La caduta della monarchia francese e il nuovo risorgimento d’Italia
Cadde il Colosso, che d’Europa in seno
Parea librar col suo peso la terra;
Ch’ oltre il mare stendeva ed oltre il Reno
L’ enormi braccia qual chi ingordo afferra.
Crollò, disparve, come fa il baleno
Quando il nembo sua grave ira disserra ;
Colui, che i troni a suo talento solve,
Visitò quel di Francia e lo fé’polve.
Così la franca libertà sopita
Si ridestò, come da sonno il Forte;
E col voler, che la folgore imita,
Corse a rompere ai suoi l’empie ritorte;
La Fraude.per livor macra invilita
Lasciò vuota di sé la regia Corte;
E fuggendo sperdea con rabbia e duolo
Le infami carte de’ Trattati al suolo.
Gloria e valor levarono la fronte
Snidando il germe, che i tiranni crea,
E lavaron col sangue i falli e l’onte,
Onde pur Francia lunga età fu rea.
Oltre il Danubio l’Aquila bifronte,
Squassando 1′ ali, il voi già raccogliea ;
Poi che il libero ciel del franco lido
. Pili nnn. anrixn_pUp_ .sue fraudi un nido.
L’alto evento a portar per ogni impero;
E dall’ adusto al più gelato polo
Rapida corse e fé’palese il vero.
Nelle Corti superbe affanno e duolo
Portò quel suon, che allegra uman pensiero;
E fin nelle selvagge erme contrade
La voce risuonò di Libertade.
Come al tornar di zeffiro s’abbella
La terra intorno, poi che il gel si sciolse,
E mormora d’amor nova favella
Ogni pianta, che al rio verno si dolse ;
Tale al favor di libertà novella
Ogni popol sorrise e a lei si volse;
E obbliandq un’ età grave e funesta,
Gli antichi dritti a vendicar s’ appresta.
Tempo verrà, né lungi forse è il giorno,
Che, se il gallico onor non si disgrada,
Europa cangerà forma e soggiorno
Fatta un popolo solo, una contrada ;
E dovrà, de’tiranni a proprio scorno,
Irrugginir nel fodero la spada;
Poiché libero a fare il mondo tristo
Novellamente Iddio’mandò il suo Cristo.
L’opra che valse di tant’anni e tanti
Per far captiva la regal Parigi,
Che valse la congiura de’Regnanti
Contro i popoli ordita, o Re Luigi ?
Il tuo senno, il poter, 1′ arti e gì’ incanti
Non valsero i tuoi figli a farti ligi ;
Amor di padre e libertà sol puote
Porgere a’troni più durevol dote.
Così quel Prode, che nel mondo vinse
De’ guerrieri e dei re tutta la gloria,
Che già la trionfale Aquila spinse
Sotto ogni cielo e fé’sudar l’Istoria;
Perchè in suo petto amor di patria estinse
E con orgoglio usò della vittoria,
Dal gran Trono cadea come vi salse,
Né il nome a lui, né la possanza valse.
Esempio a’ regi perchè sempre un vano
Suon non rimanga di Giustizia il nome;
Né aggravi tirannia la ferrea mano
Sovra le genti, quai bestie da some,
Costrette al peso e a lamentare invano
Quando il flagel più le fa triste e dome ;
Di popolo che soffre è il lagno udito
Là dove il Dritto non fu mai mentito.
Al mutato di Francia ordine, al fausto
Volger di sorti Italia alza lo sguardo;
Che sull’ impero de’ tiranni esausto
Sorger vede a sua speme un baluardo ;
E di viltà sprezzando il grido infausto
All’aura spiega il tricolor stendardo;
E allo straniero lo sventola in faccia
A ribadirgli in cor l’empia minaccia.
E grida : 1′ ora per gli oppressi è giunta,
In cui di agnelli sorgeran leoni,
E coli’ ardir che le saette spunta
Faran 1′ orgoglio impallidir sui troni ;
Né pietra a pietra si vedrà congiunta
Ove il soglio s’ergea de’Faraoni;
E fin la serpe troverà nemiche
a L’jwrc .corrotteleJe morbose^ortiche.
De’lauri al rezzo e delle spade al lampo,
Non fra i plausi e’1 sapor delle merende,
Che sono a forte oprar codardo inciampo ;
Libertà dalla Senna a voi già stende
La man, che venne colla morte in campo:
Guai a voi, guai a voi se al gran cimento
Non vi ridesta in scn pari ardimento !
De’ ceppi il disonor, f onta e il dolore,
Non tutto ancora, in parte sol m’è tolto;
Che mi giova 1′ aver libero il core,
Libero l’intelletto e’1 braccio sciolto,
Se il piò m’infrena il teutono furore
E gir non valgo ove il pensiero è volto?
Deh! ‘1 rio ceppo à troncar levisi un Forte
0 ch’io dispero di cangiar mia sorte.
E mandi un grido ornai: via lo straniero!
Né suonerà cotanto appello invano;
Ciascun mio figlio sorgerà guerriero,
Lo spade mancheran per ogni mano;
Ma in petto lor non mancherà il primiero
Bellico ardor, che conquistò Legnano;
Manca chi il grido sol levi di guerra,
E sarà un campo la lombarda terra.
0 benedette vittime d’Olona,
Che il sangue offriste pel natio terreno,
Con quel voler, che a niun stento perdona,
Finché dà patria amor non venga meno
E libertà disdegni ogni persona,
Por quest’ etere ornai lieto e sereno
Il nome e l’opre suoneran di voi,
Germe novello di novelli eroi.
Tal grida Italia! e in suo pensier sospesa
Volge alla Dora il favellante ciglio,
Qual chi invochi al momento una difesa
Mentre più cupo mormora il periglio.
Verso il Tebro la man libera ha tesa,
Qual chi accenni al restìo lena e consiglio.
E tacendo già dice : animo, o Prode!
Del gran Riscatto mio compi la lodo.
11 18 Marzo 1848..
DELL’ AB. A. GARELLI,
<é**$3b
LA CADUTA
E IL NUOVO RISORGIMENTO