La nobiltà e la plebe
LA NOBILTÀ E LA PLEBE
Italia, che dopo la malaugurata discesa di Carlo V,
non ebbe più di suo neppure il Vizio, dettesi ad imita-
re lo straniero in tutto che sapesse di novità, punto badan-
do se nelle novità il bene od il male si comprendesse; ed
i Nobili che la Corte di lui burbanzosi frequentarono, oltre
alle inocue stranezze che vi appresero, assai triste costuman-
ze d’oltremente né rendettero cittadine – Prima che queir Im-
peratore ne ammorbasse colla presenza sua, i Patrizzi Ita-
liani erano tollerantissimi col medio ceto ed amici alla ple-
be, la quale volontieri riguardavali e teneva siccome suoi
proteggitori; ma dacché la foriestiera corratela ne avvelenò
i cuori, la Nobiltà abusando il potere e la influenza, diven-
ne più presto che sostenitrice, intollerante gii ordini socia-
li a lei soggetta, i quali mano a mano che si discostaiano
dall’antico affratellamento, la presero ad abborrire cosi, che
col progresso di tempo, l’ra la Plebe e la Nobiltà, estremi
punti della civil compagnia, una barriera di l’erro si frap-
pose prepotente. ? D’ altra parte la Plebe rotta ad ogni
maniera di vizio, e per V Ozio preparatole dai governi ti-
ranni, e per le ree abitudini che contraeva nel cuor d un
consorzio crescente nella viltà del servaggio, isdeguosa di
affaticare in onesto lavoro e volendo ad ogni modo suto!la-
re i suoi molti bisogni ; avversò coloro che ebber faina
di danarosi, massime la Nobiltà in che tenne oguoia do-
vizie ed oltraootanza.
Coleste passioni funeste forono e sono le predilette ar-
mi dei nemici d’ Italia, i quali mentre soffiano ue.ll.’ auimo
de’Nobili la tema ed il terrore per qualsiasi movimento po-
polare , mentre fanno certi della mala intenzione della
plebe che trarrebbe partito dalle convulsioni politiche per
derubare ed uccidere, atizzano poscia il debole annuo del
popolo infiammandolo ad un feroce odio contro i Nobili,
dipingendoglieli come nemici suoi e tali da nou saper giam-
mai sacrificare uu obolo alla salute del popolo ?¦
Ciascun vede di per sé quanto gravide di terribili ef-
fetti sieno queste teorie infami dei nemici d’Italia, i qua-
li riposero e riporranno mai sempre il loro trionfo nelle
gare, nelle risse e nelle guerre fratricide che ci desolarono
o desolassero tuttavia. ______
Pert oc gì’ tulliani ai ogui ordine useranno senno una
volta, e dalle ripetute loro sventure trarranno argomeuto di
salvazione, renderanno nulle le arti pessime de’ scellerati
che attentassero alla loro redenzione, alla loro indipendenza.
1 tempi sono cangiati, e l’umano incivilimento proce-
dendo a gran passi, ha purgata la società di scandali dolo-
rosissimi che la rendettero miserrima. Grazie alla civiltà, la
tirannia de’Feudatarii è svanita, e con essa le inique gesta
dei Bravi; i due estremi sociali al dì d’oggi sono untissimi.
E in discendendo a Bologna, a me sembra che iiiopoituno
e forse ingiusto sia cotesto avvauzo d’ abbonimento reciproco
che havvi pur troppo fra Nobili e Plebei: periocché e gli
uni non hanno assolutamele pratiche che sono di consueto
compagne alle nobiltà d’altri paesi, e gli altri non sono
infamati totalmente nel vizio e nell’ignoranza pericolosa,
che altrove riscontriamo ?
1 Nobili di Bologna, quando pure il volessero, non
ponno avere le ree abitudini di quelli delle città ove ri-
sieda una corte, fomite di perdizione sociale: né i plebei
bolognesi ponno assuefarsi facilmente a dottrine sovversi-
ve , sendo essi lontani dai luoghi ove si fa mercato di re-
ligione e la abbietta superstizione si veste collo splendidis-
simo manto della divina fede. ?? E v’ ha di più: nobili e
plebei bologuesi vissero lungamente repubblicani e poco
volontieri patirono lo scettro papale di cui rigettarono trat-
to tratto 1′ insopportabile gravezza, e fu, egli è pur d’ uo-
po il convenirne, sorgente di social corruzione.
Per lo che io tengo per fermo, che se togliamo irai
Nobili alcuni di priucipii incorreggibilmente pertinaci, e
l’ralla plebe una mano di tristi uomini eh’ io non voglio
chiamare del popolo, perchè non ammetteudo speranza di
miglioramento, sono più presto bruti che uomini, la popo-
lazione bolognese è una delle più incivilite della Penisola;
sendoccuè il ceto medio che n’è la maggioranza, è affinato a ci-
viltà, e veramente amico alle libere istituzioni ed al progres-
so delle preponderanti idee?È desso che più volentieri sì
sobbarca ad ogni sacrificio, non avendo in sé la paura e la
ritrosia de’Nobili, nò l’inconsideratezza o gl’indiretti fi-
ni di taluno della Plebe.
