Discorso del Ministero nella prima tornata dei consigli liberanti
NELLA PRIMA TORNATA DEI CONSIGLI DELIBERANTI
77 di 9 Giugno 1848.
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Signori. Egli è bello e doveroso che le prime parole, che
s’odano risonare in questo recinto, sieno parole d’ossequio e di gratitudine all’ immortale Principe datore del-
lo Statuto. PIO IX nel cuor suo generoso ha sentito,
che la cristiana carità dee poter scegliere il bene mi-
gliore e spontaneamente moltiplicarlo, e che la sponta-
nea scelta del bene non é possibile dove è sbandita la
libertà. Però in questa nobilissima parte d’ Italia, e do-
po tanto corso di secoli, il Principe nostro inaugura alla
perfino quest’ oggi il regno della libertà vera e legale.
Le pubbliche guarentiggie largite da Lui vengono in at-
to quest’ oggi: e all’arbitrio, ai privilegi, alla tutela stret-
tissima e non sindicabile , succede 1′ imperio delle leg-
gi e del comune consiglio.
Non sempre la grandezza de’popoli è da misurare
dall’ ampiezza del territorio e dalla potenza delle armi.
Imperocché ogni vera e salda grandezza scaturisce dal-
l’intelletto e dall’animo. E però in questa né molto am-
pia né formidabile provincia italiana, noi tutlavoltà sia-
mo ch’amati a grandissime cose; e noi dobbiamo con co-
raggio non presentuoso, e con magnanimo sforzo, tentare
di non troppo riuscire inferiori alle memorie di Homa,
e all’ altezza augusta del Pontificato*
Un’opera vasta e feconda s’è qui incominciata, il
cui finale risultamelo riuscirà come un sugello non
cancellabile della civiltà dei moderni.
Il Principe nostro come Padre di tutti i fedeli,
dimora nell’alta sfera della celeste autorità sua, vive nella
serena pace dei dogmi, dispensa al mondo la parola di
Dio, prega, benedice, e perdona»
Come Sovrano e reggitore Costituzionale dì questi
popoli, lascia alla vostra saggezza il provvedere alla più.
>arte delle faccende temporali. Lo Statuto, aggiungendo
a sanzione sua propria e politica alla sanzione Cattoli-
ca, diehiara che gli atti del Principe sono santi, e non
imputabili; ch’Egli è autore soltanto del bene; e al ma-
le non può in niuna guisa partecipare. Certo guardan-
do la cosa da questo lato, se il Governo rappresentati-
vo non esistesse in niun luogo, inventar dovrebbesi per
queste romane province.
Voi dunque siete chiamali, o Signori, a consumare
un gran fatto e profittevole a tutti i popoli , jaj alando
il sovrano ad elevare infino al fastigio il nuovo edificio
costituzionale; e, oltre ciò , altri due beni notabilissimi
arrecherete all’ intero mondo civile. Il primo consiste a
dare alle libertà e guarentiggie della vita sociale e po-
litica quella saggezza e moralità, e quell’ elevatezza ,
purità e perduranza, che la Religione sola imprime al-
le cose umane, e di cui le virtù e 1′ animo del Ponte-
fice sono vivo specchio e modello. Il secondo beue sa-
rà pur questo, cii’essa medesima la religione fiorisca og-
gimai e grandeggi in mezzo della libertà vera e ordi-
nata, ed a sé attragga gli uomi molto più efficacemen-
te con la soave forza della persuasione e della sponta-
neità, che non coi mezzi del poter materiale.
A noi impertanto, o Signori, non toccherà solo di
ahbettere gli ultimi avanzi del medio evo, e gli abusi
che necessariamente aduna ed accumula il tempo; ma
ci è impartito un largo e nobile ufficio nel trovare e
perfezionare, insieme con le più eulte nazioni, le for-
me nuove della pubblica odierna.
Il Ministero che qui vedete presente, o Signori ,
non è di tanta opera se non una parte minimissima e
transitoria. Ciò non dimanco egli sente l’immenso ar-
duo proposito, a cui debbe intendere ; e a lui tardava
assaissimo che voi veniste a indicargli le prime mele, a
incoraggiarlo del vostro suffragio, a spianargli col vostro
senuo le vie scabrosissime che dee calcare. Quando il
Principe augusto lo chiamò a reggere la cosa pubblica,
la quiete e l’ordine interno parevano assai vacillanti, e
in alcuna porzione già manomessi : quindi la libertà
stessa nascente posta in gran repentaglio; quindi la Cau-
sa Italiana per indiretto modo offesa e messa in qualche
pericolo. Impertanto il debito proprio e lo speciale uf-
ficio del Ministero, massime nella quasi imminenza del-
l’ apertura de’ due Consigli , fu quello di restaurare 1′
ordine, ricondurre da per tutto la quiete ; e ricompo-
nendo le menti e gli animi forte commossi, disporli a
quella posatezza ed equanimità, ch’è ollremodo necessaria a
fornire la patria di buone leggi e di sapienti istituti. Dio
ha favorito I’ opera nostra ; e questo popolo generoso,
ancor ricordevole della gravità e moderanza de’ suoi an-
tichi, è tornato in sì piena tranquillità e posatezza di
spirito, che forse la maggiore non s’è veduta da poi
che la voce soave di PIO IX. chiamò Roma e 1′ Italia
a nuovi e maravigliosi destini.
