Roma, Venezia e Francia

ROMA, VENEZIA E FRANCIA
Pio IX è in fuga. Ha egli timone per la sua vita? No;
il vero coràggio viene dal cuore; e colui che affrontò le minaccie
di quelli che dicevansi difensori della Chiesa, non teme
le grida degli ingrati. La calma nella fermezza, ecco ciò che
di tal uòmo fece un simbolo. Egli si allontana dal suo popolo
per lasciargli fare la prova delle proprie forze, onde risparmargli
l’onta di nuove ingratitudini; non è vii timore il suo,
ma una compassione da padre. Quando più non l’avranno,
allora sapranno gl’Italiani chi egli era.
Da un terzo di secolo essi sforzavansi, con cospirazioni,
sommosse, rivoluzioni di ottenere la Mbertà; ma non riuscirono
che alla prigione, all’ esiglio, alla fuga, SDesso disistimati
dai loro amici, oppressi dai loro nemici. Egli venne e con
una sola parola mutò faccia alle cose. Egli disse con voce
quasi di preghiera : F Italia sia, ed ella fu ; 1′ unità politica,
che mai non avrebbe potuto formarsi daPodio, sursedall’amore.
Ma certi liberali., visionari per mestiere, non seppero
mutar costume, si attennero al pedantismo dell’odio, alla
trivialità della tradizione pagana, alla retiorica delle loro antiche
bestemmie; gli strillatoli del progresso rinnegarono il
progresso di tutto. Si prende abbaglio se credesi il moto di
noma un moto sinceramente democratico; nel tuli*assieme
non v’ha finora che del ghibellino e del più basso. Potrei
estendermi su di ciò, ma jl soggetto n’è doloroso di troppo.
Del resto, sonovi morali convenienze, che debbono trionfare
d’ ogni considerazione politica. La forma del governo è un
nulla, se lo spirito zhe Io anima è direttamente il contrario
di quello che fa mostra di sìgoiScare, la menzogna non ne
torna che più pericolosa.
Io non vorrei saperne di una democrazia inaugurata dall’ingratitudine,
dalla rozzezza, dall’indifferenza in “faccia all’ assassinio ; di una
democrazia che non avrebbe altro coraggio che quello di gettarsi sui deboli.
Anche dopo di aver cacciato Radetzky, dopo d’aver ottenuto ragione dal Re
di Napoli e dai Duchi di Modena e di Parma, sarebbe stato d’uopo , d’inchinarsi
innanzi ai benefici, alla virtù, al nome di
Pio IX ; sarebbe siato duopo di mostrare al mondo che si sapeva fare buon uso
dei diritti da lui concessi, prima di esigerne dei nuovi, sarebbe stato d’uopo
provare s’egli era possibile (ed è quanto appunto fermamente credo] di collegare
lo sviluppo delle democratiche istituzioni all’incremento
della vera ed immortale autorità del Pontefice. Ma incominciare dal togliere
la pietra angolare, che cadrà sulla vostra
testa e su quella dei vostri figli ; ma dare ai vostri tiranni
un terribile argomento contro i vostri dirit;’., mostrando di
non saperne usare; ma sollevare contro di voi Io scandalo
dei credenti e Io spregio delle nazioni, ma somministrare un
pretesto all’Austria d’invadere ciò che voi, vecchi liberali,
senza del popolo, voi non pote:e difendere, ma collegarsi col
fatto alle potenze che odiano il nome cattolico e che temono
il germe della libertà inchiusa in codesto nome! non v’ha
che una grande imprevidenza che possa attenuare la gravità
di un tale delitto.
Io non intendo con tale parola di vituperare pli uomini
che in tanta estremità presero parte al potere, a une d’impedire il disordine
e di apparecchiare un più degno avvenire.
E non si è come diplomatico che io parlo: ma sibbene come cristiano, come scrittore,
il quale è uso da lungo tempo ad onorare la sventura. In questo momento io mi sento
d’essere da oiù che un semplice inviato di Venezia, di quella
città infeùce che chiede alle nazioni F elemosina della propria
libertà, di omelia città religiosa e superba, la quale come la
Francia, affrontò, già tempo, le pretese della corte di Roma,
forse con eccedente alterezza, ma custodendo sempre inviolabile il deposito della
sua fede; di quella città cui ebbe ricorso un gran Pontefice in un tempo gloriosamente
pericoloso di sacra lotta per l’italiana indipendenza, e dalla quale essa
usci vittoriosa della tracotanza nemica. Quei tempi, pur troppo ! sono assai lontani.
Questa distanza fra la lega lombarda e la guerra del Mincio, fra le crociate del 1848 e
quei baroni di Francia la meilleure geni du monde siccome dice
Villharduin, le quali empruntérent deux cents marcs en
la ville de Venise, e s’inginocchiarono ai piedi dei Veneziani moult plorant,
acciocché volessero les aider à venger la honte de Jesus Christ: et li dus et fuit
lo autre conimencerent a plorer de la pitie qui ils en orent, et s’ écrierent tuit
à une vois: nous V otroions, nous l’otroions.
