Alle donne bolognesi
ALLE DONNE BOLOGNESI.
La patria ora versa in uno di que’ periodi solenni che di raro accadono nella vita delle nazioni.
É uno di que’ periodi in cui i padri nostri dichia-
ravano la cosa pubblica in pericolo e proclamavano
una dittatura. Allora in quelle anime antiche si rac-
coglieva tutta 1′ energia che rompeva in tale un im-
peto da sfondare le coorti dei barbari e ribattezzare
con un lavacro di sangue nemico la Repubblica do-
minatrice dell’ universo. Ma a que’ tempi quando il
terreno sacro era calpestato dagli avversari e minac-
ciavasi la eterna città, tutti concordemente si strin-
gevano intorno alle aquile Romane stretti in legio-
ni j e non eravi cittadino che non prendesse parte
in ogni guisa e con ogni studio al sublime commo-
vimento. Così sit salvava allora la Repubblica ; così
si diffondeva la gloria dei Quinti. Noi rammentiamo
spesso le virtù de’ padri nostri. Molti voglion cre-
dere che noi siamo nipoti degeneri, immeritevoli
anche del raggio che per riflesso circonda le nostre
fronti. Dio ora ci consente le giornate dei pericoli
e della gloria; ora potremo mostrare che i nostri
nemici sono mentitori ; che in noi non è morto l’im-
peto meraviglioso che sparse e diffuse per tutta la
terra il nome di Roma. Abbiamo detto altre volte
che tutti debbono sacrificare tutto alla patria; che
senza questa potenza di sacrifizii è inutile ritentare
novellamente la sorte , che senza questa concordia
sublime e nazionale di leggeri ricadremo nell’ antico
disonore colla certezza di lasciare in eredità ai no-
stri figli fino alla settima generazione il servaggio e
quello che è peggio una storia di viltà e di cadute
disonorevoli. E noi ripeteremo questo finché non si
dovrà abbandonare la penna per riprendere il fucile.
La patria ora ha bisogno di tutti; abbiamo detto:
dell’ oro, del braccio e dell’intelligenza; ma ben-
ché possa sembrare ad alcuni non del tutto vero,
aggiungiamo che ella ha pur sommamente bisogno
delle Donne Italiane, perche ad esse fu donato da
Dio tale un tesoro d’ affetti che vai bene a commo-
vere un popolo perché sorga e liberi una volta la
terra lieta di luce e di fiori dall’ infame influenza
degli stranieri. E ci rivolgiamo specialmente a voi
donne di Bologna cui il Signore concedette in dono
tanto riso di bellezza e tanta luce di affetti. Questa
nostra patria comune fu detta dai poeti l’Eden del-
l’occidente, voi i suoi angeli: voi nei primi giorni
delle nostre rivoluzioni avete risposto con un grido
di gioia all’ inno della risurrezione, dalle case ma-
terne avete agitata all’ aria la vostra ciarpa tricolo-
re ; ed in mezzo a tante esultanze di moltitudini rin-
nate vi parve più bello l’amore; vi parvero più
cari e decorosi i vostri figli e gli amanti perchè a-
veano sul petto la coccarda nazionale ed al fianco la
spada del soldato cittadino. E nei giorni della infe-
lice crociata nell’ ora terribile dell’ addio voi vi mo-
straste forti, sorridenti quasi; e senza lagrime avete
veduto partire i vostri cari perchè Dio vi confortava
e più che 1′ amore di famiglia ha potuto 1′ amore
della patria. Poi venne la sventura, ma un anno di
sventura potrà corrompere o invilire 1′ animo di una
donna Italiana ?
In Roma addì 19 del mese corrente alle pa-
role evangeliche di Mazzini dalla tribuna serbata al-
le donne cadde una pioggia di fermagli, anelli, pen-
denti di ogni femminile ornamento ; mostrando così
quelle nobili creature che il miglior fregio per una
nostra donna deve essere il nome di cittadina Ro-
mana. Chi meglio della donna può inteder la virtù
dei nobili sacrifizii, se la sua vita non è altro che
un continuato ed eccelso sacrifizio? Voi gentili don-
ne di Bologna, imitate le sorelle di Roma; non so-
lo nei doni improvvisati degli anelli e dei fermagli,
ma col cooperare seco loro perchè 1′ entusiasmo na-
zionale splenda una volta per Dio in tutta la sua
potenza meravigliosa, né si consumi in vane appa-
renze o si perda nella baldanza degl’ inni. Inevita-
bili sono le giornate della battaglia. Ritessete le cro-
ci tricolori e te patrie bandiere ; ponete sul petto
del vostro soldato una ciocca di capegli, ma anche
al suo fianco una spada e sulle spalle un fucile; né
vogliate piangere e snervare la sua anima cupida di
volare sul campo e dite a lui che lo schiavo non
può amare, che sul capezzale del talamo siederà la
paura finché si aggireranno bande di assassini per
le terre italiane: innumerevoli vostre sorelle piango-
no in segreto chiuse nei più intimi ambulacri delle
loro case occupate da stranieri, piangono o un’on-
ta che nessuno potrà cancellare; o la morte miseran-
da di un loro diletto, e tutte la caduta delle patrie
libertà per cui aveano donato nei giorni della lotta
tutti i loro più cari ornamenti, fino le lunghissime
treccie , cura così diletta della donna. Voi donne
della Repubblica mandate a liberare quelle vittime,
perchè se non si affretta la giornata in che esse sie-
no redente, quelle fragili creature moriranno; però
che sia troppo lunga la desolazione e l’agonia. Don-
ne di Bologna, interrogate solo il vostro cuore, non
vi persuadano le vane paure e le arti degli indiffe-
renti o dei nemici; il vostro cuore vi dirà che san-
tissima è la causa nostra, necessario il sacrifizio;
così adoperando rianimerete la città che disputa o
dorme fra il commovimento di Europa. Non abbia
un sorriso da voi non un guardo 1′ inerte che eter-
namente vi passeggia davanti; non abbia , o madri,
una carezza il figlio il quale meglio della gloria del
campo , ama seppellirsi nell’ ozio ed addormentarsi
sul petto della cortigiana. Voi non dovete, o donne,
mettervi in disparte. Ogni uomo subisce un’ influen-
za da voi. Avete dunque in mano la potenza della
grazie, irresistibile potenza: adoperatela una volta pel
bene della patria. Sta in voi, se veramente siete cre-
denti, sta in voi di rianimare i dubbiosi, redimere
i vili e gli uni e gli altri congiungerli cogli animo-
si. Ogni legione porterà il nome della cittadina che
meglio si distinse tessuto sopra la sua bandiera : se
le nuove bandiere presto non spiegheransi^ se pre-
sto le legioni nostre non marceranno all’ Isonzo o
nel Tirolo; gran parte della infamia comune ricadrà
pure sopra di voi.
Bologna 24 Marzo 1849.
(Estratto dal 9 Febbraio.)