Cosa debba intendersi per costituente, e cosa è l’Assemblea costituente romana…

Cosa debba intendersi per Costituente, e cosa è P Assemblea Costituente Romana,
CATECHISMO POPOLARE
¦:^$ Dialogo fra Maestro Piero, Girolamo e Tommaso, contadini
Maestro Piero. Ragazzi miei, è venuto anche il vostro
tempo.
Gerol. Tempo di neve, maestro Piero, che e’impedisce di
lavorare, e dobbiamo andare al granajo del padrone per em-
pire il sacco a credito.
Totnm. Tu parli di neve e di cattiva stagione, ed io li di-
co che se avessimo il più bel tempo del mondo ci sarebbe mol-
to più da parlare, che da pensare all’ opera.
Gerol. E di cosa vorresti parlare ?
Totnm. Come se non lo sapessi ! Non ascolti anche tu le no-
vità che ci racconta il Cappellano ?
Gerol. Oh quante cose ci va dicendo ? Tutti gli stanno d’at-
torno; e lo speziale, ed anche il dottore dicono che il cappel-
lano parla bene e che è un liberale.
Tonini. Ti ricordi come rispose il medico, quando gli do-
mandai cosa vuol dire esser liberale ?
Gerol. Se mi ricordo ! Diceva che i liberali sono amici
del popolo, che vogliono tutto il bene alla povera gente, e che
se sono anche signori, ed anche nostri padroni, non hanno ver-
gogna di trattenersi col villano; e di più che vogliono metterci
a parte anche noi a dare il nostro consiglio ed il nostro voto
nel luogo dove sta il Sindaco, e dove finora non andavano se
non quei pochi del paese che si vanno cambiando le cariche
fra di essi, e che ci comandano come Sovrani.
Tomm. Ma di tutte le novità di Roma, e del Papa che è
fuggito, e di quella parola nuova di Zecca, una parolona che
non so ripetere, non ti ricordi quanto ne diceva il cappellano ?
Gerol. Se mi ricordo ! Aspetta….. io ti ripeterò la gran
parola……Lasciami pensare…..eccola……Cosini…. no, Coslalu….
Totnm. L’ ho trovata prima di te….. Costaluenle.
Maeslr. Piero No, ragazzi miei, Costituente Romana.
Gerol. e Totnm. uniti. Bravo maestro Piero ? Proprio quel-
lo die diceva il Cappellano.
Gerol. solo. Ma cosa abbiamo a fare noi con Roma ? Ci
dicono che noi siamo quelli che dobbiamo mandare a Roma
quelle persone che ci piace a noi stessi di nominare…… e che
questi signori uniti ci faranno star meglio in seguito, di quello
che stiamo oggi; e che manderemo via quei brutti Tedeschi
che vediamo sempre a Ferrara, quando vi andiamo; e che an-
che ultimamente abbiamo veduto nelle nostre campagne, quan-
do volevano andare a Bologna – Quei ladri, che stavano nei pae-
si alle nostre spalle , e volevano mangiare da signori e minac-
ciavano d’ ammazzarci.
Tomm. Altro che ladri – Non ti sovviene quando ci raccon-
tarono che hanno abbruciato il paese intiero di Sermide, e che
vi hanno spogliata nuda la Madonna ?
Gerol. Maledetti, ed ammazzano le donne incinte, e rubano
dove trovano ! Altro che ladri ! Assassini. Ma 1′ hanno fatta
bella i Bolognesi ! Li hanno cacciati via, e ne fecero carne da
macello.
Tomm. A dirtela schietta ci avrei proprio gusto di non ve-
der più quelle brutte facciacce; e se è vero che a Roma s’ ab-
bia da trovar modo per mandarli via ; io corro dal Sindaco,
dal Priore, ed anche-Oh stavo per dirla brutta…. e domando
di dare il mio voto per la Costituente.
Gerol. Ma vorrei proprio sapere cosa vuol dire Costituente.
Maestro Piero Ve lo dirò io – Stavo qui ascoltandovi , ma
capisco che se parlaste un giorno, ne sapreste meno che prima.
Gerol. e Tomm. uniti. Oh dite su maestro ! Oh veramente
bravo.
