Discorso del celebre scrittore Tommaseo

DISCORSO DEL CELEBRE SCRITTORE
TOMMASEO
Pio IX è in fuga. Ha egli timore per la sua vita? No; il vero coraggio viene dal cuore; e colui che
affrontò le minaccie di quelli che dicevansi difensori della Chiesa, non teme le grida degli ingrati. La calma
nella fermezza, ecco ciò che di tal uomo fece un simbolo. Egli si allontana dal suo popolo per lasciargli fare
la prova delle proprie forze, onde risparmiargli l’onta di nuove ingratitudini; non è vii timore il suo, ma
una compassione da Padre. Quando più non l’avranno, allora sapranno gl’Italiani chi egli era.
» Da un terzo di secolo essi sforzavansi, con cospirazioni, sommosse, rivoluzioni di ottenere la libertà;
ma non riuscirono che alla prigione , all’ esigilo, alla fuga, spesso disistimati dai loro amici, oppressi dai loro
nemici. Egli venne e con una sola parola mutò faccia alle cose. Egli disse con voce quasi di preghiera : l’Italia
sia, ed ella fu; l’unità politica, che mai non avrebbe potuto formarsi dall’odio, surse dall’amore.
t » Ma certi liberali, visionari per mestiere, non seppero mutar costume, si attennero al pedantismo dell’ odio,
alla trivialità della tradizione pagana, alla rettorica delle loro antiche bestemmie; gli strillatori del
progresso rinnegarono il progresso di tutto. Si prende abbaglio se credesi il moto di Roma un moto sinceramente
democratico; nel tutt’assieme non v’ ha fin ora che del ghibellino e del più basso. Potrei estendermi
su di dò, ma il soggetto n’è doloroso di troppo. Del resto, sonovi morali convenienze, che debbono trionfare
d’ogni considerazione politica. La forma del governo è un nulla, se lo spirito che lo anima è direttamente il
contrario di quello che fa mostra di significare, la menzogna non ne torna che più pericolosa.
‘_ « Io non vorrei saperne di una democrazia inaugurata dall’ingratitudine, dalla rozzezza, dall’indifferenza
in faccia all’assassinio; d* una democrazia che non avrebbe altro coraggio che quello di gettarsi sui deboli.
Anche dopo di aver cacciato Radetzky , dopo d’aver ottenuto ragione dal Re di Napoli e dai Duchi di Modena
e di Parma, sarebbe stato d’uopo d’inchinarsi innanzi ai benefìci, alla virtù, al nome di Pio IX ; sarebbe stato
duopo di mostrare al mondo che si sapeva fare buon uso dei diritti da lui concessi, prima di esigerne dei
nuovi, sarebbe stato d’uopo provare s’egli era possibile (ed è quanto appunto fermamente credo) di collegare
lo sviluppo delle democratiche istituzioni all’incremento della vera ed immortale autorità del Pontefice. Ma
incominciare dal togliere la pietra angolare, che cadrà sulla vostra testa e su quella dei vostri figli; ma dare ai
vostri tiranni un terribile argomento contro i vostri diritti, mostrando di non saperne usare ; ma sollevare contro
di voi lo scandalo dei credenti e lo spregio delle nazioni, ma somministrare un pretesto all’Austria d’invadere
ciò che voi, vecchi liberali, senza del popolo, voi non potete difendere, ma collegarsi col fatto alle potenze
che odiano il nome cattolico e che temono il germe della libertà inchiusa in codesto nome ! non v’ha che una
grande imprevidenza che possa attenuare la gravità di un tale delitto.
» Io non intendo con tale parola di vituperare gli uomini che in tanta estremità presero parte al potere,
a fine d’impedire il disordine e di apparecchiare un più degno avvenire. E non si è come diplomatico che io
parlo: ma sibbene come cristiano, come scrittore, il quale è uso da lungo tempo ad onorare la sventura. In
questo momento io mi sento d’essere da più che un semplice inviato di Venezia, di quella città infelice che
chiede alienazioni l’elemosina della propria libertà, di quella città religiosa e superba, la quale come la
Francia, affrontò, già tempo, le pretese della corte di Roma, forse con eccedente alterezza, ma custodendo sempre
inviolabile il deposito della sua fede ; di quella città cui ebbe ricorso un gran Pontefice in un tempo gloriosamente
pericoloso di sacra lotta per l’italiana indipendenza, e dalla quale essa uscì vittoriosa dalla tracotanza nemica.
Quei tempi purtroppo sono assai lontani quanta distanza tra la lega Lombarda e la guerra del Mincio,
fra le crociate del 1848 e quei baroni di Francia la meilleure gent du monde siccome dice Villaharduin
le quali’ empruntèrent deux cents màrcs en la ville de Venìse, e s’inginocchiarono ai piedi dei Veneziani moult
plorant , acciocché volessero les aider à venger la honte de Jesus Christ: et li dus et fuit lo autre commencérent
plorer de la pitie qui ils en orent, et s’écriérent tuit à une vois : nous l’otroions, nous l’otroions.
