Consiglio dei deputati. Seduta starordinaria…
CONSIGLIO DEI DEPUTATI
ì
Seduta straordinaria del giorno 5 Dee. 1848
(tój^RESIDENZA DEL SIG. AVV. STURBINETTI
Presidente. Signori ! Io accennava loro poco fa l’oggetto
pel quale li aveva pregati di adunarsi non in seduta ma in privata conversazione per comunicar
vincendevolmente le notizie del-
la giornata. Mentre si comunicavano queste notizie, alcuni di
loro hanno trovato necessario che si facesse chiamare il Ministero
ed io ho mandato subito ad invitarlo. E venuto intanto ad alcu-
ni il pensiero di proporre la seduta pubblica per trattare queste
cose che non ammettono dilazione. Conoscono lor Signori la cau-
sa che circola che si dice sottoscritta da Pio IX colla quale pro-
testa contro la dimostrazione del giorno 16 e per conseguenza de-
duce la nullità degli atti derivanti da tale fatto. Conoscono che
inoltre in questa carta nomina una Commissione nelle persone
del Card. Castracane , M. Roberti, Principe di Roviano , Princi-
pe Barberini, Marchese Ricci di Macerala e Generale Zucchi, e
che a questa commissione affida la direzione di tutti gli affari
dello stato Pontificio. Conoscono ancora che il Principe di Ro-
viano ed il Principe Barberini hanno preso i loro passaporti e
forse a quest’ ora sono partiti per non accettare quell’ incarico,
e che Monsig. Roberti egualmente si ricusa di accettare; che il
Card. Castracane, trovandosi solo , crede non aver potere di fare
cosa alcuna, mentre non può in un solo membro riunire il po-
tere affidato in questa cosa ad una Commissione. Io accennava
loro che non saprei tener valida affatto questa carta, s’i per il
suo estrinseco, sì per il suo intrinseco.
Fino ad ora non ha notizia ufficiale né il Ministero, né la
Camera, né il Popolo perchè nessuno ha pubblicalo questa carta,
ed anco lo fosse , non sarebbe una carta la quale potrebbe vin-
colarci , in quanto che non è firmata da nessun Ministro respon-
sabile, ed oguuno sa che in un governo Costituzionale non deb-
bono attendersi gli atti che non abbiano una firma di un Mini-
siero responsabile. L’ altro difetto è che questa è firmata in ogni
caso in un paese straniero, in una fortezza, ed in conseguenza
non potrebbe obbligar noi , mentre il Principe non può fuori
del territorio parlare a’ suoi sudditi. Io poi trovo anche più la
ragione di questo nella presunzione che il Principe tolto dal se-
no de’ suoi stati, tale determinazione sembra potrebbe sospettarsi
che fosse 1′ effetto di quella violenza che Egli accenna in Roma
P avrebbe sofferta nella fortezza di Gaeta ( applausi ) ove Egli
si trova per l’esistenza di questo scritto, della quale supposta
deve necessariamente il Consiglio de’ Deputati venire a prendere
delle misure , onde antivedere le conseguenze che ne possono ve-
nire che dobbiamo come se avesse la sua validità , perchè forse
questo fosse vero non mancheranno modi di poterlo rendere
estrinsecamente legale. Noi dobbiamo conoscere, dobbiamo sapere
quale impressione possa produrre questa carta , tanto rispelto al
Ministero, quanto rispelto alle leggi della Camera , come rispet-
to ai diritti di tutti i Cittadini. Rispetto ai Ministri co’ quali ho
parlato quest’ oggi, mi hauno detto che si tengono dubbiosi in
quanto che la carta stabilisce che debba riguardarsi nullo ed ir-
rito tutto ciò che si è fatto in conseguenza del giorno 16 anzi
dice precisamente degli alti derivanti dal giorno 16. In conseguen-
za il Ministero essendo un atto derivato dal fatto del giorno 16.