Maestro Piero. Per farvi ben capire tutto, vi racconterò co-
sa ha fatto il Papa, e come sia scappalo via da Roma.
Gerol. e Piero. Ce lo raccontò anche il Cappellano.
Maestro. Ascoltate che vi dirò ogni cosa chiaramente , e
poi mi risponderete. Vi ricordate quando il Papa salendo il
trono, poco più di due anni sono, perdonava a tutti e dava l’a-
mnistia ?
Tomm. Sì mi ricordo ! Qui, maestro, ne so più di un avvo-
cato. Tutti lo benedivano. Il parroco fece feste in Chiesa, e lo
dicevano tutli un Papa liberale.
Maestro Piero. Bravissimo. Dopo d’allora seguitò a voler
bene al popolo, ci diede la guardia civica tanto nella citlà come
in campagna; poi disse che i preti avrebbero servito all’altare,
ma che i cardinali non sarebbero stati più i nostri padroni al
governo; fece dei ministri in gran parte secolari, e dovevano es-
serlo tutti; ci diede uno statuto che vuol dire una Costituzione
nella quale si dilatavano le concessioni, e col mezzo di molti
cittadini chiamati a Roma, divisi in due rappresentanze che
si dicevano Camere , tutti i popoli dello Slato , tutti intendete ;
ricco e povero, savio ed ignorante, cittadino o villico, dovevano
essere eguali in faccia alla legge ; ed ognuno avrebbe potuto
dire la sua ragione liberamente.
Gerol. Oh che belle cose ! Tutti eguali ! Ma già vi dissi
che tutte queste cose le sappiamo !
Maestro Piero. Sapete tutto, ma non sapete abbastanza. Quan-
do dici tutti eguali, devi intendere tutti i galantuomini ; perchè
i ladri, e quelli che commettono delitti, devono sempre punirsi.
Gerol. Oh che novità. Questo va per i suoi piedi.
Maestro Piero. Ebbene, torniamo a noi. Questo Papa, in-
vece di continuare a voler bene a’ suoi sudditi, si è lasciato
circondare da persone alte, di quelle che non vogliono bene al
popolo, che fanno fare anticamera, che vi guardano dall’alto al
basso, e che tengono il pover’ uomo peggio d’ una bestia. Le
cose sono andate sempre di male in peggio, sino a che veden-
do il Papa che il popolo voleva conservare ed estendere quei di-
ritti che gli aveva concesso, e che ora voleva togliergli ; un
tei giorno se 1′ è svignata, e si seppe a Roma che era fuggito.
Tomm. E non si sa dov’à andato ?
Maestro Piero. Andò nel regno di Napoli, a Gaeta. E biso-
gna che sappiate chi è questo Re di Napoli.
È quello che per burlare bene i suoi sudditi, diede la
costituzione prima del Papa, colla Guardia Civica, e tutto. Poi un
bel giorno, quando gli parve tempo, prese un pretesto , e fece
piombare addosso alla civica e al popolo li soldati con cannoni
a mitraglia. Nacque un macello ! Dopo questo, re Bomba, cosi
ora lo chiamano, ha detto al popolo ? io mantengo la costitu-
zione che ho data ? e intanto ha chiuso le camere , ha levato
la guardia civica, tiene i cannoni per tutte le strade , e guai a
chi fiata! Li soldati menano, rubano, carcerano, ammazzano, e
tutto ben fatto. Le povere madri piangono i figli carcerati, fug-
giti, o morti, e tante famiglie sono rovinate. Ogni giorno se
ne sente una nuova.
Girol. Bagatella da niente ! Ora si che staressimo bene se
il Papa tornasse.
Tomm. Ma il Papa non è il nostro sovrano, e non vorrà
comandare anche dal luogo ove ora si trova ?
Maestro Piero. Vorresti che il Papa comandasse da Gaeta
acciocché quel tristo capitale di Re Bomba, lo consigliasse a
fare a noi quello che ha fatto ai Siciliani, ai Calabresi, ai Na-
poletani ?
Tomm. No, che non vorrei. Ma chi deve governare a Roma?
