Alli spettri del 4

ALLI SPETTRI DEL 4
Quella notizia, gli aveva dato una disinvoltura,
una parlantina, insolita da gran tempo.
Promessi Sposi, Cap. 58,
Su Don Abbondio, è morto Don Rodrigo, A questo fungo di Settembre, a questa Se il fuoco tace, torpida s’ avvalla
Sbuca dal guscio delle tue paure: Civica larva sfarfallata d’ora, Al fondo, e i giorni in vanità consuma;
Viva l’Italia: non temer castigo, Un Motuproprio stura nella testa Se ribollono i tempi, eccola a galla
Sfogati pure. Libera gora. Sordida schiuma.
Scosso dal Limbo degl’ignoti automi, Già già con piglio d’orator baccante Lieve all’amore e all’odio, oggi t’inalza
Corri a gridare in mezzo al viavai Sta’ d’un Caffè, tiranno alla tribuna; De’ primi onori sull’ara eminente,
Popolo e libertà, cogli altri nomi, Già la canea de’ botoli arrogante Doman t’aborre e nel fango ti sbalza,
Seppur li sai. Scioglie e raguna. Sempre demente.
Ma già corresti: ti vedemmo a sera Briaco di Gazzette improvvisate, Invano invano in lei pone speranza
Tra gente e gente entrato in comitiva, Pazzi assiomi di governo sputa La sconsolala gelosia del Norde.
E seguendo alla coda una bandiera Sulle attonite zucche, erba d’estate Di veri prodi eletta figliolanza
Biasciare evviva. Che il verno muta. Sorge concorde,
Cresciuta l’onda cittadina e visto « Diverse lingue, orribili favelle E di virtù, d’imprese alte e leggiadre
Popolo e Re festante e rimpaciato, Scoppiano intorno; e altera in baffi sconci L’Italia affida: carità la sprona
E la spia moribonda, e al birro tristo Succhia la patriottica Babelle Di ricomporre alla dolente Madre
Mancare il fiato, Sigari e ponci. La sua corona.
Tu, sciolto dall’ingenito tremore, Dall’ un de’ canti, un’ Ombra ignota e sola 0 Popol vero, o d’opre e di costume
Saltasti in capofila a far subbuglio, Tien l’occhio al conventicolo arruffato, Specchio a tutte le plebi in tutti i tempi,
Matto tra i savi, e ti facesti onore E vagheggia il futuro e si consola Levati in alto, e lascia al bastardume
Del sol di Luglio. Del pan scemato. Gli stolti esempi.
Bravo! Coraggio! Il tempo da consiglio: Stolta! se v’ha talun che qui rinnova Tu modesto, tu pio, tu solo nato
Consigliati col tempo all’occasione: L’orgie scomposte di confusa Tebe, Libero, tra Licenza e Tirannia,
Ma intanto che può fare anco il Coniglio Popol non è che sorga a vita nuova, Al volgo in furia e al volgo impastqjato
Cuor di Leone, È poca plebe. Segna la via.
Ficcati Abbondio: e al Popolo ammirato È poca plebe : e d’oro. e di penuria
Di te che vivi di seconda mano, Sorge, al palio de’ cenci e del gallone :
Urla che fosti ancor da sotterrato Censo e Banca ne da, Parnaso e Curia, Giuseppe Giusti.
Repubblicano. Trivio e Blasone.
Voi Liberali che per anni ed anni È poca plebe : e prode di garrito,
Serbaste in prezzo il fitto degli orecchi, Prode di boria e d’ozio e d’ogni lezzo,
Largo a’ Molluschi, e andate co’ Tiranni Il maestoso italico convito
Tra i ferri vecchi. Desta a ribrezzo.
PISA. TIPOGRAFIA NISTr.l, 1847.

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Estremi cronologici: 1847 [settembre] 04
Segnatura definitiva: MRI0283
Descrizione fisica: c. 1
Dimensioni: 41,5X29 cm
Colore: bianco e nero
Autore: Giusti Giuseppe
Tipografo (ente): Nistri, tipografia. Pisa
Lingua della documentazione: italiano
Note: Nota manoscritta sul verso: Settembre 1847
Descrizione del contenuto: Incipit: Su Don Abbondio, è morto Don Rodrigo Sbuca dal guscio delle tue paure...
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