A certe massime del patriarca di Venezia risposta del padre Ugo Bassi
A CERTE MASSIME
DEL PATRIARCA DI VENEZIA
RISPOSTA
del padre UGO BASSI
Chiunque può impedire un grave danno alla Eeligione
e alla Patria, dee farlo.
U Patriarca professa massime contrarie a Eeligione ve-
ra, e alla Patria. Egli può gravemente influire nel Clero
veneziano, e quindi nel popolo e noli’ esercito. Però io
parlo. Nò io narro cose per altri ascoltate, ma a me
medesimo intervenute.
il Patriarca mi ha fatto rimproveri, non del costnmc
(clie in ciò, gr«iin iddio, non gli sarebbe facile a furio)
ma di certi pvinctpii che io tengo e predico. E prima
dell’ avversione, io ho ai pp. Gesuiti , e a certeloro dot-
trine. Poi deile mie dottrine contrarie a queste,- le qua-
li dottrine io ho predicato in Venezia,, cioè: la potestà
rea, strana, tirannica nou venire da Dio, ma dal Demo-
nio. Ai Governi iniqui e tirannici il cristiano cattolico
non esser tenuto di ubbidire- Quindi esser lecita e buo-
na 1? insurrezioue contro così l’alte potestà e governi. Che
questi miei principii souo apertamente contrari a quello
si è sempre insognato, i cristiani cattolici dovere essere
sottomessi e ubbidienti a qnalsiesi potestà. È per questi
miei principii io fare disonore all’ abito di Bernabita.
Risposi: Disonorato i Bernubiti avere uu Lanibtusehi-
ni mal cousiglu-ro di Papa Gregorio , e miuistro della
tirannide austriaca. Ma un Gavazza, un Venturini, gran-
di e leali italiani, i quali pensano, siccome me, averne-
li onorati, ed io altresì nou aver meritato male di essi.
A” Gesuiti essere avverso , perchè rei e degenerati dal
loro instituto : perchè ghiotti di arricchire , che perseguo-
no le eredità, che le partiseono fra gli eredi, la qual
cosa il benedetto Salvatore disdegnò di fare, perchè cor-
tigiani dei re e del Tedesco: perchè da sé medesimi sver-
gognati , e dell’ Italia e di Pia IX, quando più. egli fio-
riva , nemici.
Le massime mie essere santissime. La potestà rea, stra-
na e tirannica non venire da Dio per volontà assoluta ,
ma solamente di permissione per alcun tempo, non al-
trimenti che e’ permette , cioè nou impedisce il ladro e
l’assassino rubare e uccidere, ma, per Dio, che du lui
non viene nò la ruba r ne 1′ assassinio.
Il tosto di S. Paolo che torcono i Gesuiti in favore e
lusinga dei tiranni e della tirannide, io avere spiegato
pubblicamente in piazza S. Marco: mostrando come si
vuole intendere la parola greca Discolo, e quindi coi pas-
si, che seguono chiarendo,, che la potestà che S. Paolo
intende deve essere potestà vindice per il bene, del be-
ne e de’ buoni cittadini proteggilaoe , e non in contra-
rio , come la tirannide austriaca e de1 re schiavi di essa.
È questi ed altri ragionamenti a provare le massime mie
avere io fatto in pubblico in Venezia, e il popolo vene-
ziano essere testimonio e giudice della, buona dottrina e
santa che ho predicato.
Ora io dico , che essendo chiare e scoperte le mas-
sime del Patriarca, egli corre grave pericolo alla Reli-
gione e alla Patria.
I Alla Patria, perocché influendo esso nel clero di
Venezia e questo nel popolo e nell’ esercito , naturalmen-
te avverrà , che l’insurrezione contro 1′ austriaco sia te-
nuta per male e peccato. Con queste dottrine si potreb-
be arguire p. e. che i Napolitani allorché per la conqui-
sta dell’indipendenza d’Italia mossero insino a Bologna ,
essendo quindi richiamati dallo spergiuro Borbone, male
fecero quei generosi che condotti dal magnanimo Pepe
seguitarono la via italiana insino a Venezia : e bene
quegli infami briganti che tornarono col vile Statella a bom-
bardare Napoli e Messina, e a far beccheria delle vite
e delle famiglie italiane.