L’ altra opera principale , a cui e’ invitava, ed an-
zi imperiosamente ci commetteva 1′ universale opinione,
si fu di ajutare per ogni ^/uisa, con ogni sorta di mez-
zi, con qualunque sforzo e fatica possibile, la Causa
Nazionale Italiana. E in ciò noti eia facile a noi l’ado-
perarci meglio e più attivamente de’ nostri predecessori.
Procedendo pertanto assai risolutamente sulle orme di
già segnale, io non istinto ciie ne’ pochi giorni del no-
stro governo noi non abbiamo mostrato , con la prova
patente del fatto, le nostre chiare intenzioni: e che lo
scopo non sia stato raggiunto , quanto pur si poteva in
questa nostra provincia , e coi mezzi certo non abbon-
danti , di cui potevamo far uso.
Non vi è poi nascosto , come obbedendo più spe-
cialmente alla paterna sollecitudine di SUA SANTITÀ’
noi ponemmo le truppe nostre ed i volontnrj sotto la
provvida tutela e il comandò immediato di Carlo Alber-
to: serbando peraltro al Pontefice e al suo Governo tut-
te quelle prerogative e diritti, che la sicurezza e la di-
gnità di Lui e nostra chiedtvauo, come agevolmente voi
dedurrete dai termini della Convenzione toslochè ne pi-
glerete notizia.
Del rimanente appena noi possiamo dire di aver
seguito d’accosto l’ardore impaziente delle nostre città.
V ha nella storia de’ popoli alcuni momenti supremi ,
in cui lo spirito di nazione così profondamente gì’ inve-
ste e commove , che ogni forza i-esistente ed avversa ,
non pure diviene fragile, ma sembra convertirsi in ec-
citazione e fomento dell’ azione contraria. In quel tem-
po solenne scalda ed invade tutti i cuori un solo pen-
siero , un sol sentimento , una sola incrollabile delibe-
razione ; e tal subita e gagliarda unanimità feconda di
tanti prodigj , parendo maiavigliosa a quelli medesimi
che ne partecipano , fa loro esclamare con sacro entu-
siasmo quel motto pieno di tanta efficacia e significazio-
ne: Dio lo vuole.
Testimonio essendo il Pontefice ti’ un sì gran caso;
e d’altra parte abborrendo egli , pel suo Ministero san-
tissimo , dalle guerre e dal sangue , ha pensato con un
affetto apostolico insi me e italiano d’ interporsi fra i
combattenti , e di fare intendere ai nemici della no-
stra comune patria, quanto crudele e inutile impresa
riesca ormai quella di contendere agi’ Italiani le natu-
rali loro frontiere, e il potersi alla perfine comporre in
una sola e concorde famiglia.
Il Ministero di SUA~SANTITÀ’, appena fu consa-
pevole di cotale atto memorando di autorità Pontificia ,
sentì il debito pieno di ringraziamela con effusione sin-
cera di cuore; e segnatamente per avere statuito, a con-
dizione prima e fondamentale di concordia e di pace fra i
contendenti, che fossero alla nazione italiana restituiti per
sempre i suoi naturali confini: e perchè sperava che
quella implicita dichiarazione della giustizia della Cau-
sa Italiana spandesse novelle benedizioni sulle armi ge-
nerose , che i popoli nostri impugnarono , ài Re Carlo
Alberto crescesse animo di proseguire senza tregua nes-
suna la sua vittoria.
Nelle relazioni politiche con le altre province ita-
liane, noi, compresi sempre dal debito massimo di cal-
deggiare al possibile la Causa Nazionale, abbiamo subi-
to manifestato un gran desiderio di entrare con esse tut-
te in istrelta e leale amicizia, rimossa ogni gelosia fu-
nesta ed ignobile dell’altrui ingrandimento, e pensan-
do sempre ed in ogni cosa a ciò solo che 1′ iadipenden-
za sia conquistata, e la concordia interiore sia mantenu-
ta. E intorno a questa ultima noi vi dichiariamo, o Si-
gnori, che appena prese le redini dello Stato, subito ab-
biamo procacciato di rannodare le pratiche più volte in-
terrotte circa una Lega politica tra i vari Stati italiani;
ed altresì possiamo annunziarvi che in noi è molta e
ben fondata speranza di cogliere presto il frutto delle no-
stre istanze e premure , dalle quali vi promettiamo di
non desistere insino all’ adempimento del bello ed alto
proposito.