Ma per vero dire i Nobili Bolognesi hanno drit-
to alla gratitudine della plebe, perrocchè non v’ ha città
che così in abbondanza conti tante Opere di Beneficenza
pari a Bologna. Così fossero beue amministrateI 1 Nobili
vedrebbero miglior frutto delle largizioni de’ generosi loro
Antenati, e la Plebe avrebbe più a lodarsi delle pubbliche
beneficenze.
Vedremo se il nuovo Governo porrà riparo a tanti scan-
dali e se le proprietà del povero saranuo, quale si debbe,
tutelate ! t
Del resto, fralla Plebe e la Nobiltà, potrebbesi di leggieri
divenire ad un felice conubio quando questa si addimo-
strasse proclive al ni uovi mento democratico sostenendo-
lo coi mezzi che sono in lei, e quella desse pegno di
matura civiltà coir allontanarsi da ogni sorta d’eccesso, che
la ponesse iu diffidenza appo i Nobili e non meno appo gli
altri ordini de’ concittadini.
Offra adunque volonterosa la Nobiltà il suo morale ap-
poggio , e la Plebe dia la sua persona a favor della patria;
e così nella gara generosa ricordando ciascuno d’ essere fi-
gliuoli ad una comune madre, sparirà la mostruosa linea
di democrazione e con essa gli odii ed i rancori.
E per poco io dimando ai Nobili; che vi resta a fare
oggi, se non se a secondare degnamente la grande rivolu-
zione sociale per salvarvi dagli svariati mali che ad ogni
modo, soggiacendo Italia, u voi pria che ad altri de-
riverebbero?
Credete Voi che l’Austriaco non ripeterebbe a millan-
ta la Pirateria testé usata nelP infelice Ferrara , se gli
riuscisse di domar 1′ Unghero e ragunare armati per inon-
dare le città nostre? Forse ve la dareste a gambe. Sperate
nella fuga’:1 E di grazia dove ricovrarvi ? In Europa no
perchè ella è tutta un Cratère erutante per ogni lato. In
America l’orse? E le vostre robe? Ah, la fuga non sarebbe
il partito da addottare ve lo accerto! Non è egli meglio
per voi lo amicarvi la plebe provvedendo, ai mezzi di ag-
guerirla perchè possa accorrere sollecita alla difesa delle
vostre vite e delle vostre sostanze?
Alla Plebe poi non so che cosa resti fuori la speranza che
gli altri ordini cittadini vogliauo dischiuderle uua onorata
carriera che giovi i provvedere degnamente a’suoi biso-
gni: non resta alla plebe altro scampo che affidarsi a’ Ma-
gistrati tutori de’suoi sacrosanti diritti, perchè colle nuove
franchigie repubblicane possa ella godere di quei beni che
finora le furono niegati.
Se la Plebe giaque nell1 ignoranza e nell’ oblio , oggi
potrà risorgere ad una vita morale in cui il cuore e la mente
le saranno educati: se la plebe non poteva finora aperta-
mente parlare il vero, oggi lo può e lo potrà in seguito
quando saranno assodate le sue istituzioni.
E per conseguir tante felicità altro alla plebe nou re-
sta che mostrarsi col fatto anzicchè con parole, proclive a
virtù ed abbonente dal vizio: finalmente altro non resta
alla plebe che d’essere onorata sotto tutte le forme, sotto
tutti gli aspetti, sotto tutte le condizioni.
Le ciancie o Plebe carissima, svaniscono qual fumo al
vento: vi vogliono opre e queste da te sola non puoi con-
durre ad effetto. Ora, perchè senza danaro nou si fa nulla
in questo Moudo , così senza 1′ aiuto degli altri ordini so-
ciali , la plebe non può che perire. Così siccome la guerra
non si fa senza uomini, nou si fa nemmeno senza danari;
quindi è che le Nazioni hanno d’uopo dell’armonia di tutti i
ceti per rendersi grandi al di dentro e temute al di fuori.
Nobili, Cittadiui e Plebei siamo tutti fratelli; e poiché per
la grazia di Dio e della Costituente si è proclamata la Ile-
pubblica che ci pone tutti ad un medesimo livello , dove*
ri e diritti sociali a tutti incombono ugualmente: i Nobili
difendano i diritti della Plebe, la Plebe si guardi dal pre-
varicare ai doveri suoi, e il ceto medio del civile consor-
zio resti a Moderatore fra gli estremi perchè l’uno né l’al-
tro trasmoda
Se porteremo tutti una pietra con che edificare la Na-
zionalità alla quale miriamo, ella anzicchè una chimera sa-
rà un fatto degnissimo, luminosissimo, da’tramandare ai Ne-
poti che ci benediranno.
B. DEL VECCHIO.
BOLOGNA. TIP. EORTOLOTTI DAI CELESTINI.