Relazione dettagliata sullo stato presente della città di Verona e barbarità usate da Radetzky

RELAZIONE DETTAGLIATA
SULLO STATO PRESENTE DELLA CITTÀ DI VERONA
E BARBARITÀ USATE DA RADETZKY
La città di Verona, che sotto Napoleone non era
considerata città di fortezza, gli austrìaci la fortifica-
rono in modo da renderla una delle fortezze di primo
rango.
Le fortificazioni di Verona si estendono al pari di
quelle di Mantova, per circa cinque miglia di cir-
conferenza , e se quella città ha il vantaggio di avere
tre laghi che la circonda, questa ha i monti attorno
tutti fortificati in modo da tener allontanato qualun-
que poderoso esercito.
Le fortificazioni di Verona sono composte di bastio-
ni , terrapieni, torrioni, casematte , vedette, trince-
Tamenti e fosse larghissime attorno alle mura.
Al momento che si ritirò Radetzky in Verona, e
che Carlo Alberto vi si avvicinava, questa città era
presidiata di 280CO uomini circa fra cavalleria e fan-
teria ; innumerevole poi era l’artiglieria.
Un’immensità di carriaggi andava e veniva dalle
fortezze alla città, il movimento era imponente. A
tali preparativi molti cittadini, dei più doviziosi, la-
sciarono la città. Fu emanato un avviso che entro 24
ore dovessero partire tutti i forestieri; si procurava
di far entrare viveri da qualunque parte si potevano
avere, e i cittadini pensavano di fornirsi al bisogno
per le loro famiglie. Stretta Verona da blocco da Car-
lo Alberto, il generale Radetzky, cominciò ad usare
di quelle solite barbarità che ricordar possono i tempi
di Attila. Furono posti in ostaggio molti de’primarii
e rispettabili cittadini, rigorosamente furono seque-
strate tutte le armi nelle famiglie, e molti individui
Tennero fucilati perchè tentarono nascondere qualche
arma a propria difesa. Tutti i commestibili che po-
terono ritrovare nelle famiglie li trasportarono nei ma-
gazzini militari, nonché il carbone e le legna , ed ogni
famiglia è costretta giorno per giorno munirsi di un
buono sottoscritto da una commissione presieduta dal-
lo stesso Radetzky per ricevere quella porzione di vito
che abbisogna appena per gl’individui ‘componenti
ciascuna famiglia. Obbligo prescritto è di tenere tutte
chiuse le botteghe. Proibito rigorosamente di forma-
re unioni per le strade più di tre persone ; al suono
dell’Ave-Maria tutti i cittadini devono essere ritirati
nelle loro case; tutte le finestre , nella notte, devono
essere chiuse, con rigorosa proibizione di aprirle nel
corso della notte. Una infinità di pattuglie battono le
strade della città, e spiano qualunque movimento fa-
cessero i cittadini. Molte delle chiese sono state ri-
dotte a stalle per la cavalleria, Ira le quali s. Ber-
nardino; s. Eufemia è ridotta ad ospitale militare;
quella di s. Lucia è piena di carriaggi; in quella di
s. Maria della Scala fu fatto deposito di fieno e di
paglia ; e molte altre ridotte al servizio delle truppe.
A tutto il corso del Brà sono stati levati i sassi, e
molte barricate si sono costruite per difendersi dal
cannone ; molte case vicine a Porta Nuova sono state
demolite.
La Porta Vescovo, altra porta principale, è dop-
piamente fortificata ed ingombra di pallizzate. Pel
Ponte delle Navi è tolto il passaggio, ed è formato
invece un ponte provvisorio, onde al momento spez-
zarlo ; ed è proibito a chiunque di trapassarlo, es-
sendo munite le due estremità di cannoni e sentinelle
onde togliere la comunicazione ai cittadini dall’una
all’altra parte della città. Castel Vecchio che si di-
ceva demolito è invece fortificato in modo che se le
truppe dovessero fare una ritirata troverebbero rico-
vero là dentro per far nuova resistenza ; ed i canno-
nieri sono sempre colla miccia accesa pronti a far
fuoco sulla città in caso di sommossa.
