiscono quattro corrispondenti gruppi di ricerca.

La ricerca finora

Le attività specifiche finora implementate hanno previsto, in primo luogo, l’Applicazione della Metodologia IMM.  Tale attività ha permesso di determinare le caratteristiche strutturali e le prestazioni ambientali del “sistema-favela” allo stato attuale e di individuare nella componente degli “Spazi Aperti” e nella categoria “Interface” (che misura il livello d’integrazione del sistema insediativo) gli elementi deboli e malfunzionanti su cui operare.

Grazie all’aggiornamento e alla sistematizzazione della base cartografica, è stato poi possibile individuare una mappatura degli ambiti d’intervento e dei possibili attori coinvolti e da coinvolgere.

La seconda attività ha previsto la Valutazione e la Mappatura dei Servizi ecosistemici (SE) e, nello specifico: l’analisi e la definizione del contesto territoriale sulla base dei caratteri geomorfologici e ambientali; la ricognizione delle banche dati relative agli usi del suolo, alla vegetazione e alla capacità d’uso dei suoli; la costruzione degli input da utilizzare per la mappatura, nello specifico Land Use Land Cover (LULC) maps; e la selezione dei Servizi Ecosistemici da analizzare.

La terza attività, ovvero l’Analisi del clima e la mappatura dell’uso dell’energia ha avuto come obiettivo quello di determinare il fabbisogno energetico di Rocinha e valutare le soluzioni tecnico-economiche più adatte e socialmente sostenibili per l’area. L’analisi si è suddivisa in quattro fasi e ha permesso di individuare potenzialità e criticità climatiche.  In base ai primi dati raccolti, si è predisposto uno studio per l’analisi del potenziale solare dell’area che prevedesse un confronto tra il potenziale di produzione di energia da fonte rinnovabile e il fabbisogno della favela.

Attraverso la quarta attività, si è cercato di Mappare la Gestione dei Rifiuti, analizzando quindi gli enti che si occupano sul territorio di igiene urbana e gestione dei rifiuti, il quadro legislativo e l’entità dei flussi e delle tipologie di materiali presenti all’interno del rifiuto solido urbano.

Parallelamente si è cercato di integrare e sistematizzare le attività di ricerca con un modello di processo capace di valorizzare gli aspetti metodologici (IMM) alla base del percorso diagnostico/progettuale. È stato sviluppato un approfondimento e una prima analisi degli attori articolato in strumenti/azioni di project management (coproduzione/co-progettazione delle soluzioni), strumenti per il “training” finalizzato al trasferimento delle innovazioni (capacity building di soggetti attuatori/gestori) e strumenti per la capacitazione della cittadinanza (stili di vita/educazione).

A supporto poi delle attività precedentemente illustrate riguardanti i Servizi Ecosistemici, l’Energia e i Rifiuti, sono state sistematizzate le banche dati disponibili in ambiente GIS al fine di elaborare mappature e valutazioni tematiche.

Il progetto comprende infine uno specifico focus sul food come strumento di rigenerazione urbana che intenda promuovere soluzioni di sostenibilità del sistema agroalimentare locale, attraverso lo studio delle dimensioni di sicurezza alimentare, equità, impatto ambientale e culturale.

L’ultima attività finora implementata ha quindi previsto un’analisi del contesto locale e di alcune pratiche virtuose di Urban Farming e Social Procurement già implementate in altre favelas brasiliane e una mappatura degli attori locali coinvolti in progetti di rigenerazione dei sistemi alimentare che possano interloquire col progetto.

Grazie a questa iniziale raccolta dati e sistematizzazione dello stato dell’arte, sarà possibile, nei prossimi mesi, passare alla fase “immaginifica” del progetto in cui verranno proposti degli interventi mirati, volti a favorire il community engagement, il training della comunità locale e la produzione di cibo fresco in un sistema integrato di riutilizzo degli sprechi e stimolo dei servizi EcoSistemici.

Lorenza Sganzetta
Ricercatrice Politecnico di Milano


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