Per la bandiera toscana li 22 settembre 1847 in Ferrara

PER LA BANDIERA TOSCANA
LI 22 SETTEMBRE 1847 IN FERRARA
_,5 Godi Firenze , poiché sei sì grande ,
? Che per mare , e per terra latti V ale.
-=- Dante. ?
5?
La Festa del 12 Settembre in Firenze non debbe dirsi Toscana, ma veramente Europea, se di molte nazioni d’ Europa 3 ivi scorgevi i
Vessilli tra le Italiche insegne. Ma siccome quel gaudio fu immenso,
e santa la causa, bello era eternarne la ricordanza ; ne d’ altro mi-
glior modo , che trarne profitto per la concordia dei popoli, producen-
done un segno visibile , e duraturo.
Ora, che può egli venir da Firenze, giardino del giardino d’Italia ,
che non sia eminentemente Italiano , e gentile ? Ecco di fatti, valica-
to il giogo degli Appennini, giungere alle rive del nostro Pò la Toscana
Bandiera , che ne inviarono i Cittadini di Firenze. Ecco quell’ insegna
dal Giglio , il quale, più grande che non le Palle Medicee , si ebbe la
fama nel Mondo. Ecco V eloquente Laconismo del medio Evo ope-
rator di miracoli ? ì Toscani ai Ferraresi ia. Settembre 1847. »»
Perchè tanto segno d’amore a noi, dopo lunghi secoli di silenzio?
Lo sa il Mondo che conosce la Storia luttuosa di quésti giorni, e lo
sappiam noi, che riconoscenti 1′ abbiamo letta su quanti Giornali dif-
fondevansi per Europa. Abbia pertanto di questo sublime pensiero so-
lennissime grazie, Toscana intera
Giungeva la Bandiera tra le nostre mura sulle dieci del mattino
del aa fra molte Carrozze, mosse ad incontrare il Ch: Inviato di Toscana
Sig. Luigi Sterbini a qualche miglio fuor Porta Reno; dove venne con-
cionato da gravi e dignitose parole del Dottor Grillenzoni , calde di a-
mor Patrio , e ricordevoli di antiche gesta Italiane.
Uno scielto battaglione di Civica guardia in brevi ore raccolto, non
minore di laoo uomini, bellamente ordinato, a vessilli spiegati, atten-
deva alle porte, guardate da truppe non nostre, V arrivo della insegna
Toscana ,? che salutata da mille voci ebbe il posto d’ onore nella marcia
a traverso l’intera Città tra ripetuti viva alla Toscana ed al suo LEOPOLDO.
Fu acclamato da festose grida quel Principe Ciacchi, superiore , ad ogni
encomio, che protestò corraggiosamente in faccia al Mondo contro la vio-
lazione dei diritti Sovrani. Suonavano intanto alla distesa i Sacri Bron-
zi di tutte le Chiese; gentile e lodatissimo pensiero di quell* Emo Pastore
Cadolini, il quale non venne mai meno nei momenti del pubblico perico-
lo, e del bisogno ; memore che la Religione è il fondamento della libertà,
e la salda speranza delle genti.
Inviati a questo Porporato unanimi saluti , 1′ affollata moltitudine,
mosse alle stanze del Municipio ; disceso il Gonfaloniere fra schiera
eletta di Cittadini, ebbesi fra mani dall’ Inviato il Toscano Vessillo.
Risuonarono allora le parole dell’ Avv. Giuseppe Petrucci, da ogni boc-
ca encomiate, le quali salutando il Vessillo e ringraziati i donatori del
dono, solennemente promisero , lo terrebbero in guardia le spade dei
Cittadini. A vedere il Capo del Municipio con l’insegna di nobilissima
Città, in atto di contegno religioso, ricorreva tostamente a tutte le men-
ti la memoria di quei tempi, in cui 1′ insegna dei municipii, infissa so-
vra sacri Carrocci, tra armate falangi di nobilissimi petti, era gui-
da alle schiere ad operare prodigi, ora fidati alle pagine eterne della storia.
‘ Eicorreva alla mente il pensiero della Lega Lombarda , per la quale ,
ioche Città ? venute’allo stremo, ma tutte forti di concordia fraterna,
intuzzavano 1′ orgoglio di poderosissima oste-, ed escivano sanguinenti,
:na vittoriose dal conflitto delle avversità, perchè amor patrio accende-
va quella virtù , per la quale uon si numera il nemico, ma si debella.