Con queste delirine sarebbe avvenuto, p. e. ebe nei
giorni del regno di Carlo Alberto in Venezia, se costui
avesse a cagione di armistizio donata la nostra città ai
Tedeschi, noi dovevamo ubbidire il re, e pigliare l’au-
striaco in casa nostra. Assurdo, impudenza, bestemmiai
Con queste dottrine si provrebbe, che male e colpa com-
VEiNEZIA JJP. ASSERITI.
misero i Veneziani quel dì, che gridarono : Giù i com- |
missarii del re, e Manin l’eroe richiamarono e Vene- J
zia riposero; anzi dovevano soffrire i cornmissarii, ed j.
accoglier di nuovo, come 1′ in febee Milano-, il Tede-
sco. Bestemmia! Con queste dottrine si conchiuderebbe,
certo, che se ‘I governo pontificale richiamasse da Ve-
nezia 1′ esercito, si dovrebbe, ubbidire a quello , e ab-
bandonare Venezia e 1′ Italia. Bestemmia I . ..
Che più… se è vero, ciò che tieue il Patriarca, o-
gni potestà venir da Dio e a qualunque doversi ubbi-
dire, dunque male e peccato fecero i Veneziani e i
Milanesi gloriosi a insorgere contro il tedesco e scac-
ciarlo: male le proviucie che seguitaron 1′ esempio del
peccato delle capitali. Male noi che accorremmo ad aiu-
tare gl’insorti e i peccatori 1! Male i magnanimi Sici-
liani e i Napolitani che insorsero e ruppero il bom-
barda torci!
Ancora; male e peccato fanno in presente i Padova-
ni , i Vicentini, ce, se cercano di rompere di nuovo
il giogo dell’antica tirannica potestà: male e peccato
facciamo noi, che a ciò gli confortiamo, e loro insur-
rezioni desideriamo , aneliamo , adoriamo che sieuo,
poiché se quelle sono male e peccato , male e peccato
è a godere, desiderare, animare il male e i malvagi! !. . .
Contro Je dottrine impertauto del Patriaea come dan-
nose alla patria io protesto. E prolesto altresì contro
qualunque intrusione egli ha tentato e può tentar nel-
1′ esercito.
il Patriarca con sue mene e giri gesuitici ha otte-
nuto da Roma certe facoltà per riordinare, e’dice, il
clero militare. Ora io protesto, che il cappellano mag-
giore dell’ esercito Pontificio è sempre solamente il P.
Gavazza, poiché io nou sono altro che sostituito in sua
asseuza. Che noi, coli’aiuto del nobile general Ferrari,
abbiamo ristretto il numero de’ cappellani, cercando di
farne uu numero etetto. Che se qualche scandalo vi si
trovi in presente, e noi abbiam cercato e cercheremo di
purgarne il nostro numero.
Ma noi non ammetteremo giammai nel nostro esercito
nessun cappellano maggiore né subalterno proposto e
prediletto dal Patriarca; perocché proposto ed eletto da
lui, abbiam diritto di presumere che colui non sia un
buon italiano, ma un iuquisitore ipocrita, un vile, una
spia.
I Cappellani pontificii, e io minimo di essi’ se alcu-
no nou ha qualche magagna, se non è cortigiano e co-
dardo, dal sig. Patriarca (siccome da uno per massime
nemico della Patria, che tiene per il re di Napoli, per
l’imperante austriaco, e per ogni altro vitupero d’ Ita-
lia, e quindi contrario ai grandi principii di Pio IX,
e dell’ onore di lui, e dell’ amore che i popoli tutti gli
avevano) ordini non riceviamo.
Le facoltà per esercitare il nostro ufficio coi proprii
reggimenti noi le avemmo dal P. Gavazza, il quale te-
neva pieni poteri da S. S.; e il P. Gavazza è uomo del-
ia cui lede nessuno al mondo uon può dubitare.
Aprite gli occhi. Nou voglia Iddio, che le prove del
Patriarca per intrudersi nell’ esercito non sieno altre me-
ne del comune nemico.
S’ingegna 1′ Austriaco, se potesse introdurre nell’ eser-
cito d’ Italia de’ moderatori della coscieuza di massime
eguali al Patriarca. Conosce l’Austriaco, che molti di
quei Veneti, che portarono armi sotto la sua domina-
zione, ora agitati sono (e uon so io per quali sugge-
stioni) dalla memoria de’loro giuramenti. Polli! non
pensano , che giuramenti di servire ai ladri ed agli as-
sassini contro i propri fratelli sono iniqui ed infami, e
quindi invalidi e nulli. Conosce l’Austriaco, che gran
parte de’ nostri soldati si trovano stanchi, per il fatale
ozio, e tribolati da mille affanni. Che però s’ adopera e
cerca di seminare ne’loro animi certe dubitazioni; tal-
ché o 1′ esercito si diserti & poco a poco, o venuto U di
del pericolo, davanti al nemico gettino via leda lui te:-
mute armi, e con laida fuga il crociato esercito disono-
rino, e quindi la patria venga sacrificata. Veneziani pen-
sate a queste parole: Governanti , e Generali provvede-
teci ! !. . . Chi tiene pei tiranni, e umilia_ a questi lupi
le sue pecorelle, nou è pastore, ma cortigiano e mer-
cenario dei re.
