Nota indirizzata a nome del Pontefice dal cardinale pro-segretario di stato a tutte le potenza

NOTA
Indirizzata a nome del Pontefice dal Cardinale pro-segretario
di Stato, a tutte le Potenze.
Sua Santità fino dai primi giorni del suo pontificato
non ha avuto altro in vista che di prodigare benefici a
tutti i suoi sudditi , e secondo i tempi di prò vedere al
loro maggior bene. Così dopo avere pronunciato le parole
del perdono sopra quelli che a cagione dei delitti politici
erano esiliati o si trovavano in carcere, dopo avere isti-
tuita la Consulta di Stato e il Consiglio dei ministri, aven-
do sotto P imperiosa necessità delle circostanze accordato
istituzione della guardia civica, una nuova legge per
un’ onesta libertà di stampa e finalmente uno statuto fon-
damentale per gli stati di Santa Chiesa, S. S. aveva ben
diritto alla riconoscenza che dei sudditi dovevano a un
principe che non li riguardava che come figli, e non pro-
metteva loro che un regno d’ amore. Ma ben diverso fu
la riconoscenza eh’ egli ebbe di tanta bontà e d’ una sì
prodiga condiscendenza. Dopo corte dimostrazioni, applau-
si, dimostrazioni fattegli da quelli che avevano già in animo
le più colpevoli intenzioni ( e che il S. Padre si studiò di
far cessare con tutti i mezzi che gli suggeriva il suo cuore
paterno ), bentosto egli raccolse il frutto amaro dell’ in-
gratitudine.
Spinto dalla violenza effrenata di una fazione a entra-
re in guerra contro 1′ Austria, egli si trovò costretto di
pronunziare un’ allocuzione nel concistoro del 29 aprile
dell’ anno scorso, allocuzione, nella quale dichiarò al mon-
do intero che il suo dovere e la sua coscienza non pote-
vano consentire a questa guerra. Fu allora che le trame
preparate in antecedenza scoppiarono in aperti attentati
contro 1′ esercizio dei suo pieno e libero potere, forzando-
lo a separare il ministero di Stato in ecclesiastico e civile,
divisione eh’ egli non ha mai riconosciuto. Per altro il
S. Padre sperava che, ponendo nei diversi ministeri per-
sone capaci e amiche dell’ ordine, le cose potrebbero
prendere un miglior andamento , e eh’ egli vedrebbe ar-
restarsi in parte i mali che già minacciavano. Ma un pu-
gnale omicida , guidato dalla mano di un assassino, ruppe
colla morte del ministro Rossi , le speranze che il S. Padre
aveva concepito. Questo delitto , esaltato come un trionfo,
inaugurò impudentemente , il regno della tirannide. 11
Quirinale fu attorniato di genti armate; ebbero luogo ten-
tativi d’ incendio ; colpi di (beile tirati contro gli apparta-
menti che occupava il Sovrano Pontefice ; e il S. Padre
ebbe il dolore di vedere uno de* suoi segretari cader vit-
tima degli aggressori. Finalmente si volle forzare il palazzo
col cannone, mentre rifiutava di ammettere il ministero
che gli si voleva imporre.
