Pubblica confessione d’un prete
PUBLICA CONFESSIONE
D U N PRETE
Cittadino Direttore dell’Epoca,
Nell’articolo diretto all’indolenza de’Sacerdoti, messo
nel vostro Giornale, 18 Marzo 1849, Num. 299, è sot-
toscritto Giuseppe Corsi, invece di Giuseppe Card, Ame-
rei che fosse pubblicato un tal errore , perchè non si
credesse da taluno eh’ io mi volessi nascondere sotto un
falso nome. Pur troppo in questi tempi disgraziati ab-
bonda il gregge de’ mentitori e de’ paurosi. Io ritengo
che sia capitale delitto, quello d’occultarsi sotto qualun-
que mantello, quando si tratta segnatamente della causa
della Patria non solo, ma della causa suprema della Pa-
tria. Chi teme è un vile, e merita d’essere sull’istante
vituperevolmentc cancellato dalla lista de’ benemeriti.
Anzi qui, al proposito, io soggiungo che non ci salvere-
mo, se la Republica non farà uso di tutta quella forza
che Dio miracolosamente le ha dato per nascere e per
crescere. Ella ha il diritto più sacro, ha il dovere più
stretto di mettere alla prova i suoi figli per discernere
i timidi dai coraggiosi , per separare i legittimi dagli
spurj. Siano animati i timidi, siano segregali gli spurj.
Non conviene, in tanto pericolo, aspettare che tutti vo-
lontariamente e” concordi si presentino e combattano per
la salvezza comune. Se questo tempo si attende , non
verrà, non verrà sicuramente mai. La Republica è l’ima-
gine del pastore. Questi allorché vede in lontananza l’in-
gordo lupo, non si mette a sedere e a fischiare per ri-
chiamar tutte le pecore all’ ovile, che sarebbe lo stesso
elio lasciarle tutte sbranare, ma furioso le minaccia, le
sgrida, lo preme, le incalza, le percuote e le ripercuote,
e non si rista finché non le vegga tutte al sicuro. Repu-
blica Romana! Tu hai molti lupi , ed un lupo più im-
mane degli altri, che li morde, perchè ti mordano. Kc-
publica Romana ! Tu devi scegliere, se non lo hai, un
Dittatore tremendo, che batta spietatamente tutti per
salvar tutti, Non si tratta solo di grandezza o di gloria,
di piccolezza o di meschinità ; si tratta di saccheggi, di
‘devastamenti, d’ incendj , di carnificine, di morti e di-
struggimeli universali, Il Croato, il Cosacco non va chie-
dendo a questo a a quello di quale partilo sia stalo ,
qual opinione politica abbia abbracciato, ma da tutti
pretende col bustone innalzalo, e coila spada sguainala
cibo, danaro, serrilù, pianto. E se alcuno per salvarsi
dirà : io ho avuto il pensiero sempre avverso alla Re-
publica, io non la ho acclamala, anzi secretamenle la ho
perseguitata; io ho sempre desideralo il ritorno del Go-
verno papale, del Governo de’preti ; il Croato dirà: tu
hai avversalo la Rcpubl.ca ed io la ho distrutta; tu hai
invocato il Governo dispotico e tirannico, pagami dunque
perchè ti ho fatto piacere, perchè ti ho servilo, perchè
feci ciò che tu bramasti di fare e non potesti eseguire.
Dammi il prezzo della mia opera e reslami perpetuo
schiavo, giacché mostrasti d’ esser noto per la servitù
senza aver il merito d’averla potuta conservare. Ecco
il risultamenlo finale delle nostre pazze dissensioni. Chi
non mi crede dia un’ occhiala alla povera Lombardia, e
allora crederà e fremerà. Ma quello non è se un lan-
guido esordio dell’ orrenda tragedia eh’ è per compiersi,
se la Republica non costringe tulli e sollecitamente ad
imbrandire la spada, a tuonare, a fulminare contro gli
esecrabili nostri nemici, che non sono ladri, sono assas-
sini che vogliono invadere colla loro forza brutale le
nostre contrade, per rapirci le sostanze e la libertà e
conculcarci come fango cogli insultanti e nequitosi lor
piedi. Republica Romana ! Non lasciare i tuoi figli espo-
sti al pericolo imminente di tanti disastri, per effetto di
mal inteso amore materno. Ricordati che. in certe cir-
costanze, la madre più amorosa, si mostra severa e sna-
turala, col far altamente piangere i suoi figli, ma dalle
loro lagrime passaggiere fa nascere la salute e la con-
tentezza di tutta la loro vita. Republica Romana ! Dio
ti tenga 1’onnipossonle sua mano sul prediletto tuo ca-
po, e non permeila,.non permetta che venga mai tempo,
in cui morendo possa pentirti di non aver operato quan-
to potevi operare a salvamento di (e stessa, e de’suoi
affettuosi figliuoli. Republica Romana ! Dio ti benedica,
ti amplifichi, ti faccia gloriosa ed eterna, dandoli lume
d’appioìittarc alacremente e instancabilmente di tutu
l’energia ch’Egli ti concesse con larghezza fino dai primi
giorni del tuo nascimento.
Il licpufdioano Sacerdote
GtlWKPP.K Coba’