Pio IX e la scomunica

PIO IX E LA SCOMUNICA
(Articolo estratto dall’ALBA N. ^.ìS. 11 Gennaio 1849)
Il Papa ha fulminalo la scomunica: l’ultimo passo è dato,
l’ultimo errore è compito. La notizia ci serrò 1′ anima con
uu sentimento di profonda tristezza ; perchè non si vede
senza un solenne dolore un’ augusta ed eterna maestà de-
caduta , umiliata sino alle misere passioni della vendetta e
dell’ ira.
Noi abbiamo sinora accusalo in Maslai-Ferretli le de-
1 oli esitanze, i meschini pentimenti, |j grette paurcjdeli’.uo-
i)0 ; abbiamo domandato al He di Bonn come abbia coo-
icrvato i suoi diritti, come sciolti i suoi doveri; gli ab-
biamo rimproveralo le promesse smentite, le parole menda-
ci, i giuramenti obliali: ma abbiamo repellalo sempre-il
sacerdote, ci siamo inchinati al Pontefice. Ora l’uomo fa com-
plice il sacerdote delle sue fralezze troppo ripetute per non dir-
si codardie, de’suoi errori troppo invecchiali per non dirsi
colpe; ora il Re fa responsabile il Pontefice. Come uomini
abbiamo parlalo all’ uom >: come popolo abbiamo accusato
il Re: cjme credenti dobbiamo rivolgere la franca e leale
parola al Pontefice.
L’ arme della religione eh’ egli ha ora tentato, è un arme
che facilmente consuma il taglio e la punta , e una volta
perdutala, non si ritempra mai più. L’arme della religione
adoperala ad arte di dominio, diventa arme di uomo; e tali
armi si spezzano.
Quando un orda di barbari che combattevano pel diritto
-iniquo dell’invasore, vituperavano Dio nelle sue immagini e
nelle sue case; quando preti e vergini d’ Italia servivano
a rabbia ed a lascivia straniera, quando una intera nazione
domandava nel nome di Dio al suo Vicario, la maledizione
al sacrilegio, all’ assassinio, alla bestemmia, Pio IX tacque.
— Era terrore di scisma.
Quando quesl’ orda medesima inebriata di sangue e di ra-
pine si spandeva ad invadere quel territorio medesimo che
il Papa chiama inviolabile patrimonio della Chiesa, e su quel
tcrrilorio tornava agli insulti di Dio e degli uomini; so
il re non valeva a difendere i popoli suoi, slava al Ponte-
fice il farlo, slava al Pontefico a fulminare i parricidi e
annientarli. Pio IX tacque. Era terrore di scisma.
E dopo aver sacrificato a questo sa.nto terrore i do-
veri di padre, la dignità di re, la giustizia di giudice ,
f ira di uomo, gli affetti d’ Italiano, il dolore di Romano;
tutto a un trat!o lo perde, lo dimentica, Io rinnega per
lanciare 1′ anatèma sopra i sudditi suoi, perché aveano riven-
dicali i propri dirilli, quando li videro violati e derisi. Lo
scisma eh’ egli temeva per 1′ Austria non teme più per Ro-
ma, come se non ossero greggio dello stesso ovile , figli
della stessa Chiesa; come se 1′ offesa ingiusta non irritasse
maggiormente gli sdegni e non ledesse gli affetti più sacri
di patria e di libertà. Il Pontefice che non osa scomuni-
care gli stranieri, che violano diri.ti umani e divini, sco-
munica il popolo suo, perchè usa del primo, dei più invio-
labile dei suoi diritti, quello della sua sovranità.
