Guerra e denari

GUERRA E DENARI
L’eroica Milano ha detto » Cacciamo prima i
barbari, la nazione italiana poi deciderà sui des-
tini della madre comune » Sublime parola e che
vorremo penetrasse nell’ animo di tutti i nostri
fratelli. E quando noi proponemmo che le volon-
tà di tutti si riunissero nel pensiero di una gran
Dieta federale miravano a questo scopo. Niuno sta-
to, niuna città italiana pensi a costituirsi defini-
tivamente come se fosse un corpo sociale isolato:
gì’ interessi particolari devono essere strettamente
legati al generale. Là dove si trovarono Principi
che o andando innanzi ai desideri dei popoli o se-
condando Io slancio dell’ universale entusiasmo
patrio corsero animosi alla gran lotta decisiva
delle nostre sorti future, stiano i popoli stretta-
mente uniti ad essi, e rialzino i loro troni vacil-
lanti sopra nuove e solide fondamenta. Là dove
si trovarono Principi così stupidi e tristi da pre-
ferire il bacio di un generale Croato all’ applauso
del loro popolo sicché nel giorno della vittoria
popolare la vergogna li costrinse a fuggire, si
stabilisca un governo provvisorio, e questo spo-
gliandosi d’ ogn’ interesse municipale non guardi
né ad ingrandimento di territorio, né a forma
stabile di Governo. Alla Dieta italiana la gran de-
cisione. Il Palladio, la gloria, la potenza d’Italia
stanno nella sua Dieta formata dai deputati scel-
ti liberamente dalle diverse assemblee dei rap-
presentanti del popolo che si vanno ora riunen-
do in ogni stato italiano, e convocata in Roma
sotto gli auspicj di Colui nella cui anima pura da
ogni macchia Iddio inspirò la idea di rigenerare
questa nazione.
Intanto non si pensi che alla guerra: ma già
1′ anima nostra esulta mirando in ogni angolo d’ I-
talia sorgere le armate come per incanto. Dove
stava tanta gioventù che oggi corre animosa alle
battaglie ? L’ozio, il teatro, il giuoco la tenevano
occulta; i piaceri 1′ avevano infiacchita; la tiran-
nide era giunta a sopire in lei ogni sentimento
generoso; ma si riscaldò appena a un raggio di
libertà, ma udì appena risuonare all’ orecchio il
magico nome d’Italia., e surse tutta dall’ abiezio’
ne, e si vada, disse., a morire, si vada a lavare
col nostro sangue 1′ onta della passata servitù. Oh
non resti inutile tanto sacrifizio ! Oh non venga-
no gì’ interni nemici della patria a paralizzare
coli’ inerzia o a distruggere con infernali trame
la opera della nostra libertà così bene iniziata
dalla gioventù italiana, e da coloro che sacrifica-
rono tutto per preparare i tempi presenti ! Esi-
ste pur troppo in mezzo ad ogni stato italiano
una congiura permanente, tenebrosa , attiva, in-
stancabile di uomini iniqui, pei quali la tirranide
interna sarebbe un balsamo consolatore e il ri-
torno della barbarie austriaca 1′ aurora di giorni
felici pei quali il santo grido di patria è voce
maledetta, la benedizione di PIO IX oggetto di e-
terna esecrazione. Ogni mezzo è buono per co-
storo purché si arrivi a spegnere ogni virtù citta-
dina, ogni gloria patria.
A costoro si devono gli errori di alcuni Principi
italiani, i delitti di altri: a costoro 1′ agitazione
insensata delle masse ignoranti, e i tentativi di
anarchia, e i pericoli di una guerra civile. A co-
storo la miseria del popolo,, la mancanza del da-
naro. 1′ arresto del commercio, le paure, i falsi
allarmi, e tutto quello in fine distrugge la fiducia
che paralizza 1′ industria, e che muove la dispe-
razione di chi ha fame, e non trova lavoro.
