Risposta della Santità di Nostro Signore Pio Papa IX all’indirizzo del consiglio dei deputati
RISPOSTA
DELLA SANTITÀ’ DI NOSTRO SIGNORE
PIO PIPA IX
ALL’ INDIRIZZO DEL CONSIGLIO DEI DEPUTATI
10 Luglio 1848.
Accettiamo le espressioni di gratitùdine che il Consiglio Ci dirige, e ricéviamo la risposta
al discorso pronunciato a Nostro Nome dal Cardinale da Noi espressamente delegato all’apertura
dei due Consigli, dichiarando di accoglierla unicamente in quella
parte che non si allontana da quanto è stato prescritto nello Statuto Fondamentale.
Se il Pontefice prega, henedice, e perdona> Egli è altresì in dovere di sciogliere e
di legare. E se come Principe colf intendimento di meglio tutelare è rafforzare la cosa
pubblica chiama i due Consigli a cooperare con Lui, il Principe Sacerdote abbisogna di
tutta quella libertà che non paralizzi la Sua azione in tutti gì’ interessi della Religione
e dello Stato, e questa libertà gli resta intatta, restando intatti, siccome devono, lo Statuto
e la Legge sul Consiglio dei Ministri che abbiamo spontaneamente conceduto.
Se i grandi desiderii si moltiplicano per la grandezza della Nazione Italiana,, è necessario
che il Mondo intero nuovamente conosca che il mezzo per conseguirla non può
essere per parte Nostra la Guerra. Il Nostro Nome fu benedetto su tutta la terra per le
prime parole di pace eh’ escirono dal Nostro labbro : non potrebb’ esserlo sicuramente se
quelle uscissero della guerra. E fu per Noi grande sorpresa quando sentimmo chiamata
la considerazione del Consiglio su questo argomento in opposizione alle Nostre pubbliche
dichiarazioni, e nel momento nel quale abbiamo intraprese trattative di pace. L’ unione
fra i Principi, la btiona armonia fra i Popoli della Penisola , possono sole conseguire la
felicità sospirata. Questa concordia fa sì ebe tutti Noi dobbiamo abbracciare egualmente i
Principi d’Italia, perchè da questo abbraccio paterno può nascere queir armonia che conduce
al compimento dei pubblici voti.
Il rispetto ai diritti ed alle leggi della Chiesa, e la persuasione dalla quale Sarete
per essere animati, che la grandezza specialmente di questo Stato dipende dalla indipendenza
del Sovrano Pontefice, farà sì che nelle vostre deliberazioni rispetterete sempre
i limiti da Noi segnati nello Statuto. In questo principalmente si palesi la gratitudine
che Noi vi domandiamo per le ampie Istituzioni concedute.
Nobile è il vostro proposito di occuparvi degl’interni Nostri negozi; e Noi vi confortiamo
con tutto l’animo all’ intrapresa. Il Commercio, e l’Industria debbono essere
ristorati, e principale Nostro desiderio, che siamo sicuri essere anche il vostro, quello
è non di aggravare, ma di sollevare i sudditi. L’ordine pubblico reclama grandi provvedimenti,
e ad ottenerli è indispensabile che il Ministero cominci a consacrarvi i suoi
pensieri e le sue cure. La pubblica amministrazione delle finanze esige grandi e solleciti
provvedimenti. Dopo questi elementi vitali il Governo vi proporrà per i Municipii quei
migliorameuti che si credono più utili e più conformi ai presenti bisogni.
Alla Chiesa e per essa ai suoi Apostoli concedette il suo divin Fondatore il grande diritto
e il debito d’insegnare.
Siate concordi fra Voi, coli’ Alto Consiglio, con Noi e coi Nostri Ministri, Rammentatevi
Ispesso che Roma è grande non pel dominio suo temporale, ma principalmente perchè è la Sede
della Cattolica Religione. Questa verità la vorremmo scolpita
non già sul marmo, ma sul cuore di tutti quelli che partecipano alla pubblica amministrazione,
affinchè ognuno rispettando questo Nostro Primato universale non dia luogo a certe teorie limitate,
e talvolta anche ai desiderii di parte. Chi sente alto della
Religione, non può pensare diversamente. E se Voi, come crediamo , siete animati da
queste verità, Voi sarete nobili istrumenti nelle mani di Dio per arrecare veri e solidi
vantaggi a Roma e allo Stato, primo de’ quali sarà quello di spegnere il seme della
diffidenza, e il terribile fomite dei partiti.
Bologna. Tip. Tiocclìu