Soldati!
SOLDATI!
I Greci nelle Guerre del Peloponneso prendevano le insegne di lutto, perocché coteste fossero guerre civili, e il fratello non può esultare nel sangue del fratello. A noi Dio mise-
ricordioso volle bene così, che noi tutti possiamo assumere
le insegne trionfali, perchè nostre armi furono il pacifico uli-
vo posto nella bocca degli Schioppi, ed il grido : Viva il popò-
lo italiano, viva la Libertà, e le braccia atteggiate ad amples-
so fraterno. Qui non vi fu vincitore e non vi fu vinto : vincem-
mo tutti, dacché tutti dimostrammo la forza , la grande, la ir-
resistibile forza della Giustizia e della Libertà.
I Piemontesi non invaderanno nemici le nostre frontiere :
essi hanno sentito quanto non pure assurda, ma scellerata cosa
si fosse in faccia al nemico austriaco che minaccia scendere a
ristorare col sangue di un popolo innocentissimo e fratello un
principe austriaco disertore dalla bandiera nazionale italiana che
non amava, che non aveva amato , e che non poteva mai
amare. I Piemontesi non sono venuti, e meglio così; se avessero
varcato la frontiera noi saremmo andati incontro a loro con ar-
mi uguali, ulivo di pace, amplesso fraterno, e gridi di : Viva
Vunìone de popoli Italiani, viva la Libertà; e i Piemontesi già
non sarebbero venuti a Firenze, ma noi con loro saremmo en-
trati in Torino. La bandiera della Libertà preceduta dallo en-
tusiasmo dei popoli : stretta dalle mani gagliarde della ragione
è destinata a fare il giro del mondo e non torna mai indietro .
Soldati, voi lo vedeste,le mura che resisterebbero a centina-
ja di projettili con una sola parola si sfasciano’, barricate scar-
pe, controscarpe non reggono, crollano le mezze lune gli spaldi,
e questa parola è libertà. Tenetela cara. Voi la difendete per
voi stessi. Combattere per la Libertà ingrandisce 1′ anima, com-
battere per un uomo è cosa da schiavi. Il sangue che non si
sparge per la Libertà non è seme di gloria per quelli che lo
sparsero, è sangue versato invano.
E l’Italia che seminò le ossa de’ suoi figli da Lisbona fino
a Mosca, che combattè le guerre di un popolo straniero ed in-
grato, che ebbe eroi per la difesa di un uomo; la Italia non do-
vrà avere figliuoli che difendano la sua sacra terra, i templi e le
sepolture degli avi, le sostanze , la vita e le libertà de’ viventi?
Tolga Iddio l’infame dubbio . Dai vostri gridi, dal lampo de* vo-
stri sguardi, dalla vampa del volto m’accorgo, che voi tutti sie-
te disposti a vincere o a morire per la Patria.
Ma non si vince senza esercito, e non v’ é esercito senza di-
sciplina. E la vostra, o Soldati, concedete ch’io ve lo dica , ha
bisogno d’essere restaurata. Molti di voi domandano rivedere il
tetto paterno, e la faccia desiderata dei genitori. Questo per-
messo sarà conceduto, perocché non sia buon soldato chi non é
buon figliuolo : altri non pochi si lagnano della massa de’ denari
ritenuta o dispersa . La Nazione promette sistemare nel più bre-
ve spazio di tempo possibile questo negozio importantissimo per
soddisfare alle giuste pretensioni del Soldato ; altri di altre in-
giurie si lagnano, ma essi si rammentino che noi non siamo ere-
di delle colpe del Granducale Governo. Di questo si affidino,
che in noi é giustizia, in noi fede, e in noi proponimento di rad-
dirizzare ogni torto, di soddisfare ogni giusto reclamo. Nel gior-
no in cui tutto spirava amore ed esultanza il Governo non ha
voluto che nessuno rimanesse scontento ; ma questo atto di cle-
menza non deve offendere la Giustizia. E giustizia vuole che
gli Ufficiali e sotto Ufficiali fedeli al Governo Provvisorio venga-
no promossi – e lo saranno . Le promesse del giorno del perico-
lo devono essere dalla memore nazione mantenute nel giorno
della prosperità; e quelli che tra i bassi Ufficiali delle milizie di
De Laugier si saranno distinti per amore del paese e per senti-
mento del proprio dovere, siccome meritano, avranno la debita
considerazione dal Governo.
Soldati, il mio ufficio mi costringe ad allontanarmi da voi,
ma se io mi allontano col corpo, col desiderio e coll’anima vi
sto sempre accanto. Oh! quanto mi sarebbe esultanza rimaner-
mi presso a voi o generosi che non crollaste nei momenti su-
premi di pericolo, che ai comodi, alle lusinghe e alle paure
preferiste la patria e voleste essere felici e sventurati con Lei.
Quanto mi piace quest’aria aperta, e questo sole diffuso sopra
i vostri nobili volti e il lampo delle vostre armi. Quanto è glo-
rioso morire per la patria qui sotto le volte di questo cielo az-
zurro, avendo Dio per testimonio del sacrificio che facciamo alla
patria. Ma non è minor gloria logorare la vita nel maneggio
degli affari di Stato, nelle arcane lotte dell’anima, nelle veglie
piene di cure e di affanni.
Soldati, se volete esser liberi concedete che io ‘vi ammoni-
sca a non acclamare più agli uomini che periscono, ma ai prin-
cipe che non muojono mai : non gridate viva il Guerrazzi che
è piccolo grido, ma sì viva la Patria, viva la Libertà, magnifici
ed eterni gridi a cui voi vedrete la terra assentire fremendo sot-
to i vostri piedi ed esultare il firmamento sopra i vostri capi.
A me una cosa basta e non desidero di più che voi quasi tutti
per età o per salute destinati a sopravvivermi diciate a’ vostri
figliuoli, quando ve lo domanderanno: Guerrazzi era un figlio
del popolo che amava davvero la Patria e la Libertà.
Massa 25, Febbrajo 1849.
L’INCARICATO PLENIPOTENZIARIO
DEL GOVERNO PROVVISORIO TOSCANO
F. D. GUERRAZZI
MASSA dalla Stamperia dei Fratelli Frediani