Mossero quindi le schiere al Maggior Tempio, di cui eccheggiarono le vol-
te al Canto dell’ Inno Ambrogiano, benedicendo le Bandiere 1′ Eminen-
tissimo Arcivescovo ; né può dirsi come fosse solenne quel punto, e co-
me venissero commossi gli affetti a quell’ inatteso , e spontaneo cantar-
si per tre volte il versetto ? O Signore fa salvo il tuo Popolo , e be-
nedici alla tua eredità ? Attestavano così quei Cittadini inermi, che “se
erano pronti al pericolo , fidavano nel Dio degli eserciti , e che il Ves-
sillo da Dio benedetto, è sempre invitto fra mille schiere nimiche. Quel
ripetersi del versetto, bene può dirsi inspirato dal Cielo ; che nes-
sun consiglio preordinava quell” unanime immenso grido.
Lasciato il Tempio si recò la bandiera Fiorentina nella mantsior au-
la del Municipio, ove fu posta, come Arra e Simulacro di fratellevole
concordia, e di amore-, sendo ornai sorto quel tempo, in cui gli odii
municipali abbian fine; lo perchè se lo spirito del Fiorentino Danto fos-
se redivivo , direbbe essere oggidì universale l’amore tra noi dalle Alpi
Sabaude al Faro Siculo, come a’suoi dì detestava quegli odii che insangui-
navano le nostre glebe ? Tra quei che un fosso ed una mura serra. ?
Né può dirsi quanta fosse la commozione esternata agli atti, nei mol-
ti Israeliti che ingrossavano le nostre schiere. Giunta è per essi un’e-
poca di Civile risorgimento; né fia maraviglia, se primo il Vicario di
Cristo, in un tempo di riforme, porgeva la mano a codesti, che son pur
essi suoi figliuoli; memore che l’amore non debbe aver gradi e distinzio-
ne tra i figli, e che un giorno verrà, in cui tutti i popoli della terra
avranno un solo ovile, un solo pastore : il quale prodigio verrà operato
non dalla spada, ma dall’amore.
Quella giornata, che andrà ai nostri nepoti famosa, ebbe lietissimo il
suo fine, come il primordio : che nelTacclamare della immensa voce del
popolo, tra suoni festanti dei marziali concenti, e nel convitto dato da
eletta mano di cittadini all’ Inviato degnissimo , e nelle testimonianze
orrevoli da ogni ceto prestategli fino ad altissima notte , mai fu turba-
ta la moderazione da un solo imprudente grido, o da un plauso intem-
pestivo, o da provocazione insultevole. Uno solo, ( non so se più dirmi
folle o malvagio ) motteggiò la guardia Cittadina; ma tosto sorgeva vindice
a rintuzzarlo, con imitabile esempio, chi indossava le sacre insegne della
Chiesa.
O pochi che siete al progresso nemici, e alle riforme, ravvedetevi
all’ esempio della reciprocanza di amore di tanti millioni di Italiani.
Pensate che questa guardia, è un beneficio del Sommo PIO Rige-
neratore. Pensate che primo seguì le sue pedate un Principe, che do-
mina nella più bella parte d’Italia, e la più ridente, là dove le riforme
ebbero sempre il loro nascimento.
Pensate che questa guardia, aver debbe in custodia l’onore vostro,
gli averi, le famiglie, la religione, e la intemerata gloria dei nostri pa-
dri : eh/ essa debbe essere lo scudo a proteggere quelle riforme, le qua-
li il tempo reclamava imperioso, e che la mente d’ un PIO e d’ altri
Italiani Principi matura al prò del Popolo Italiano : Riforme, che se
debbono rispondere ai bisogni del secolo, debbono essere erette sulla ba-
se della unità e della concordia ¦* ¦ – –
AVV. LUIGI CAROLI
TIPOGRAFIA BRESCIANI A SPESE MACGANTI.

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Estremi cronologici: 1847 settembre 22
Segnatura definitiva: MRI1051
Descrizione fisica: c. 1
Dimensioni: 48X35 cm
Colore: bianco e nero
Autore: Caroli Luigi
Tipografo (ente): Bresciani, tipografia. Ferrara
Lingua della documentazione: italiano
Note: Data e luogo di emanazione. Sul recto del manifesto timbro di possesso Patrizio Antolini.
Descrizione del contenuto: Incipit: La Festa del 12 Settembre in Firenze non debbe dirsi Toscana, ma veramente Europea...
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