Quanto a ciò che risguarda le relazioni coi popoli
oltremontani, esse, come nelle mani del Sommo Gerar-
ca sono di necessità estesissime, abbracciando tutti i ne-
gozi dell’ Orbe Cattolico, nelle nostre mani invece es-
sendo quelle cominciate soltanto da pochi giorni, non
pò sono riuscire scarse e ristrette. Della qual cosa noi
ricaviamo per al presente piuttosto consolazione che al-
tro: conciossiachè quello, di cui insieme con tutti i buo-
ni italiani nutriamo maggior desiderio, si è di essere la-
sciati stare, e che noi possiamo da noi medesimi prov-
vedere alle nostre sorti. La massima forse delle sventu-
re, che cader potesse a questi giorni sulla nostra nazio-
ne, saria la troppo fervorosa ed attiva amicizia d’alcun
gran Potentato.
In risguardo poi dell’Austria e della Nazione Ger-
manica , noi ripetiamo assai volentieri in vostra presen-
za quello che altrove affermammo; cioè a dire , che da
noi non si porta odio , ed anzi si porta stima ed amo-
re , alla virtuosa e dottissima nazione Alemanna ; e che
agli Austriaci stessi siamo pronti ed apparecchiati a prof-
ferire la nostra amicizia in quel giorno e in quell’ ora,
che 1′ ultimo suo soldato avrà di sé sgombro 1′ ultimo
palmo della terra Italiana. E come 1′ Italia è lontanis-
sima da ogni ambizione di conquiste , e da qualunque
disegno di valicare i certi confini suoi , perciò ella de-
sidera sincerameute di stringere molti legami di buona
vicinanza e amicizia coi finitimi popoli. Noi, di ciò per-
suasi , abbiamo sollecitato e pregato principalmente il
Governo Sardo a spedire abili Commissari con queste
intenzioni medesime appresso la valorosa Nazione Un-
gherese ; e a noi giunge notizia certissima , che il Mi-
nistro delle relazioni esteriori del Regno Sardo ha tan-
to più volentieri accattata e assentitala nostra proposta,
in quanto egli aveva ( secondo che scrive ) rivolto di
già il pensiero a quel subbietto medesimo.
Ripiegando al presente il discorso sui nostri inter-
ni negozi e sulle politiche condizioni di queste provin-
ce , varia , abbondante e faticosissima è 1′ opera che da
far vi rimane. Imperocché non è parte del pubblico reg-
gimento , la qual non domandi larghe riforme ed utili
innovazioni ; e se 1′ opera in ciascun suo particolare è
laboriosa e difficile , essa è tale infinite volte di più nel
suo tutto insieme , volendolo bene ed intrinsecamente
coordinare ed unificare ; la qual cosa ricerca un vasto
sistema preconcepito di civile e politico perfezionamen-
to : e a tale sistema intenderà il Ministero eoa tutte le
forze sue.
Ciascuno di noi vi esporrà tra breve , o Signori ,
lo stato del suo special Dicastero , e le mutazioni ne-
cessarie e profonde che fa pensiero d’introdurvi. Il Mi-
nistero delle Finauze segnatamente v’ intratterrà delle
condizioni attuali del pubblico eiario, e vi proporrà
quei partiti , che dopo maturo esame e finissima di-
ligenza egli reputa esser migliori, per ristorare così il –
Tesoro , come il credito pubblico , e affine che ciò si
adempia col minore aggravio possibile delle popolazioni.
Ai Ministri sta pure a cuore di presto sottoporre
al giudizio e deliberazione vostra quelle proposte di leg-
ge, che lo Statuto promette, e sono organi principali
alla vita nuova costituzionale, in cui la Dio mercè sia-
mo entrati. Principalissimi fra gì’ istituti e le leggi nuo-
ve e fondamentali, a cui dovrete por mano, saranno la
Costituzione dei Municipi e la responsabilità effettiva e
non illusoria de’ Ministri e de’ pubblici Funzionari.
L’ istruirvi e ragguagliarvi quest’ oggi sopra particolari
moltissimi di tali proposte e di somiglianti, non credo
che riuscirebbe opportuno. Presto 1′ esigenze del nostro
ufficio condiirrannoci a farlo con quella chiarezza e
puntualità che domanda ciascuna materia.
Signori! i tempi corrono più ebe mai procellosi. Nei
popoli è una soverchia impazienza di tramutare gli or-
dini, e perfino i principii e le fondamenta della cosa
pubblica. Tutto ciò che i secoli effettuarono e stabili-
rono con fatica e lentezza , vien minacciato di subita
distruzione. Ma dopo avere atterrato, conviene rifabbrir
care con gran saldezza e con felice magistero ; e da
questa opera sola potrà giudicarsi il valore della moder-
na sapienza civile. Il Ministero a piena fiducia che voi
radunati nella città eterna, daccanto all’ immobile seggio
del Cristianesimo, varrete a compiere 1′ impresa d’iftì-
cilissima del riedificare e ricostruire; e che voi in que-
ste arti di pace e di civiltà saprete pareggiare la gloria
de’ nostri armati fratelli, che la sulle rive del Mincio e
dell’Adige ^rispondono con eroica bravura allo straniero
insolente, che lanciava sul nostro capo inerme e inno-
cente l’accusa bugiarda di slealtà, d’ignavia e di codardia.
CGN
TIPI UI A.NSELO A/AKt.