L’Italia nell’agosto del 1848

L’ITALIA
NElL AGOSTO DEL 1848.
Italia mia qual invido
Fato a’ tuoi dì contrasta !
D’ onor^ di figli vedova
Ti rese e ancor non basta;
Che già destina al Tèutono
Le cento tue città.
Belle sgozzate vittime
Non ti redense il sangue,
Che da piìt lustri imporpora
L’arbor, che mai non langue,
1/ arbor, che a te s’inaugura
Per man di Libertà.
Già dall’Isonzo all’Adige,
Dall’Adige al Ticino
La gloria tua dileguasi
Qual sogno d’un mattino;
E dietro sé non lascia
Che tenebre e dolor.
Laddove surse il libero
Segno del Re guerriero
Oggi (oh destin degl’ itali ! )
Sventola il giallo e il nero,
Come segnai funereo
Del morto italo onor !
Oh quanta, oh quanta ai secoli
Trapasserà memoria
D’ ardue sentenze e d’aride
Speranze e nulla gloria,
Tranne un macel di martiri
Per troppo cieca fé.
Donna regal, non piangere
Se t’han rapito il Soglio;
Se ti strapparo i lauri
Deh / non sentir cordoglio ;
Non han tradito i popoli,
Hanno tradito i Re.
E risoluti i popoli
Faran le tue vendette;
Già fremono, già sorgono
Coli’armi in pugno strette;
0 di morire o vincere
Giurano sugli aitar.
Ecco del Ren Felsineo
Sulla feconda riva
(1) L’esempio alto rinnovasi,
Che già Milano apriva ;
Tra il fumo e tra la polvere
La tua vendetta appar,
All’insolente esercito,
Che discorrea le strade
Malaugurando a un popolo
Colle nudate spade,
Una mercede apprestasi
Degna di chi tradì.
L’insulto abbominevole
Ricadde sui ladroni ;
Fu un agitar di turbine ,
Fu un murmure di tuoni,
Fu uno scrosciar di folgori
Quel che parea quel dì.
Genti, che all’arti involansi,
Donne, garzoni imberbi
I spessi colpi vibrano
Della vendetta acerbi;
E dalla peste nordica
Sgombrano il patrio suol.
Di sangue e di cadaveri
Di cavallieri e fanti
Le spesse vie riboccano ;
E i vinti egri e tremanti
A presta fuga volgono,
Come vii lepre suol.
Cotanto ardir magnanimo
Rinnovi ogni contrada,
E dell’esoso Tèutono
Fia che l’orgoglio cada
Disperso come polvere
Che innanzi al nembo va.
Valle non sia, non argine,
Non colle, e non foresta
Che il varco ceda al barbaro,
Che i dritti altrui calpesta ;
Una prigione, un baratro
Gli schiuda ogni città.
Restin deserti i talami
E l’officine e Tare;
Vecchi, matrone e vergini
Osin l’armi trattare ,
Ed armi tien per gl’itali
Quanto natura espon.
Della fumante Sermide
L’abbominato esempio
Men risoluti i popoli
Non renda innanzi all’empio (2)
Che vanta le barbariche
Opre de’suoi ladron.
E tu , Milano, o squallida
Madre di tanti eroi
Del tuo valor ripetere
ÌJ eccelsa opra non puoi,
E quel tesor difendere
Che il sangue tuo comprò;
Sacro tesor, che al misero
Fa dolce la sventura;
Che il pie volgendo libero
Dentro le patrie mura
Può respirar quell’aere
Cui nulla orda infettò.
Quei che giurò proteggere
D’Italia egra la sorte
Le accrebbe il vituperio
E ne segnò la morte; (3)
E or Francia ed Anglia librano
L’italico avvenir !
0 Italia ! o Italia ! un mistico
Genio mi spira al core ?
Un’ora ancor di gemiti
Di sangue e di dolore;
E fia r Italia libera
Dal giogo e dai martir.
Venezia 16 Agosto 1848.
Dell’ Ab. A. GARELLI.
Cappel. delta Legione Bolognese.
(1) Alludesi alla famosa giornata dell’8 Ago-
sto in Bologna.
(2) Vedi il Proclama di Welden promulgato
in Ferrara ai popoli delle Legazioni.
(3) Vedi l’Armistizio o capitolazione conchiu-
sa fra Carlo Alberto e il Gcuerale Austriaco Radctschi.
BOLOGNA. TIPOGRAFIA HOCCHI NELLE SPADERIE.

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Estremi cronologici: [1848 agosto]
Segnatura definitiva: MRI0493
Descrizione fisica: c. 1
Dimensioni: 46X33 cm
Colore: bianco e nero
Autore: Garelli Antonio
Tipografo (ente): Tiocchi, tipografia. Bologna
Lingua della documentazione: italiano
Descrizione del contenuto: Incipit: Italia mia qual invido Fato a' tuoi dì contrasta...
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