I fratelli delle provincie i Romani

AI FRATELLI DELLE PROVINCIE
I ROMANI.
Sei mesi fa era delitto nominare soltanto la patria nostra, interessarsi del bene publico, mettere in comune i pensieri e ;
F opera per sollevare il popolo; ed oggi, per inaspettata fortuna,
ci è permesso di parlare con libertà dei mali che ci affliggono,
delle speranze che ci confortano ; ci è permesso di poterci aiu-
tare con mutuo affetto, ci è permesso di chiamarci fratelli. La
nostra gratitudine sia grande quanto il beneficio ricevuto : siano
senza fine le grazie rese da noi a quel PIO, cui piace il nome
di Padre del Popolo : mostriamo all’ Italia ed all’ Europa che
immeritamente eravamo calunniati, e sia, nostro primo pensie-
re di confortare il Principe nelF ardua impresa cui diede mano,
allontanando dal suo cuore quei dispiaceri che offuscando il suo
spirito potrebbero renderlo meno ardito a superare gli ostacoli
opposti dai maligni alle stabilite riforme. La nostra rigenerazio-
ne sociale è appoggiata a due solidissime basi, moderazione ed
unione ; perchè il cuore d’ un Principe che ama il suo popolo
si anima quando lo vede docile ed obbediente alla sua voce,
perchè nulla può resistere a questo popolo se cammina unito e
compatto per arrivare ad uno scopo santo e giusto. Bastanti
prove voi daste finora di aver compreso queste verità, ma og-
gi conviene stringere maggiormente i nodi che ci uniscono, ma
oggi conviene, più che giammai, predicare con la voce, mostra-
re con F esempio, che siamo risoluti di non dare alcun prete-
sto ai nostri nemici per calunniarci prima, per opprimerci in
appresso. Le parole che v’ indirizziamo non sono per consigliar-
vi ( non avete bisogno di essere illuminati ) ma serviranno a
dimostrarvi una fratellanza d’idee , che vi sarà di conforto e1
di sprono , por agirò -con prontezza e con zelo , onde render -ra-f
ni i tenebrosi intrighi dei nostri nemici interni ed esterni. Que-,
sti dopo aver tentato inutilmente di separare il popolo dal suo
Sovrano, dopo aver tentato invano di riporre il timore per
guida di governo, ricorrono oggi per trionfare a due partiti,
iniqui, estremi; dividere in frazioni, per indebolirci , la classe
intelligente che vuol salvare il suo paese : cogliere ogni prete-
sto per eccitare l’ultima classe del popolo alla rivolta, fanatiz-
zando la sua ignoranza , adescando la sua feroce cupidigia con
la speranza del furto e dell’ assassinio. Sono questi gli ultimi
tentativi d’ un partito giunto a disperare di se stesso, ma sono
tentativi terribili, nutriti alla scuola dei massacri della Galizia.
A noi spetta lo svelare le perfide trame, è nostro santo dovere
F opporsi con tutte le forze a questa nuova infamia della mo-
derna diplomazia. Si odono già nei vostri paesi i nomi di due
fazioni, moderati ed esaltati, come se non fosse oggi un sacro
dovere per noi il riunirci tutti sotto una medesima bandiera, la
bandiera della riforma ; come se, senza prendere in prestito
dallo straniero i nomi di due fazioni che rammentano tutti gli
orrori d’ una guerra civile , non esistesse per noi un nome che
racchiude forza , unione e virtù, il nome d’italiano.
Noi parleremo con carità fraterna a que’ giovani che si
chiamano esaltati, i quali pensano di non differire dai loro coni-
cimentando quell’unione che obbligherà lo straniero a rispettar-
ci ed a temerci, e se sapremo richiamare il popolo all’ obliata
grandezza del suo nome, e se arriveremo a risvegliare in lui
la perduta dignità di cittadino italiano, coli’istruirlo, coli’edu-
carlo alla forza e all’onore. A voi toccò in sorte questo sacro
dovere o giovani intelligenti. Deh ! non fate gioire i nostri ne-
mici con le vostre dissensioni, con lo spettacolo del disordine ,
della disobbidienza alle leggi : siate attivi nel procurare il bene
del popolo che oggi mette tutta la sua forza nelle mani di co-
loro che si mostrano ornati di vere virtù cittadine. Noi siamo
pochi è vero , ma posti nel centro d’Italia, ma guardati oggi
dall’ Europa intera ci troviamo nella circostanza felice di poter-
ci rendere utilissimi alla causa della civiltà; e noi saliremo in
fama di popolo educato e degno ancora di grandi destini se ri-
uniti in un solo volere ci stringeremo intorno a quel Pontefice
che consacro la parola Riforma, facendola risuonare nel Vatica-
no. Non vi stancate, e con quella moderazione che mostra la
forza di chi ha per sé la ragione, discutete, esaminate, propo-
nete ciò che vi sembra necessario, onde addrizzare questa mac-
china incerta di governo ; chiedete il giusto e F otterrete , perchè