Maestro Piero. Qn’i sta il buono. Quelli che consigliavano
il paja a fuggire credevano di lasciar Roma» e tutte le altre
città dello stato in grande scompiglio, e senza governo; per cui
il ladro potesse per esempio rubare a mano salva senza trova-
re chi lo condannasse ; e tutti insomma si facessero giustizia
colle loro mani, per ammazzarsi poi uno coli’ altro. Facevano
dire al Papa che i Ministri che restavano a Roma , li aveva
nominati per forza il giorno 16 Novembre, quando successe
un orribile parapiglia: e che non li riconosceva neppure per
prossimo.
Gerol. E come facevano i ministri a governare ?
Maestro Piero. Quando il Papa fece sapere che non rico-
nosceva i ministri, questi hanno detto’, che facciamo ? Noi ce
ne dovressimo andar via subilo; ma allora lo stato come resta ?
chi governa ? Giacche ci troviamo qui, seguitiamo un poco per
un momento a governare , e vediamo di accomodare le cose.
Hanno mandato ambasciatori al Papa; anche il municipio gliene
ha mandati per dirgli che tornasse lui a governare. Ma sai?
come se questi ambasciatori fossero stati appestati, non hanno
permesso che passassero il confine ! Allora i ministri hanno detto:
a nome di chi governiamo noi ? A nome nostro, no; perchè
noi non siamo sovrani. A nome del Papa, no; perchè ha detto
che non ci conosce. A nome del popolo, no; perchè il popolo
non ci ha creato. Dunque restiamo al nostro posto, quanto ba-
sta per non far nascere confusione nello stalo. Intanto diciamo
al popolo che faccia quel governo che gli pare e piace.
Girol. Ma questo popolo come si “ha da fare un governo ?
Maestro Piero. Te lo dico subito io. Non è la prima vol-
ta che un paese si sia trovato nel caso di farsi un governo.
Senti come hanno fatto , e che bella maniera hanno inventato
quelli che se ne intendono. Hanno detto: che il popolo si ra-
duni tutto insieme è impossibile; perchè non si tratta di un po-
polo d’ una citlà sola , ma di uno stato intero dove la città e
le provincie possono essere distanti cento, duecento, trecento e
più miglia 1′ una dall’ altra. Poi tutto il popolo d’ una città, o
d’una provincia, che governo potrebbe fare ? Farebbe una con-
fusione, e non un governo. Poi se ogni città ed ogni provin-
cia facesse un governo da sé, non ci sarebbe più uno stato; ma
quante città, altrettanti governi. Se facesse un governo la sola
capitale, le altre città potrebbero dire: questo governo che a-
vele fatto voi non piace a noi; e cosi la capitale di che cosa
resterebbe capitale, senza le provincie ? Per rimediare a tutte que-
ste difficoltà, ecco cosa hanno pensato. Hanno detto: in ogni cit-
tà, ed in ogni provincia, e così pure nella capitale , il popolo
si raduni dove gli resta più comodo, per la vicinanza e per
tult’ altro. Il popolo si aduni tutto, se può, in un dato giorno,
o nel maggior numero possibile. Ognuno dia il suo voto per e-
leggere due, tre, quattro, o più persone , ed a queste persone,
date 1′ incarico di unirsi colle altre scelte dalla capitale e dalle
altre provincie; e quando sono unite, che pensino tutte a forma-
re e costituire un governo per lo stato; e quello che faranno
sarà ben fatto. Le persone scelte si chiameranno i rappresen-
tanti del popolo.
Tomm. Sapete, maestro, che questo non mi dispiace ! M’im-
magino che il popolo adunato scieglierebbe dei galantuomini ;
altrimenti niuno si fiderebbe di dirgli; quello che fate voi sarà
ben fattoi sì, mi piace. Ma tutto questo discorso cosa significa ?
Io voleva che mi spiegaste che cosa è la Costituente.
Maestro Piero. E non la vedi?
Tomm. Dov’ è?
Maestro Piero. Eccola ! questa è la Costituente !
Tomm. Quale?
Maestro Piero. Questa che ti ho detto finora. Tutte quelle
persone scelte dal popolo delle provincie e della Capitale che si ra-
dunano; e quando sono adunate si chiamano Assemblea Costituente.