II. Le massime del Patriarca sono contrarie a Re lì
gione vera Cattolica. Poiché insegnando chea qualunque
potestà, come da Dio provenuta, si vuole e deve ubbi-
dire, verrà subito quel principio del Montesquieu, che
la Religione cattolica sia comoda per li tiranni, e la ti-
rannide de’monarchi, e il Protestantismo per le reppu-
Miche. Quindi tutta la gioventù onorata e magnanima si
disgusterà del Cattolicismo, e ne abborrirà, e correrà o
al Protestantismo, o a Razionalismo ed eziandio Ateismo.
Quindi nessuno infedele vorrebbe venir mai a Religione
cattolica, altro che pochi tiranni.
Da questo solo orribile danno si conosce l’assurdi» del-
le dottrine del Patriarca e de’ Gesuiti. Noi in contrario
mostriamo colle Scritture, e S. Agostino, e S. Tommaso,,
che il Cattoiicismo inimica e combatte la tirannide, e
tende a repubblica sempre sempre; e con ciò non pure
teniamo in seno a Religione cattolica i nati in essa, ma
anche allettiamo gli strani e gli eretici di venire a ìot.
Or che vanno costoro affettando tenerezza e zelo di
lei, e tenerezza uiuna hanno?… PIO IX quando si di-
scosto da essi, tirava a Religione cattolica il mondo uni-
verso, non che riconduceva i traviati (così gli chimava-
no ) figliuoli d’Italia. E nou era questo assai prezioso a-
cquisto? E il pastore la fuggitiva e randagia pecorella
ebbe mai in dispregio ? Così non fé’ certo il benedetto
Salvatore, che anzi quella sempre chiamava e cercava.
Ma Pio IX, quando per forza di tormentarlo, s’accostò
ad essi, e” si lasciò, ahi sciagura ! cotanto acquisto di re-
ligioue fuggire, e la sua santa e bella gloria sacrificò.
Ahimè! e fia lecito sacrificare la religione e il Cristo per
conservare 1′ austriaco in Italia, e salvare i despoti re ?…
E non saria meglio scacciare l’austriaco d’Italia, e sa-
crificare anche i re, e salvare la Religione?..»
E fia mai vero, che Dio prese umana carne e scese in
terra per la felicità delle famiglie dei despoti, e non per
il genere umauo?… E perchè i popoli del paganesimo
venivano tutti alla religione del Cristo, ma tutti i prin-
cipi e gl’imperanti la perseguivano a morte, e non la
potevano tollerare?… La conseguenza è ben chiara : per-
chè l’ugualità dei diritti, la tolta della schiavitù dei no-
mi di servi e padroni, in somma la fratellauza e unità
di tutti gli uomini temono e detestano i monarchi e i tiranni.
In ultimo a tutti questi nuovi Farisei servidori di
Cesare io faccio formale invito di presentarsi a disputar
meco in piazza S. Marco, o in altro luogo pubblicamen-
te : e quivi il Popolo, che ha intelletto di verità, sarà
giudice da qual lato sia la ragione.
Contro qualunque violenza mi si volesse per queste
franche parole da carità di Patria e di Religione detta-
te, usare, io appello al glorioso Manin, ai Veneziani ,
all’ esercito.
Ad ogui modo che mi si può fare?… Cacciarmi in ban-
do dal Veneto, dove per accorrere ai feriti Italiani ho
ricevuto io stesso quattro ferite, ed ho versato del san-
gue mio?… e non vi è Italia aneora di là da questo cir-
colo, e Italia srenturata!!
Mi deporranno nello stato pontificio, dove questi si-
gnori vestiti di bisso e di porpora, guastatori del Papa-
to, si sono tanto ingegnati di depravar la fama dell’an-
gelico Pio IX?-.. Mi metteranno nelle mani de’miei ne-
mici?… Quindi il carcere, e la morte?… Viva Iddio!…la
libertà e la vita per prepotenza di questo mondo lui SÌ
potrà togliere; ma l’anima e V onore giammai,
BOLOGNA TIPS BOBTOMH PAJ <2WTO