Il Palazzo Giusti, dov’è alloggiato il generale Ra-
detzky , è tutto contornato di guardie ; due cannoni
vi stanno sulla porta e ad ogni finestra vi è una sen-
tinella. Nessun cittadino può passare davanti a que-
sto palazzo se non alla distanza di venti passi ; tanta
è la paura che regna in questo barbaro uomo. Il suo
stato maggiore è situato nel contiguo palazzo. Un an-
dirivieni di ordinanze passano da un palazzo all’altro
con tutta segretezza. Tutto è misero in Verona, e per-
fino è proibito ai soldati di guarnigione, e special-
mente agli italiani, di parlare coi cittadini, e di in-
trodursi nelle osterie.
Su molti punti della città, e specialmente sulle
maggiori piazze, vi sono posti dei cannoni, e i can-
nonieri sono sempre colla miccia accesa.
Tutte le truppe sono confinate entro le casematte
delle fortificazioni ; molti picchetti di cavalleria fan-
no delle scorrerie per la città, per “spaventare i cit-
tadini.
Il generale Radetzky per sempre più intimorire i
cittadini fa sparger la voce di essere fermo e irremo-
vibile nell’opinione di non cedere Verona se prima
non la vede un mucchio di cenere, e si dice che mol-
te contrade sieno minate. Le truppe che non sono
acquartierate nelle fortezze, sono fortificate nell’A-
rena. E proibito suonare per qualunque titolo le cam-
pane , e in molte chiese è proibito per ordine del ge-
nerale Radet/.ky di celebrare la Santa Messa. Questo
perfido ed inumano uomo non fa che commettere 0-
gni giorno nuove iniquità. Ha fatto carcerare da cir-
ca sedici Sacerdoti, molti de’quali erano accorsi ad
assistere nelle agonie i moribondi, e ad ajutare i fe-
riti nell’attacco dei primi giorni di questo mese;fe-
ce pure carcerare il padre molto Rev. P. Frane. Be-
venuto da Bergamo, attuale provinciale dei Padri Ri-
formati in S. Michele di Venezia , dopoché questo Pa-
dre gli ha cesso il Convento Vecchio e Nuovo di Ve-
rona, e quanto aveva di vivande o legna ec. ec, fi
dovette nascondere un pò di farina gialla e pochi fa-
giuoli in un sepolcro per alimentarsi miseramente;
carcerò quel Padre che per lo innanzi dimostrava
molta stima a segno che il dì di Pasqua lo obbligò
a celebrar messa solenne nella Chiesa del Cimitero ,
presente il tiranno, lo stato maggiore e un numero
stragrande di soldati.
Tali e tante sono le iniquità che commette questo
uomo che perfino gli stessi suoi ufficiali dimostrano il
mal contento, e i Veronesi nutrano ferma speranza
che se non gli verrà tolta la vita , come più volte fu
tentato, sarà costretto cedere la città, regnando nelle
sue truppe il mal contento e la insubordinazione,co-
me lo dimostrò lui stesso nelle lettere scritte di pro-
prio pugno e ritrovate nelle mani dei due corrieri ar-
restati fra Mantova e Verona, le quali facevano co-
noscere come la pugna dei giorni scorsi fosse stata
per le sue micidialissima, vi si lodava il valore delle
truppe Piemontesi, e si compiangeva la morte di un
generale, due colonelli, due maggiori e di molta uf-
fizialità, e quel che è peggio che le truppe non han-
no fiducia nei suoi superiori, né vedono favorevole il
termine di questa guerra.
UN VERONESE.
(Ristampa) Padova nel Maggio 1848. Tip. Bianchi. Bologna Tip. della Colomba. ? Imp. P. Caj. FelcUi 1. S. 0.

Condividi
Estremi cronologici: 1848 maggio
Segnatura definitiva: MRI0501
Descrizione fisica: c. 1
Dimensioni: 32X21,5 cm
Colore: bianco e nero
Tipografo (ente): Bianchi, tipografia. Padova
Lingua della documentazione: italiano
Descrizione del contenuto: Incipit: La città di Verona, che sotto Napoleone non era considerata città di fortezza...
Extent_const: 1
Extent_qt: c.