Quanto n’andrebbe superba Venezia di ospitare nelle sue lagune quegli, il di cui nome sarà, lo spero,
scritto nn giorno come una benedizione sulla bandiera di s. Marco ! Quanto sarebbe felice d’associare alle memorie
di Alessandro III e di Pio VII, quella di Pio IX: da quell’isola di S. Giorgio, dove prendevano l’anello
nunziale le figlie degli ammiragli e dei dogi, da cui usci ornato del nome di Pio VII il vescovo Chiaramonti,
quegli che sotto la prima repubblica francese predicò l’unione della religione colla libertà; quanto sarrebbe hello
di vedere Pio IX benedire da quell’isola le bandiere, i palazzi, il mare, le tombe liberate dai barbari!
» Poiché Venezia ama i suoi monumenti; io ne darò per prova un tratto che l’onora. Io le aveva trovato
un prestito di 10 milioni ad un prezzo più vantaggioso che la rendita di Francia , mentre altri governi ne cercavano
inutilmente a condizioni ben più onerose. Ma conveniva assicurare l’imprestilo sopra alcuni quadri, e
depositarli in estera terra. La città di Venezia, circondata dal nemico, nel suo estremo pericolo, piuttosto
che abbandonare, anche per qualche anno soltanto, parte della preziosa eredità dei suoi avi, ha scelto d’incaricarsi
ella stessa di un debito si rilevante ; poiché Venezia ha fede nel suo avvenire. E codesta fede sarà glorificata,
mentre gli atti di sacrificio non tornano mai vani.
» Ciò che non è dato a Venezia, povera assediata, sarà il privilegio e l’onore della Francia. Solamente
io desidero che le intenzioni della nazione italiana non siano disconosciute: e credo del dover mio il farmi
interprete dei veri sensi di parecchi milioni d’ anime, sulle quali la partenza di Pio IX peserà come un onta
e come un rimorso. Non trattasi di vantare né di biasimare la politica del principe, trattasi di onorare^ il Pontefice,
il cittadino, 1′ uomo. Anzi, ho detto male: la politica del principe? Da un anno quasi, gli si sforza
la mano; gli si vuole insegnare l’umanità e la giustizia come gli si insegnerebbe il tedesco od il turco. Non
prendendo consiglio che dai moti del proprio cuore, pregando a bassa voce egli ha scosso il mondo: ma da
che alcuni pedantuzzi politici hanno voluto signoreggiarlo, ha perduto la capacità. Prendete il più gran potea ,
dategli delle rime assurde, e poi doletevi che più non sia Io stesso : ora le grossolane astuzie e le sgridate di
certi Machiavelli in miniatura , non sono che ridicole rime obbligate. . .
» Pio IX non ha d’uopo d’essere compianto né confortato da alcuno: ma io ho bisogno di dirgli che la
miglior parte d’Italia Io accompagna nel suo esiglio; che dovunque andrà, il suo cuore potrà sempre riposare
sul cuore de’ suoi figli. Io il vidi una volta, io non gli baciai il piede , ma dopo avergli parlato dell Italia,
chiesi piangendo la sua benedizione, ed ei me la diede tutto commosso. Dopo d’allora, essendo Ministro, ho
potuto dargli una consolazione rimovendo gli ostacoli che impedivano la corrispondenza fra la Santa Sede ed
i Vescovi della Venezia; io non feci che anticipare di qualche anno ciò che ogni libero governo troverà ragionevole
di fare fra poco. La Francia, specialmente, è destinata a procurare delle grandi consolazioni a quel
nobile cuore. Il mese di dicembre è forse il principio d’ un’ era novella nella vita europea, poiché 1 intera
Europa sta fra le angoscie d’ una misteriosa aspettazione. I dolori di Pio IX torneranno a profitto anche di quelli
che li hanno cagionati; al contrario di quei Parti che ferivano fuggendo, egli allontanandosi ci salverà. Egli
pregherà per noi Dio e la Francia. Lo spirilo guelfo, cioè democratico, è in Francia una tradizione, un istinto.
Repubblica o monarchia, essa è sempre l’opposto della sciocca superbia e della durezza ghibellina.
» Un grande riordinamento si va operando in tutti i poteri. L’esaltazione di Pio IX fu il primo passo, il
suo allontanamento n’è forse un’ altro più decisivo ancora. ? Inginocchiatevi, sciagurati ! Ritraendosi, ei vi
concede una nuova amnistia. »

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Estremi cronologici: s.d.
Segnatura definitiva: MRI0155
Descrizione fisica: c. 1
Dimensioni: 36X23 cm
Colore: bianco e nero
Autore: Tommaseo Niccolò
Lingua della documentazione: italiano
Descrizione del contenuto: Incipit: Pio IX è in fuga. Ha egli timore per la sua vita? No; il vero coraggio viene dal cuore...
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