L’Italia ai suoi figli
1/ ITALIA AI SUOI FIGLI
L’egregio Contrucci ci trasmette il generoso scritto, che ci affrettiamo a stampare, onde coloro che al primo colpo dell’avversa fortuna piegano la fronte avvilita, imparino come le nazioni si riscattino dalla servitù e dall’oppressione straniera.
» Raccoglietevi intorno alla madre vostra nel giorno del
suo dolore. I suoi infortuni novelli rinvigoriscano il vostro
affetto e il vostro braccio, vi determinino a vivere o a morire
con lei. Memori dei giuramenti nei di dell’entusiasmo e della
felicità, non vi rifiutate di suggellarli col sangue nel momento
supremo. Mirate quelle catene da me spezzate dopo secoli di
schiavitù ignominiosa. L’oppressore testé fuggitivo, e quasi
ricacciato oltre le Alpi, scese ingrossalo di popoli congiurali
a togliere a me i diritti a quella nazionalità e indipendenza
che proclamano di diritto divino e naturale per loro. Ingiusti
quanto crudeli, si fecero aiutatori della mia eterna nemica.
Essa alla forza aperta congiunse le arti ascose, a stringermi
di nuovo in ceppi più duri e umilianti. Sorgete nuovamente, o
mici fiigli, sorgete.
La vita che io vi diedi, le cure con che vi allattai, l’amore
con che vi crebbi a liete speranze, la tenerezza che mi fece
sollecita più di voi che di me stessa hanno un diritto al
ricambio, e a quella gratitudine che è debito di natura e nobil
pregio d’animi onesti Se per turpi disonoranti ragioni, la
giustizia , la gratitudine fossero cancellate nei vostri cuori,
sicché non vi calesse della madre, più che iniqui sareste da
reputare stolti; perchè non potete esser felici mai, ove io cada:
una medesima infamia, una stessa desolazione, una stessa
tomba copriranno la madre e i figli, lo straniero beffardo
danzerà su i nostri sepolcri, e ne disperderà gli avanzi e la
memoria; muterà nome a questa terra altro popolo che verrà
ad abitarla e a goderne la fertilità; sorgete come un sol uomo,
o figli miei!
La bellezza che mi diede natura fu infausto dono; inutile
schermo la difesa delle Alpi e del mare poiché i figli non cu-
rano tanto pregio e tanto beneficio, quasi a loro non appar-
tenesse averli cari. Passata di servitù in servita, abbeverata di
tutte amarezze, coperta di tutte contumelie, irrisa, calunniata
sempre; ingannata da ipocriti amici, salutai l’aurora del
giorno aspettalo; mi riscossi alla voce uscita dal Vaticano, e
sperai. Misera anco nelle speranze! esse si dileguarono qual
sogno fugace, e non mi restò che il crudele disinganno. Insi-
diala da un’empia setta collegala con chi mi porta odio
mortale, fidai in quelli cui fortuna pose in mano il freno delle
belle contrade. II più possente mi ripudiava col tradimento;
all’animo sincero d’un altro non rispondevano le forze. Tesi le
braccia, mostrai il materno seno squarcialo da mille ferite,
e il casto corpo coperto di lividure al Sabaudo mio primoge-
nito. Più magnanimo che forte, ci scose in campo a mia sal-
vezza. Gli arrise alcun tempo vittoria; ma virtù contro il
numero, il furore, la fame e inique arti non valsero. I soldati
di Casa d’Austria irrompendo come furioso torrente per nevi
disciollc, inondarono le terre Lombarde, le arsero, le strus-
sero, e ricacciarono in ferri la di fresco redcnlasi Milano. Il
mio Guerriero, percosso da inattesa sciagura, verserà nuova-
mente il suo sangue, ma non potrà salvarmi dagli artigli
dell’aquila grifagna aiutala da mille avoltoi avidi delle mie
membra, se ancora é lascialo quasi che solo nella disugual
pugna. Stringetevi ad esso o miei figli.
0 tu che primo iniziando il mio risorgimento politico, mi
benedicevi dall’ara santa, se non ti scuote il mio danno, ti
destino le recenti offese fatte a te stesso ! Il tempo della lon-
ganimità è passato, la pazienza vinta dagli oltraggi, la ri-
soluzione richiesta dalla necessità che non si perda la fede,
pericolante negli uomini, a vedere come si estimi prezioso il
sangue del Croato, e vile quello degli Italiani. Sorgi una
volta o Padre santo !
.0 tu che sdegno nominar mio figlio, perchè macchialo di
tanto swrgue fraterno; disertore della mia causa, collegato
alla mia nemica , che speri dalla mia rovina ? Salvezza ?