La bolla dellJ ospite di Gaeta affissa in Roma destò 1′ in-
dignazione di lutti. Lo sappia Mastai Ferretti. Il seme di
discordia e d’ ira fraterni* eh’ egli ha tentalo di spargere
non die frutto che d’ unione e di amore. L’ appello indi-
rello ai pregii^dizj valse a distruggerli tulli; il male fruttò
il bene : e questa bolla resterà mouumea’.o eterno della fer-
Si dispensa
ma coscienza di un popolo, rimprovero eterno a quella mo-
struosa unione di principe e sacerdote che falsa col caratte-
re dell’ uno il carattere sacro dell’ altro.
Noi commentiamo ora quesl’ atto supremo di improvida
ambizione nel regnante , di meschina compiacenza nel sa-
cerdote , che lenta invano di palliarla col suo manto invio-
labile. Noi non accettiamo quest’ allo come un allo religio-
so , ma solo come un atto politico; perctiè noi neghiamo
al sacerdole il diritto di scomunicare quelli eh’ ei chiama
ribelli del principe , quando il principe e il sacerdote sono
uniti in uno slesso uomo col mostruoso connubio di giu-
dice e di querelante. La scomunica per conservare la sua
autorità suprema , onnipotente , una , non dev’ essere né
legala , né inspirata da passioni tgoisle o terrene ; dev’es-
sere infine la parola di- Dio offe;;o nella sua verità , non
la parola dell’ uomo violato ne’ suoi privilcgj e ne’ suoi
mondani poteri.
Adoperando la solita parola , 1′ arme ormai usala dal
dispotismo, condanna, la demagegica anarchia, i forsennati,
felloni-, tiranni che diressero ie pubbliche cose di Roma ^
dimenticando che essi non sono rei se non d’aver raccolto
nelle lor mani le redini dello Slato , quando Egli , a cui
erano stale affidale da Dio e dal popolo, lo aveva abban-
donale a chi se le volca prendere , per ricoverarsi tra le
schiere dell’ apostala alla patria , del nemico d’ Italia ; di-
menticando eh’ essi non sono rei se non d’ aver troppo a
lungo tentata la via della conciliazione e della pace , men-
Ir’ Egli > ministro di pace , baldanzosamente rompeva ogni
accordo , e con aperte parole domandava la guerra.
Egli condanna la passala e la presente anarchia de’suoi
Stati, e lanciando una parola terribile che avrebbe dovuto
separare i suoi popoli in due parliti , tenta di preparare
ad essi le angoscio e gli orrori della guerra civile. ? Poi
al popolo suo impone catene e giogo, uccide la volontà e
le speranze, e gli minaccia , se non si farà suicida , se
non si spegnerà da se medesimo il diritto di sovranità , >e-
terno come il popolo ; gli minaccia la punizione del cielo
e i terrori della scomunica, e alle sue minaccio di princi-
pe, il sacerdote trova nella questione del suo temporale do-
minio appoggio bugiardo e falso nei decreti di altri Re-Pa-
pi e del Concilio di Trento, come se 1′ antica data dell’ er-
rore valesse a sancirlo, e a legittimarlo per verità.
La mano di Mastai Ferretti si alzò due volte sole , una
per benedire , 1′ altra per maledire. Bencdi un bombarda-
tola di popoli, o i suoi satelliti islrumenti di tirannide bru-
ta ; e maledì il popolo suo. Nel’ una , ne 1′ altra era pa-
rola di Dio.
Coraggio, Popolo Romano! fede vera, amor vero di pa-
tria , coscienza e volontà : e Dio sarà con voi. Il Ponte-
fice liberato un giorno dalla sua prigionia rinnegherà il suo
errore , figlio della sua debolezza , e di prepolenti deside-
rj altrui che lo opprimono e Io governano, e ritornerà al-
l’ amor dei figli suoi, e ai doveri della sua celeste missione.
Coraggio Popolo Ramano! Hai bene incomincif-ta la via
delle tue libertà, seguila forle dei tuoi convincimenti e
della tua fede ; nomina Rappresentanti che siono degni di
rappresentare’la tua forza, d,i rivendicare i tu jì diritti, di
esprimere i tuoi bisogni , d’ intendere la tua voce.
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