Quanto n’andrebbe superba Venezia di ospitare nelle
sue lagune quegli, il di cui nome sarà, lo spero, scritto un
giorno come una benedizione sulla bandiera di S. Marco!
Quanto sarebbe felice d’associare alle memorie di Alessandro
III e di Pio VII, quella di Pio IX: da quell’isola di S. Giorgio , dove prendevano
l’anello nuziale le figlie degli ammiragli e dei dogi, da cui uscì ornato del nome di
Pio VII il vescovo Chiaramonti, quegli che sotto la prima repubblica
francese predicò l’unione della religione colia libertà; quanto
sarebbe bello di vedere Pio IX benedire da quell’isola le
bandiere, i oalazzi, il mare, le tombe liberate dai barbari!
Poiché Venezia ama i suoi monumenti, io ne darò per
prova un tratto che l’onora. Io le aveva trovato un prestito
di 10 milioni ad un prezzo più vantaggioso che la rendita
di Francia, mentre altri governi ne cercavano inutilmente a
condizioni ben più onerose. Ma conveniva assicurare l’imprestito sopra alcuni quadri,
e depositarli in estera terra. La città di Venezia, circondata dal nemico, nel suo
estremo pericolo, piuttosto che abbandonare, anche per qualche anno
soltanto, parte della preziosa eredità dei suoi avi, ha scelto
d’incaricarsi ella stessa di un debito sì rilevante; poiché Venezia ha fede nel suo avvenire.
E codesta fede sarà glorificata, mentre gli atti di sacrificio non tornano mai vani.
Ciò che non è dato a Venezia, povera assediata, sarà
il privilegio e F onore della Francia. Solamente io desidero
che le intenzioni della nazione italiana non siano disconosciute;
e credo del dover mio il farmi interprete dei veri sensi di
parecchi milioni d’anime, sulle quali la partenza di Pio IX
peserà come un’ onta e come un rimorso. Non trattasi di vantare né di biasimare la politica
del principe, trattasi di onorare il Pontefice, i! cittadino, l’uomo. Anzi, ho detto male:
la politica del principe? Da un anno quasi, gli si sforza la
mano ; gli si vuole insegnare F umanità e la giustizia come
gli si insegnerebbe il tedesco od il turco. Non prendendo
consiglio che dai moti del proprio cuore, pregando a bassa
voce egli ha scosso il mondo: ma da che alcuni pedantuzzi
polidci hanno voluto signoreggiarlo, ha perduto la capacità.
Prendete il più gran poeta, dategli delle rime assurde, e poi
doletevi che più non sia lo stesso : ora le grossolane astuzie
e le sgridate di certi Machiavelli in miniatura, non sono che
ridicole rime obbligate.
Pio IX non ha d’uopo d’essere compianto né confortato
da alcuno: ma io ho bisogno di dirgli ciie la miglior parte
d’Italia lo accompagna nel suo esigilo ; che dovunque andrà,
il suo cuore potrà sempre riposare sul cuore de’ suoi figli. Io
il vidi una volta, io non gli baciai il piede, ma dopo avergli
parlato dell’Italia, chiesi piangendo la sua benedizione, edei
me la diede tutto commosso. Dopo d’allora, essendo Ministro ,
ho potuto dargli una consolazione rimovendo gli ostacoli che
imoedivano la corrispondenza fra la Santa Sede ed i Vescovi
deLa Venezia ; io non feci che anticipare di qualche anno ciò
che ogni libero governo troverà ragionevole di fare fra poco.
La Francia, specialmente, è destinata a procurare delle grandi consolazioni
a quel nobile cuore. Il mese di dicembre è
forse il principio d’un era novella nella vita europea, poiché
l’intera Europa sta fra le angoscie d’uua misteriosa aspettazione. I dolori di Pio IX
torneranno a profitto anche di quelli
che li hanno cagionati ; al contrario di quei Parti che ferivano
fuggendo, egli allontanandosi ci salverà. Egli pregherà per
noi Dio e la Francia. Lo spirito guelfo, cioè democratico è
in Francia una tradizione, un’istinto. Repubblica o monarchia, essa è sempre
l’opposto della sciocca superbia e della
durezza ghibellina.
Un grande riordinamento si va operando in tutti i poteri. L’esaltazione di Pio
IX fu il primo passo, il suo allon-
tanamento n’è forse un altro più decisivo ancora.
INGINOCCHIATEVI, SCIAGURATI! RITRAENDOSI,
EI VI CONCEDE UNA NUOVA AMNISTIA.
N. TOMMASEO.
Estratto dalla Gazz. di Bologna N. 257.

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Estremi cronologici: [1848]
Segnatura definitiva: MRI0194
Descrizione fisica: c. 1
Dimensioni: 42X28,5 cm
Colore: bianco e nero
Autore: Tommaseo Niccolò
Lingua della documentazione: italiano
Note: Estratto dalla Gazzetta di Bologna N. 257.
Descrizione del contenuto: Incipit: Pio IX è in fuga. Ha egli timone per la sua vita?...
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