Tomm. Servo suo. Signora Costituente. Io non sapevo che
demonio fosse! Una persona, che non voglio fargli il nome,
capitò 1′ altra sera al Quartiere dov’ ero di guardia. Gli doman-
davano cos’è la Costituente ; ed esso non la spiegò ; ma ne disse
tante in gergo e con gran mistero, che era meglio che non ci
curassimo di saperlo; come se fosse una gran disgrazia ! come
se tornasse l’anno del cholera che mandavano via i morti a carretti.
Davvero che mi aveva messo paura! Finalmente la Costituente
non è altro che una adunanza di persone scelte dal popolo, tanto
dalle provincie che dalla capitale, che verrebbero in Roma a sla~
bilire un governo a nome del popolo. E che c’è di male in tutto
questo ? Mi figuro che le provincie non saranno balorde da man-
dare qua dei birboni ! perchè al governo che questi rappresen-
tanti faranno, ci avranno da star soggette esse pure. Non dico
bene ?
Maestro Piero. Molto bene ! Adesso dunque hai capito la cosa?
Tomm. L’ho capita benissimo: ma adagio. Il popolo! Ca-
pisco benone ! 11 popolo si raduna in tutte le parti dello Stato ;
adunato, dà il voto e sceglie i suoi rappresentanti di sua fidu-
cia ; questi si radunano; questa adunanza si chiama Assemblea
Costituente ; e questa assemblea fa il governo a nome del popolo
che li ha scelti.
Gerol. Bisogna dunque star bene attenti; e giacché abbia-
mo da scegliere e dare il nostro voto anche noi, chi direste di
scegliere ?
Maestro Piero. Io finora non vi dirò alcuno in particolare;
ma vi dirò certe cose che non sbagliano.
Primo. Tutti quelli che mangiavano e scialaquavano a tem-
po di Papa Gregorio, e avevano impieghi e cariche, Dio ce ne
guardi !
Secondo. Tutti quelli che non vorrebbero la Costituente, e
che vanno spargendo delle paure come quell’amico del quartie-
re, alla larga ! Sono tutti nemici del popolo. Libera nos domine !
A questi tali fa un gran male il sentire la parola di popolo
sovrano.
Gerol. Come : il popolo diventa sovrano ?
Maestro Piero. È sovrano il popolo; ma non è sovrano
ciascuno di quelli che formano il popolo, altriménti saremmo
tutti sovrani ; e i sudditi allora quali sarebbero ? Ascoltate atten-
tamente. Il popolo tutto riunito per farsi un governo, è vera-
mente un popolo sovrano, ed ognuno di noi che formiamo il po-
polo abbiamo una parte della sovranità. Non sai che il tuo vo-
to, o il mio, dato o non dato ad una persona più che ad un
altra, può cambiare tutto lo Stato ? Il popolo è sovrano, perchè
non ha altro che Dio sopra di se, e quelle persone che il popolo
vuole che ci sieno. Iddio ha creato tutti i popoli sovrani. Egli
ha detto: « Popolo io ti creo libero e indipendente; ma non
devi vivere come un branco di bestie ; tu devi farti le leggi, ed
un governo che le faccia eseguire con giustizia, e questo sarà
per vantaggio di tutti. » Allora il popolo mette alla sua testa
un Re, un Imperatore, un Papa, un Console, un Presidente, o
un altro, comunque voglia chiamarlo, e gli dà l’autorità di go-
vernare. Dunque è sovrano, o non è sovrano un popolo che crea
i sovrani, e dà la sovranità agli altri?
Tomm. Capperi ! ! Ma ditemi un poco : quanti cittadini si
dovranno nominare per comporre questa Costituente?
Maestro Piero. Duecento.
Gerol. Avremo dunque duecento sovrani invece d’uno, e se
andavamo male con uno, figuratevi poi con 200!
Maestro Piero. Tu mi vuoi far sfiatare, o sei una bestia che
Ferrara Tipografia Bresciani
non intendi nulla. Chi mai ha parlato di duecento sovrani? Sai
cosa è il sovrano? quella persona che fa eseguire le leggi di
un popolo, cioè quello che governa. Questi duecento rappresen-
tanti non hanno da governare e da essere sovrani. Essi stabili-
scono il modo come ha da essere governato il popolo ; poi scek
gono chi deve governare ; e fatto questo hanno finito, e tornano
com’erano prima.