Ah ben prefisse il cielo che l’uomo raccolga ciò che ei se-
mina. Brami sicurezza di trono, libertà, pace, onore e fama?
Emenda la colpa; accorri hi mia difesa nella guerra che
sta per ricominciare, e che veruna potenza umana può im-
pedire, se non a patto, che l’Austriaco sgombri per sempre
l’Italia. I calcoli della politica, le ambagi, le reti della di-
plomazia non valgono più contro l’eterna ragione e contro
i diritti imprcscrivibili delle nazioni. La tregua è un laccio
nemico, un inganno, una frode, il preludio di nuova guerra.
Quanti dalle Alpi a Siracusa avete comune l’origine, la
religione, la lingua, i costumi, i bisogni, i diritti, i doveri,
sorgete di presente al grido della madre vostra; scuotetevi
al suo estremo periglio che è pure il vostro; impugnale le
armi, accorrete unanimi al tricolore vessillo come a comune
palladio, con la religione dei Maccabei, con la fede dei padri
vostri, con l’animo che dà la vittoria. Se di me, della gloria
mia non vi cale, vi prenda pietà dei vostri lari, dei vostri
figli, delle vostre spose, delle vostre vergini riserbate a
osceni oltraggi; vi punga il pensiero delle vostre sostanze
preste a divenir barbara preda ; vi accenda zelo delle chiese
che non sfuggiranno alla profanazione. All’armi dunque o miei
figli, all’armi. Pigliate ammaestramento degli errori recen.ti
In tanto orgoglio di patriziato, in tanta opulenza di mer-
catanti, in tanta potenza e splendore di sacerdozio, in tanla
vantata austerità cenobitica, in tanta cultura ed energia ci-
vile, in tanta mia numerosa famiglia, dovrò io scendere al-
l’umiliazione di aiuti stranieri, e incontrare lo sconforto di
superbo rifiuto, e udirmi dire; tu madre di 25 milioni di
figli, hai bisogno dell’altrui braccio a difenderli ? che pen-
sano, che fanno essi ? se disamorati, neghittosi e divisi non
ti curano, si stanno con le mani inerti, o vilmente, o super-
bamente, o stoltamente parteggiano, meritano la sorte del
giumento, non l’opera soccorritrice di noi, che loro diamo
l’esempio della forza nell’unione dell’amor patrio.
Giovani delle campagne, delle borgate, delle ciltà ; a cne
serbate la robusta persona, le nerborute e virili braccia?
Alla soma, alle ritorte ? A questo vi creava Iddio, e vi elar-
giva ardente natura, forte intelletto, ardenza di affetti ? A
questo il mio seno vi produsse ? Sarò io condotta a tanta
sventura da rifiutarvi per figli e maledirvi ? Cancellate dalla
vostra fronte la mia immagine, scordale le memorie antiche,
mutate il gentile idioma in barbaro gergo, disperdetevi senza
nome, senza patria, a guisa di selvaggi, di bruti per le fo-
reste ; poi rinegatemi. Chi non sa difendere la patria e mo-
rire per lei, non merita di averla, non è degno di vantarla.
Costui é più spregievole e crudele delle belve, le quali ani-
mosamente difendono le loro tane. All’armi dunque, miei
figli, all’armi. Più che dalla spada guardatevi degl’inganni.
Quando sulle Alpi sporgerà una piramide con l’iscrizione
Italia soggiogata : quando sul Po, sull’Arno, sul Tevere, sul
Sebclo ricercherete le città, meraviglia del mondo, e non vi
troverete che fumanti rovine, che cuore, che sentimento fia
il vostro ! Quando vedrete devastate le ubertose campagne,
arse le case, rapilo il bestiame, sperperati i campi, svergo-
gnate le donne, uccisi senza pietà gli abitatori, muli e deserti
i templi, che direte voi mai del vostro egoismo, della vostra
viltà, della vostra stoltezza di parliti, di coloro che iniqua-
mente v’ ingannarono e sedussero a congiurare ai miei e ai
vostri danni, vi consigliarono a starvi spettatori delle mie ro-
vine, nelle quali sarete pur lutti involti; perché la rovina
d’Italia sarà rovina dei troni e dell’altare ; sfacelo e distra-
zione della nostra civil società!
Se non vi scuotete a questo quadro terribile, e non vi spa-
ventale a questa profezia vicina ad essere istoria; se non
sorgerete tutti come un sol uomo a brandire le armi, se ri-
fiutate d’ accorrere ove sta per decidersi la lolla finale; é
argomento che Iddio nel suo sdegno vi ha tolto il senno, e
riscrbali alla sorte dei popoli destinati a perire senza onore.
All’armi, o miei figli, all’armi, e lutti. Quando l’Europa vi
vedrà decisi e uniti, si deciderà per noi.
( Dalla Concordia )