Avendo dovuto per una serie di fatti spaventevoli,
come ciascuno sa, cedere alla iolenza della forza, il
Pontefice si vide nella dura necessità di allontanarsi di
Roma e dallo stato pontificale, alfine di riavere la liberta
che gli era tolta , e di cui doveva godere nel pieno usa
di sua potenza suprema. Per una disposizione della divino
Previdenza egli si ritirò a Gaeta , ed accolto dall’ ospitaa
lità d” un principe eminentemente cattolico , attorniato d-
una gran parte del sacro Collegio e dei rappresentanti da
tulle le potenze , colle quali egli è in amichevoli relazio-
ni , egli non tardò punto un momento a levare la voce
e a proclamare , neiP atto pontificale del 27 novembre
uh imo , i motivi di sua separazione momentanea dai suoi
sudditi, la nullità e l’illegalità di tutti gli atti emanati dal
ministero sorto dalla violenza^ e a nominare una com-
missione di affari pubblici durante la sua assenza
da’ suoi Stati
» Senza avere alcun riguardo alla manifestazione
dei voleri del Santo Padre e pervenendo con pretesti
menzogneri ad ingannare sul loro valore la moltitudine
inesperta , gli autori delle sacrileghe violenze passarono
ad attentati più colpevoli arrogandosi i diritti , che non
appartengono che al sovrano, coli’ instituire un illegit’
timo fantasma di governo sotto il nome di giunta prov-
visoria e suprema di Stato. Contro questo grave e sacri-
lego misfatto il S. Padre ha protestato , col suo atto del
15 dicembre passato, in cui egli dichiara che una tale
giunta di Stato non è altro che un’ usurpazione del po-
tere sovrano e non può avere alcuna autorità.
w Sperava il Santo Padre che siffatte proteste richia-
massero i suoi sudditi traviati al loro dovere di fedeltà ed
obbedienza ; ina , al contrario , un nuovo e più mostruo-
so atto
convertendoli in caserma ad uso della milizia la più indi-
sciplinata , ammasso di rifuggiati e scellerati di stranieri
paesi ; questi sciagurati hanno voluto ridurre la capitale
del mondo cattolico, la sede dei Pontefici a non essere
che un nido d’ empietà distruggendo, se fosse possibile
1′ idea slessa della sovranità di colui, che la divina Prov-
videnza ha posto al governo della Chiesa universale, e che
per esercitare liberamente questa autorità ; che gli appar-
tiene su tutto f universo cattolico, gode d’ uno stato co-
me patrimonio della Chiesa.
** Alla vista di tale desolazione e mina il Santo
Padre non ha potuto non rimanere profondamente afflitto
nello stesso tempo eli’ egli era commosso dalle grida de5 suoi
fedeli sudditi, che reclamavano il suo aiuto e soccorso per
essere liberati dalla più atroce tirannia.
» Sua Santità , come è noto , poco dopo il suo ar-
rivo a Gaeta alzò la voce il 4 dicembre p. p. e s’indi-
rizzò a tutti i sovrani coi quali è in relazione partecipan-
do loro il suo allontanamento dalla sua capitale e dallo
Stato pontificale, le cagioni che P aveano determinato, ed
invocò la loro protezione per la difesa dei domini della
Santa Sede. Egli ha la dolce soddisfazione di dichiarare
che ha ricevuto le più affettuose risposte, e che tutti i so-
vrani F hanno assicurato eh’ essi prendevano la parte più
viva alle sue afflizioni alla sua situazione penosa, gli atte-
stavano le più favorevoli disposizioni, e gli esprimevano
nello stesso tempo i sentimenti più profondi di devo-
zione e attaccamento.
« Neil’ aspettativa di sì benigne e generose disposi-
zioni , e mentre che S. M. la regina di Spagna con tan-
ta sollecitudine provocava un congresso delle potenze cat-
toliche per decretare i mezzi più pronti per ristabilire il
Santo Padre nei suoà Stati e nella piena sua libertà ed
indipendenza ? proposta a cui aveano aderito alcune po-
tenze cattoliche e per la quale si aspettava 1′ adesione
delle altre : è cosa ben trista il dire che gli affari dello
Stato Pontificale sano rimasti in preda ad un incendio
devastatore , ed abbandonati ad un partito sovversivo
d’ ogni istituzione sociale, il quale sotto speciosi pretesti
di nazionalità ed indipendenza non ha niente trascurato
per toccare il colmo della iniquità.