il cuore di PIO ama la giustizia : ma guardiamoci di deviare gli
animi dai gravi interessi generali, per occuparli nei meschini
interessi di partiti. Resi deboli dalle divisioni saremmo presto
traditi ed oppressi, e i fatti già vi dimostrano a quali brighe In-
feriìuìi siano discesi i nostri avversarli. Ogn’invidia, ogni calunnia,
ogn’ infamia è buona per essi. Si sono serviti della parola fame
( spettro sempre spaventoso pel popolo ) onde chiamarlo a loro, in-
fiammarlo, eccitarlo alle rapine , renderlo feroce ; sono giunti ad
inimicare le città coi contadi, una provincia con F altra, e san-
no ben essi che fra i popoli colpiti dalla carestia, il nostro può
dirsi ben fortunato , sanno che i grani abbondano, che i prez-
zi non superano le forze del popolo. Noi dobbiamo mettere in
luce tanti inganni, tante ipocrisie, assicurare il popolo del suo
avvenire, e fargli conoscere che la penuria arriverà solo quando
i grani o derubati, o impediti di circolare liberamente serviran-
no non al bisogno, ma bensì alla dissipazione. Facciamo cono-
scere essere volontà decisa del Pontefice che il popolo sia sol-
levato , e che ottimi provvedimenti furono comandati per togliere
qualunque lontana probabilità di carestia. Imitando il nostro
Principe mostriamoci umani, non isdegniamo di entrare nei tu-
guri del povero, onde soccorrere le vere miserie. Siamo urna-
pagni che nel seguire un altro cammino per giungere ad un
medesimo fine : ma essi non sanno che in politica due vie ab-
benchè sembrino dirette ad un medesimo punto, non si rincon-
trano mai, o si rincontrano solo nel campo della guerra civile ,
perchè la diffidenza porta la divisione, la divisione F odio , e
F odio la guerra : ma essi non si avvedono d’ essere ingannati
o da occulti nemici mescolati nei loro ranghi, o da un ardore
irreflessivo , inopportuno. Noi li pregheremo, in nome di quel-
la patria eh’ essi amano tanto, a considerare nella calma delle
passioni le condizioni dei tempi, le forze dei nostri avversarii,
gli esempii del passato : e più d’ ogni altra cosa a persuadersi
che quei medesimi Stati che oggi sembrano non curanti delle
nostre faccende, sono invece i primi ad ingelosirsi della nostra
grandezza, e sarebbero i primi ad opprimerci se si tentasse og-
gi F unione d’ una nazione che signoreggiò il mondo, e che non
morrà serva.
Non vi sconfortino queste parole : noi parliamo del presen-
te : F avvenire è nelle mani di Dio, e sta in noi lo accelerarlo
ni, ma siamo forti ; si palesino, altamente e senza ritegno alcu-
no gì’ infami, onde siano segno alla publica indignazione, on-
de il Governo li conosca e li allontani dai publici offìcii ; ma
si parli in publico, si agisca in publico. Lasciamo le tenebre e
le congiure misteriose ai nostri nemici; sono esse il più certo
segno della debolezza, e della vergogna che costoro hanno del-
la loro infamia. La forza dell’ unione e della giustizia sta con
: noi, e questa forza gli farà rientrare nel loro nulla, ma se ciò
non basta noi yì esortiamo a chiedere a PIO IX, ma rispettosa-
mente, il permesso di armarvi come guardia civica destinata a
tutelare le vite ed i beni dei buoni cittadini : e certo quando i
[ contadini si riuniscono a migliaia , quando si conosce che sono
?condotti da capi feroci e fanatici che predicano la guerra civile,
? i buoni non devono restar disarmati.
Noi posti nella Capitale, vicini al centro di azione, testi-
monii delle virtù di PIO IX, veglieremo sui vostri interessi, che
sono pure i nostri, appoggieremo le vostre lagnanze, le vostre
domande al trono dell’ottimo Principe che ci governa; noi vi
faremo avvertiti dei pericoli, che ci minacciano, noi anderemo
d’ accordo sui mezzi da impiegarsi per vincerli. Una reciproca
? illimitata fiducia finirà di spegnere ogni divisione ogni gara mu-
nicipale che nacque in tempi calamitosi, che fu nutrita dall’ a-
stuzia di uomini perversi ; e tutti uniti costringeremo con F e-
sempio Principi e Popoli italiani ad imitarci, costringeremo
l’Europa ad ammirare, a rispettare Italia e Roma.

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Estremi cronologici: [1847 marzo 11]
Segnatura definitiva: MRI1331
Descrizione fisica: c. 1
Dimensioni: 39X27 cm
Colore: bianco e nero
Lingua della documentazione: italiano
Note: Nota manoscritta sul verso del manifesto: affissa li 11 marzo 1847.
Descrizione del contenuto: Incipit: Sei mesi fa era delitto nominare soltanto la patria nostra, interessarsi del bene publico, mettere in comune i pensieri...
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