Chi la dura la vince
CHI LA DURA
LA VINCE
Permettete all’ultimo de’cittadini di mostrarsi, quale
egli fu sempre, non secondo ad alcun filtro nell’ amore
della patria italiana, e di dire a V, M. la verità, anche
a pericolo di spiacervi.
La politica degl’ indugi della nazione e delle lusinghe,
con la quale il ministero dei 29 gennaio, disuguale alle
necessità de’tempi, senza avvedersene ha portato fatal-
mente questo paese all’ orlo di un precipizio, e minaccia
di perderlo se V. M. non affida prontamente ad altri noc-
chieri la nave dello Stato , è là politica ancora in cui
sventuratamente si confida per trattenere gl’impeti gene-
rosi del popolo Napolitano, che mostrasi ardente del pio
desiderio di concorrere tosto ed efficacemente con tutte
le forze sue all’aiuto della pugnante Lombardia. ? Sire,
maledite a’ consigliatori di un si falso ed impotente si-
stema: dite loro altamente, che oggi la sola politica
possibile a* governi è quella della virtù e della schietta
verità; pena la propria distruzione. >
Condanna quindi l’autore della petizione la lentezza
e la puerile esitazione del ministero, il quale non vuol
prendere un partito decisivo a cagione di una protesta
di mera formalità fatta dall’ Inghilterra a Napoli con-
tro un intervento in Lombardia per parte di quest’ ul-
tima; indi soggiunge;
» L’ umanità deve farvi fremere di orrore al solo lon-
tano pensiero che le popolazioni lombarde potessero per
difetto di validi soccorsi rimanere esposte alla disperata
brutalità di feroce straniera soldatesca. Il loro sangue
ricadrebbe, o Sire, sul vostro capo, e chiederebbe ven-
detta a quel Dio che quest’ anno così visilbimcnte pro-
tegge 1′ Italia,
» Ne d’ingiustizia sentirebbe il nostro armato con-
corso, anzi non sarebbe che 1′ adempimento di legit-
timo debito, ora che V. M, ha già dichiarato agli altri
principi d’Italia di aderire alla Lega politica Italiana.
Benché i particolari patti di questa Lega non siano per
anco formati, pure nella sua massima fondamentale, di
già consentita, s’include ormai 1′ obbligo reciproco del
soccorso contro forestiero nemico. Oltre di che, dove
la comune sicurezza ed indipendenza ha gravi pericoli
a temere nella remota possibilità dcìla straniera vitto-
ria; ed è indubitato che gli effetti di questa non sa-
rebbero solamente esiziali per la Lombardia, ma al-
tresì più o meno per tutti gli altri governi della pe-
nisola; è forza ammettere in questi la più santa e le-
gittima necessità d’intervento, per quel naturai diritto,
che ogni Stato ha di provvedere per tempo alla pro-
pria conservazione. »
Dimostra quindi con sodezza e squisitezza di razio-
cinio , come sia per piacere all’ Inghilterra una inter-
venzione armata napolitana in Lombardia, anziché una
irruzione repubblicana di Francesi; quindi ripiglia:
? Da ultimo, chi oserà pur mettere in forze, se
giovi a principe italtano disertare nel momento del
supremo pericolo la causa comune d’Italia, l’appre-
stare con la propria inerzia il più manifesto aiuto allo
straniero oppressore, ed in far causa comune con lui?
Non » forse a questo solo misfatto di lesa nazionalità
che debbono i duchi di Modena e di Parma la perdita
stessa delle loro corone! ….. Se Italia soccombesse,
chi contener potrebbe ventiquattro milioni d’ uomini
dal gridarvi carnefice d’Italia !……………. .
………, Rigettate i timidi consigli; innalzate an-
che voi il grido di guerra: esso risuoni per tutte le
Provincie del reame, e risponda a quel grido che dalle
Alpi al Tronto già suona. Volino le schiere napolitano
sui campi Lombardi, e nel giorno del cimento non
permettete che fra le accolte bandiere italiane manchi
solo la nostra. »
Termina poscia con dimostrare l’obbligo sacro di
Ferdinando di unire le sue armi a quelle della Lega
Italiana contro lo straniero oppressore, e quanto sa-
rebbe più glorioso e mcn tristo il perire col resto
d’Italia, che serbarsi per vile codardia illesi dal co-
mune infortunio.
Avv. P. S. Mancini