Ai rispettabili elettori del quarto collegio di Bologna
DEL QUARTO COLLEGIO DI BOLOGNA
Per le ragioni indicatevi nel Manifesto a stampa pubblicato nel giorno due (2) del corrente mese di Dicembre io senz’ animo alcuno denunciare alla qualità di
vostro Deputato , e senza r^Kciarvi in effetto , deter-
minai, come sapete, di NOTTOONTINUARE A SEDERE
nel Consiglio dei Deputati, e il ventisei (26) del mese
di Novembre prossimo passato partecipai questa mia ri-
soluzione al sig. Presidente del Consiglio in questi pre-
cisi termini :
Illustrissimo signor Presidente
« Sento il dovere di avvertirla che nello stato attuale
« delle cose non eredo che il mio Mandato mi dia fa-
ir colta di CONTINUARE A SEDERE nel Consiglio dei
« Deputati, e che perciò intendo di ASTENERMENE.
« Ho l’onore ec. »
Con sorpresa non tanto mia , quanto di ogni altro
uomo assennato, il signor Presidente annunciò questa
mia dichiarazione al Consiglio siccome una rinuncia ; ed
io subitamente che il seppi, oltre all’avere smentita que-
sta significazione , che si dava al mio operato ed alle
mie parole, inviai al signor Presidente una formale pro-
testa , colla quale mi querelai che avesse falsata la mia
dichiarazione.
Intanto che queste cose qui pubblicavansi , e per il
fine medesimo io trasmetteva alla Capitale il detto mio
Manifesto, e la delta mia prolesta, il Consiglio dei De-
putati veniva dal Ministro dell’ Interno provocato a dire
se io avessi , o non avessi rinunziato.
Bastava il dubbio, ehe però non vi era, perchè sen-
za interpellarmi non si potesse risolvere. E se ciò fosse
stato fatto , come far si doveva , il Manifesto e la pro-
testa, che intanto arrivavano in Roma, avrebbero rimosso
ogni dubbio, e la cosa sarebbesi fermata al fatto di es-
sere io assente dal Consiglio dei Deputali.
Fatto, o Signori, che il Consiglio sin qui non ebbe
pe’ suoi regolamenti alcun diritto di giudicare. Fatto ,
che si verifica per quasi intera la metà del numero dei
Deputati, senza che si pretenda di trarne a loro pregiu-
dizio conseguenza alcuno. Fatto, che nel caso mio è pie-
namente giustificato dagli avvenimenti successivi, che
hanno avuto luogo; perocché Voi, o Signori, che avete
veduto quello , che è stato operato dal Consiglio , non
giudicherete certo, che fosse consentaneo ai poteri, dei
quali mi avete onorato.
(Estratto dalla Gazzetta di Bologna N. 261.)
Arbitrario quindi, incostituzionale affatto, ed illegit-
timo è I’ avere il Consiglio voluto risolvere senza ragio-
ne alcuna , senza alcuna competenza , e contro la verità
più provata e manifesta , che io ho rinunziato. Pecca
quindi sotto ogni aspetto che la guardiate, o Signori,
l’ Ordinanza Ministeriale, che con offesa dei vostri di-
ritti e di quelli, di cui la vostra bontà mi ha investito,
dispone la riconvocazione del vostro Collegio. E tanto
più pecca, in quanto che, sebbene il sig. Pro-Legato
di questa Provincia abbia rappresentato al Ministero,
che la mia dichiarazione doveva valere ad impedire per
mancanza di oggetto la vostra convocazione, pur nondi-
meno il sig. Ministro menando per buono al sig. Pre-
sidente del Consiglio di non risentir il Consiglio stes-
so, siccome il dovere di lui ed il rispetto ai vostri e ai
miei diritti esigevano, ha ordinalo di nuovo la vostra
convocazione.
Io pertanto mi affretto ad avvertirvéne, affinchè pos-
siate risolvere se sia giusto e convenevole che vi prestia-
te , o Signori, a radunarvi , 0 che piuttosto, astenendo-
vi , mostriate con un fatto solenne, che in tempi come
questi di libertà e di ordente desiderio di moltiplicarne
ed esercitarne i diritti, gli onesti cittadini sanno alle
circostanze rendere irriti gli atli arbitrari , incompetenti,
ed abusivi da qualunque parte si derivino.
Che se con questo indirizzo, che io vi rassegno, 0
Signori, mi dimostro geloso di conservare l’ ufficio di
vostro Deputato, ciò vi serva di prova com’ io senta al-
tissimamente, che non mi poteva essere consentilo onore
più grande , che quello di essere vostro rappresentante
al Parlamento Nazionale, e come sia in me ferma ed
ardente la convinzione , che coll’ordinato sviluppo delle
concesse libertà , e coli’ assidua e larga attuazione delle
istituzioni politiche , che abbiamo, e che dipende solo
dal nostro senno e dal nostro coraggio di migliorare e
perfezionare, si possa da tutti noi , meglio che per ogni
altro mezzo, contribuire non tanto all’interna prosperità
ed all’ osservanza dell’ ordine interno, ma ben anche al
più sollecito e non arrischiato conseguimento della no-
stra nazionalità e della nostra indipendenza.
Bologna 19 dicembre 1848.
A. Pizzoli.