Gerol. Oh allora va bene ! Se dopo fatto quello che devono,
tornano come prima, e’ è da sperare che facciano un governo
buono, perchè poi ci hanno da stare anch’essi»
Maestro Piero. S’ intende! Ma pure nella scelta bisogna
guardarsi dai birbanti…….
Tomm. Come sarebbe a dire?
Maestro Piero. I birbanti non sono soltanto ì ladri, e non
stanno solamente fra la gente malvestita. Ne conosco certi, che
marciano tutti lindi lindi che…….
Tomm. Bravo compare!
Maestro Piero. E ce ne sono eerti altri d’ un altro genere:
quelli che si possono chiamare tiranni. Perchè stanno bene, per-
chè hanno fatti baiocchi, perchè hanno avuto impieghi e ogni
altro ben di Dio, o perchè sono nobili ed hanno titoli, trattano
i poveracci artigiani, bottegai, giornanti e villici come canaglie.
Ti guardano con tanto di superbia, e credono anche di farti una
grazia se ti guardano, mentre gli stai lì col cappello in mano.
Se facciamo rappresentanti del popolo questi tali, è finita per
noi povera gente! Faranno un governo tutto per comodo loro,
e il basso popolo languirà sempre. Ma se abbiamo giudizio, è-
venuto il momento in cui siamo tutli eguali. Essi si tengano
pure i loro denari e la loro superbia ; ma in questo momento
tanto vale il voto nostro quanto il loro.
Tomm. Questa davvero è una cosa che non era accaduta
mai, che valesse tanto la voce del povero quanto quella del ric-
co! Anzi, se non sbaglio, la voce del povero vale di più, per-
chè i poveri sono in più numero.
Maestro Piero. Ma bisogna stare attenti assai ; perchè, cre-
dimi pUre, che ci saranno i ricchi che col danaro vorranno com-
prare il voto dei poveri. Senti: ai signori ed ai ricchi, se sono
umani e fanno del bene, si deve rispetto e gratitudine. Questo
sì, ma farsi schiavi vivaddio a nessuno! Sarebbe una vergogna!
Sarebbe meritarsi la catena al piede, e il bastone sulle spalle.
Vendersi mai ! né per due o tre paoli, né per cento scudi ! Credi
che ci vorrebbero comprare il voto per far le cose poi in van-
taggio nostro? Se lo vorrebbero far fruttare il cento per uno,
il danaro che spendono. Dunque a tutti quelli che vorrebbero
comprare il voto, no! no! e poi no!
Gerol. Lo so io come fanno ! L’ho veduto per quelli che
vogliono esser fatti officiali nella civica.
Maestro Piero. Bisogna guardarsi anche dai Preti. Per le
cose dell’anima e della religione, sono i buoni padroni ; ma per
le cose del corpo e del Governo e’ entrano solo come cittadini.
L’abbiamo veduto quanto ci governano bene ! Ora quasi tutti
questi signori non vogliono sentir parola di Costituente ; ma
quando saremo lì, vorranno venire a consigliare a chi si ha da
dare il voto. A chi vogliono essi, no! e poi no!
Tomm. e Gerol. uniti. Benissimo, no, e poi no!
Maestro Piero. A quelli del tempo di Gregorio, no.
A quelli che non vogliono la Costituente, no.
Ai birbanti, no.
A quelli che vogliono comprare i voli, no.
A quelli che trattano il popolo con superbia, no.
A quelli portati dai Preti, no.
Tomm. Dunque a chi si ha da dare il voto?
Maestro Piero. Ti dirò io. Ai cittadini i più istruiti; perchè
dovendo fare un governo, ci vuole gente che abbiano studiato,
e lo sappiano fare. Le persone che non ci sia niente che dire
sulla loro condotta: cioè onesti e galantuomini. In fine, che sia
gente che gl’importi che il governo sia buono, perchè poi ci
hanno da star soggetti anch’essi. Ai ricconi, ai nobiloni, il go-
verno poco importa, perchè essi coi denari e coi titoli se la ri-
dono del governo, e fanno tutto quello che vogliono.