ritiene di essere destituito, di essere dimesso, di non essere ri-
conosciuto affatto in seguito di questa protesta. Però è d’avvertire
che il Mimistero noti potrebbe dirsi un atto derivato dalla dimo-
strazione del giorno 16. Se noi lo andiamo esaminando più da
vicino nel giorno 16 il Popolo non fece che una di quelle di-
mostrazioni le quali altre volte anziché essere guardate con di-
spetto del Principe , erano ricevute con festevole accoglienza. 11
Popolo si diriggeva alla Camera de’ suoi rappresentanti per non
lare una domanda tumultuosa, ma bensì per rappresentare al
Principe i voti del Popolo, come costituzionalmente è ammesso
ed a uoi sicuramente non fu vietato. Il Popolo presentava al
Principe alcuni nomi. Questi nomi non sono tutti quelli che fu-
rono posti al Ministero. Nel manifesto popolare leggevasi pri-
ma di tutto il nome dell’ Abbate Rosmini , quest’ Abbate Ro-
smini rinunciò dopo che erano cessate tutte le dimostrazio-
“‘ , ed il Principe chiamò Monsignor Muzzarelli , sostituen-
dolo a (inolio indotto non da violenza né da dimostrazio-
ne publica. Lo slesso Ministro Galletti non era in principio
alla testa del Popolo, e pure il Sovrano chiamò Galletti e gli
dette incarico di’tarmare un Ministero. Dunque conie potrebbe
dirsi formato in presenza della violenza ciò che venne delermi-
siato * mente tranquilla , « dopo cessale le limosi razioni popo-
lari ; più il Papa accoglie tutti i Ministri con somma benevolen –
za, come i Ministri stessi hanno attestato, e nel partire lasciava
un biglietto nel quale li nominava Ministri , e questo fu annun-
ziato nello stesso giorno in cui il Papa era partito. In questo Con-
siglio dal Ministro Galletti, e fu annunziato nella Gazzetta uffi-
ciale, dove appunto si diceva che avendo il Pontefice raccoman-
dato al Ministro Galletti, ed agli altri Ministri la quiete e la
tranquillità publica , era legalmente costituito il Ministero. Il
pubblico con pienissima buona fede ha accolto questo Ministero
legalmente costituito ed ha corrisposto degnamente a quella fidu-
cia che tutti avevano risposta nel Popolo, di tenersi in una per-
fetta tranquillità, in una perfetta quiete, quale si conveniva allo
stato presente, ed all’ altezza delle circostanze. Ma se non voleva
riconoscere questo Ministero, non avrebbe forse avuto agio di
dirlo nello stesso biglietto che lasciava al Marchese Sacchetti? A
me sembra adunque che quell’ atto il quale dice di non ricono-
scere come validi gli atti che hanno derivazione dal giorno 16
non possa comprendere la nomina del Ministero attuale; non
ostante i Ministri si ritengono come dimessi , non tutti , perchè
io non ho parlato con tutti , ma la maggior parte coi quali ho
io parlato , questa è l’impressione che produce quello scritto ri-
spetto al Ministero. Rispetto alla Camera, nulla dice lo scritto.
Certo è però che una volta che stabilisce una commissione , la
quale assuma la direzione di tutti gli affari dello Stato, questo
sarebbe un sovvertire il sistema Costituzionale ed in conseguenza
distruggere implicitamente le Camere: anzi si dice che un’altra
lettera che accompagna questa carta al Card. Castracane , conte-
nesse pure 1′ ingiunzione di prorogare le Camere. Rispetto ai
diritti de’ Cittadini produce quell’ effetto che deve produrre alle
Camere; cioè che essendo un alto antiqostituzionale, essendo un
atto che tende a sovvertire i principii fondamentali dello statuto
dato dallo stesso Pontefice, e sempre lesivo di diritti certo di
diritti che in alcun modo non si possono contrastare. Ora resta
alla vostra prudenza suggerire tutto ciò che è necessario e che in
queste circostanze sia necessario. Molto dicono questi atti ; non ci
è stata communicazione legale ed in conseguenza possono avere
luogo alcune nostre risoluzioni.
Signori non possiamo stare cosi strettamente a guardare le for-
malità etfimere dove la Patria è in pericolo , dove la quiete pu-
blica è minacciata, noi corriamo rischio di trovarci seuza gover-
no, noi però non possiamo stare senza governo e la macchina
dello stato ha bisogno di direzione. Vi prego dunque di suggeri-
re tutto ciò che voi crediate più opportuno.
Occorre nel nostro paese che ha dato tante prove di saviezza,
di senno e di quella virtù che noi certamente vantiamo come
Romani che non abbiano ad accadere alcuni inconvenienti i qua-
li sono purtroppo desiderati dai nostri nemici. Signori ! Voi ve-
dete in tutti questi fatti una trama ordita per farci cadere in un’
anarchia in un disordine da servire di pretesto ad una nazione
estera per intervenire. Se noi fossimo 20 milioni di uomini riu-
niti in una nazione compatti, se noi avessimo quanto è necessario
per farsi rispettare ad una nazione di 20 milioni, forse, anzi con
certezza opereremmo, e parleremmo un linguaggio mollo diverso.
Delle nostre divisioni , delle nostre discordie , in cui siamo , si
giova la diplomazia per cercare di opprimerci e di farci tornare
ad alcuni anni indietro , e questo basti per dirvi a quali coudi-
zioni ci si vorrebbe ridurre; bisognava cercare un pretesto per in-
vadere questo stato tranquillo ; forse si conosceva che il Pontefi-
ce non si sarebbe posto a capo di una reazione. La diplomazia
sempre torbida nelle sue mene tentò il colpo di strappare a noi
il Pontefice affinchè colla lontananza del Pontefice si suscitassero
disturbi interni e si scindesse la Capitale e le Provincie in par-
titi ed avesse allora incominciamento una guerra civile, la quale
desse pretesto di chiamare armi straniere sotto 1′ aspetto di ricon-
durre 1′ ordine. Queste mene non sono riusciti attesoché le po-
polazioni hanno saputo contenere un contegno veramente ammi-
rabile. Si è tentato un secondo passo , e si è tentato con questo
foglio. Noi dobbiamo cercare che anche questo secondo fatto non
dia pretesto ad ottenere uno scopo cosi biasimevole ma nello stes-
so tempo dobbiamo cercare quei provvedimenti che mantengono
intani i nostri diritti , intatti i diritti delle popolazioni e quella
libertà alla quale i Popoli hanno un diritto non dato da Principi
ma da Dio. *
Tip. Tiocctd.