Non si perdoni a costoro: sono nemici tanto
più terribili quanto più nascosti: all’ austriaco ar-
mato puoi opporre gli eserciti e combatterlo: alJ
le arti vili e subdole di costoro cosa può oppor-
si ? Non vi è che un mezzo. Svelare le loro tra-
me, portarli innanzi al tribunale supremo della
pubblica opinione. Si tratta della patria salvezza:
si tratta di creare una nazione libera, forte e
gloriosa, o di ricadere nell’ obbrobrio della schia-
vitù fatti scherno dello straniero, sepolti per sem-
pre senza speranza di risorgere.
0 voi che sospirate il ritorno di un passato fu-
nesto tanto all’ Italia, o voi che salendo sulle al-
te torri guardate se dalle alpi scendono ancora i
reggimenti viennesi, croati, cosacchi che sognate)
le aquile a due teste e gli orsi nel Word, non vi
lusingate di restare nelle tenebre- Il popolo vi
conosce , e se giungeste a celarvi, e se credete
d’ ingannarlo vestendovi col manto di liberali, la
stampa vi strapperà la maschera. Esposti ad una
chiara luce voi cadrete nel nulla; il gufo aprì mai
gli artigli alla faccia del sole?
E voi che racchiusi in un freddo egoismo chiu-
dete nelle casse ferrate i vostri tesori, e togliendo
d’ intorno a voi ogni apparenza di lusso vi chia-
mate poveri per non dare lo scudo alla cassa del-
la patria, allontanatevi dalla società, partite dal-
l’ Italia^, rifugiatovi fra 1 popoli abbrutiti dalla
servitù; ma fate presto, perchè fra poco difficil-
mente ne troverete più in Europa. Perchè conta-
minate con la Vostra presenza questa terra in cui
rivivono tante virtù, in cui ogni sacrifizio nasce
spontaneo dal cuore, in cui i popoli fanno a gara
per rendersi onorati e immortali? Fuggite. La
pazienza popolare ha un limite; guai se ne arriva
a superarlo, guai se la bassezza delle vostre vili
passioni giunge a mettere in pericolo la santa
causa che oggi si difende, e questo accadrebbe se
mancassero i mezzi neccessari alla guerra. Quel-
l’oro che chiudete geloso sarà la vostra ruina. Leg-
gete la storia; e se 1′ anima vostra per celeste pu-
nizione è chiusa ad ogni sentimento generoso, se
la fonte dei piaceri morali e diseccata nel vostro
cuore, vi muova almeno quell’ interesse di con-
servazione che tanto vi domina. Nei gravi perico-
li in cui si trova la patria credete voi che non
si ricorra alfine ai mezzi violenti? Si arrestò mai
un popolo a meschine considerazioni quando si
tratta di essere o di Aon essere? E perchè volete
trascinare questo popolo ad abbandonare le vie
legali? Perchè volete che ricorra alla forza come
alla sola ancora di salvezza?
Un dovere sacro ci spinge a consigliarvi per il
vostro bene: V amore dell’ ordine ci condurrà a
cercare ogni via per calmare le passioni bollenti
delle moltitudini: ma se voi stessi invece di porre
un riparo aprite la via al torrente che si avanza,
se audaci incorregibili lo sfidate, noi incrociando
le braccia ripeteremo il sublime motto dei popoli
nel medio evo » Lasciate fare, è la vendetta di
Dio che passa »
P. STERBINI
BOLOGNA TIPOGRAFIA TiOCCHI,

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Estremi cronologici: s.d.
Segnatura definitiva: MRI0603
Descrizione fisica: c. 1
Dimensioni: 43X28,5 cm
Colore: bianco e nero
Autore: Sterbini Pietro
Tipografo (ente): Tiocchi, tipografia. Bologna
Lingua della documentazione: italiano
Descrizione del contenuto: Incipit: L'eroica Milano ha detto «Cacciamo prima i barbari, la nazione italiana poi deciderà sui destini della madre comune»...
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