Ai cittadini del mezzo ceto importa, ed a noi povera gen-
te, che il governo faccia giustizia a tutti egualmente, che pro-
curi l’abbondanza, che il denaro circoli, che fiorisca il com-
mercio, che l’artista lavori, che i pesi non si aggravino tanto
sulla povera gente che non ha; e tante altre di queste belle cose.
Tutto questo otterremo se saremo veramente uomini.
Tomm. Avete tutte le ragioni del mondo. Ma chi conosce
le persone adatte ? Io per esempio faccio il contadino. Conosco
qualche buon uomo, ma poi non so se quello è capace, se quel-
l’altro ama il popolo ; se uno la pensa così, o un altro la pensa
colà. A dare il mio voto ci andrò di certo a qualunque costo.
Ma posso perder tempo per informarmi, e domandare di questo
e di quello?
Maestro Piero. Anche qui si è provveduto. Basta che tu non
ti faccia infinocchiare; del resto ci sarà chi ti metta avanti i no-
mi dei candidati, quelli che si vogliono eleggere. So che mol-
tissimi ciltaflini si sono uniti appunto per fare questa operazio-
ne. Essi conoscono il Paese, e sanno fino dove il diavolo tiene
la coda. Essi sceglieranno i più bravi cittadini, e poi li pro-
porranno al popolo , dicendo « votate per questi, scegliete que-
sti, e ve ne troverete contenti, e sono i migliori Rappresentanti
che si possono scegliere ». Da pure il voto a quelli ad occhi
chiusi, e non sbaglierai.
Gerol. Questa pensata mi piace molto, è la voglio dire an
che ad altri amici miei.
Maestro Piero. Bada però che per dare il voto bisogna aver
passato i 21 anni.
Gerol. Questa la sapeva.
Maestro Piero. Del resto dillo a tutti, istruisci tutti come io
ho istruito te. Di’ che non perdano il tempo in ciarle , che è
venuto il tempo di farsi onore ; non e’ è da burlare , perchè
quello che si fa è cosa seria. Noi facciamo dei Rappresentanti ;
quello che essi faranno non si potrà guastare, e da quello che
faranno dipenderà se staremo bene o male per tutta la nostra
vita, e anche per quella dei figli nostri.
Tomm. E per Ferrara quanti Deputati eleggeremo ?
Maestro Piero. Quattordici.
Tomm. Ma ditemi un poco per curiosità , questi Rappre-
sentanti che ne faranno del Papa?
Maestro Piero. Questo figlio mio, non lo può sapere nessuno.
Tomm. Se 1′ avessero da cacciare, sarebbe un guasto.
Maestro Piero. Non avere di queste paure. Questa cosa
viene in mente a te che sei un povero villano; e non vuoi
che la capiscano duecento persone le più scelte dello Stato? E
poi, Pio IX per sé merita tutto. Da sé solo sarebbe un’angiolo,
se non fosse un contorno infame che lo circuisse. Poi già a Roma
il Papa ci ha da esser sempre , sai ! perchè il Papa è Capo
della Religione in tutto il mondo! Perchè è Vescovo di Roma!
Gerol. Oh per questo si dice « Roma caput mundi ».
Maestro Piero. Sicuro.
6Vro/ e Tomm. uniti. Maestro Piero vi salutiamo, e lasciate
fare a noi a farla capire a tutti, ed a sminuzzar bene cosa è la
Costituente Romana.

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Estremi cronologici: s.d.
Segnatura definitiva: MRI1050
Descrizione fisica: c. 1
Dimensioni: 58X42 cm
Colore: bianco e nero
Tipografo (ente): Bresciani, tipografia. Ferrara
Lingua della documentazione: italiano
Note: Sul recto del manifesto timbro di possesso Patrizio Antolini.
Descrizione del contenuto: Incipit: Maestro Piero. Ragazzi miei, è venuto anche il vostro tempo. Gerol. Tempo di neve, maestro Piero, che e'impedisce di lavorare...
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