» 11 sedicente decreto fondamentale emanato il 9 di
questo mese dall’ Assemblea Costituente Romana è un
atto che sente in tutto del più nero tradimento e della
più abbominevole empietà. Ei dichiara in particolar modo
il Papato decaduto di fatto e di dirito dal Governo tem-
porale dello stato Romano , proclama una Repubblica , e
un altro decreto ordina la distruzione degli Stemmi del
S. Padre. S. S. vedendo così oltraggiata la sua suprema
dignità di Pontefice e Sovrano ha protestato al cospetto
di tutte le potenze , di tutte le nazioni, e di lui li e di
ciascuno de’ cattolici del mondo intero contro questo ec-
cesso d’ irreligione, contro un delitto sì violento di spo-
gliazione de’ suoi diritti imprescrittibili e sacri. Se a que-
slo attentato non tien dietro una pronta riparazione il
soccorso non giungerebbe che quando gli Stati della
Chiesa oggidì in preda ai loro più accaniti nemici sareb-
bero compiutamente ridotti in cenere.
» E perciò che il S. Padre avendo esauriti tutti i
mezzi che erano in suo potere , spinto dal dovere che lo
stringe in faccia di tutto il mondo Cattolico, di conser-
vare nella sua integrità il Patrimonio della Chiesa e la
Sovranità che vi è annessa come indispensabile per man-
tenere la sua piena libertà ed indipendenza di Capo di
questa Chiesa ; commosso quindi da’ gemiti degli uomini
dabbene che domandano altamente aiuto e soccorso e che
non possono sopportare più a lungo un giogo di ferro ed
una mano tirannica, jl S. Padre si rivolge di nuovo a
quelle medesime potenze e specialmente a quelle che so-
no cattoliche, e che, con una sì grande generosità di
cuore e in modo non equivoco hanno manifestata la lo-
ro deliberata volontà di difendere la sua causa 9 tenendo
per fermo che vorranno concorrere colla più viva solleci-
tudine col loro intervento morale, a ristabilirlo sulla sua
sede e nella capitale di quei dominii che gli sono stati
costituiti per mantenere la sua piena libertà ed indipen-
denza e che sono garantiti d’ altronde da tutti i trattati
che formano la base del diritto pubblico Europeo.
» E poiché l’Austria , la Francia, la Spagna e il
regno delle due Sicilie si trovano per la loro geografica
posizione in istato da potere prontamente concorrere col-
le loro armi a ristabilire nei dominii della S. Sede P or-
dine turbalo da un’ orda di settarii, il S. Padre confi-
dandosi all’ interesse religioso di queste potenze figlie
della Chiesa, dimanda con una intera sicurezza il loro
intervento armato per liberare principalmente lo Stato
della S. Sede dalla fazione de’ miserabili, che vi esercita-
no con tutte le sorte di delitti il più atroce dispotismo.
« In questa sola maniera potrà essere restaurato l’or-
dine negli Stati della Chiesa, e il S. Padre ristabilito nel
libero esercizio della sua suprema autorità , siccome il ri-
chieggono imperiosamente il suo augusto e sacro caratte-
re , gP interessi della Chiesa universale e la pace dei po-
poli. Per tal modo egli potrà conservare quel suo Patri-
monio eh’ egli ha ricevuto al suo avvenimento al Ponti-
ficato per trasmetterlo nella sua integrità ai suoi succes-
sori.
n La sua causa è quella dell’ordine e del cattolicismo.
Egli è perciò che il S. Padre ha fiducia che tutte le po-
tenze colle quali tiene rapporti amichevoli ? e che nelle
diverse fasi della situazione a cui è stato rid#ffo” da un
partito di faziosi , gli hanno manifestato il più *rivo inte-
resse , daranno il loro appoggio morale all’ intervento ar-
mato che la gravità delle circostanze l’obbliga ad invoca-
re. Le quattro potenze soprannominate non esiteranno un
momento a prestargli la cooperazione di cui le richiede,
rendendo così un immenso servizio all’ ordine pubblico ed
alla Religione.
» li Sotto segnato , Cardinale pro-Segretario di
Stato di S. S. prega V. E. ad avere la degnazione di
portare la presente nota il più presto possibile a cono-
scenza del suo Governo, e nella speranza del benevolo
accoglimento che egli aspetta, ha P onore di confermar-
gli i sensi della sua distinta considerazione.
G. Card. ANTOINELLI.