Relazione del fatto avvenuto in Cesena la sera dei 14 corrente

RELAZIONE
del fatto avvenuto in Cesena la sera dei 14. corrente.
Molte cose sono state ragionate da vari tui cattivi ordini, che aggravano
il nostro Stato, e che ne fanno, per cosi dire, una anormalità, in mezzo
al progresso civile de’ tempi nostri. Ma per comprendere i mali effetti di
quelli, e trarne argomento a spiegare il profondo malcontento che regna in
queste Provincie ( malcontento che non si acqueterà mai, ove il nuovo Som-
mo Pontefice non dia mano con ardimento e risoluzione a riforme radicali,
vincendo con animo forte e italiano la subdola opposizione austriaca e la
mala fede con che molti suoi iniqui ministri gli possono attraversare ogni
buona intenzione), a comprendere, dicemmo, pienamente i mali efletti di
quegli ordini, più d’ ogni ragionamento giova sovente il rappresentarne 1′ a-
zione concreta nella realtà de’ fatti. Certi episodi della vita sociale de’ no-
stri infelicissimi paesi bastan soli a rivelare que’ mille patimenti, que’ mille
dolori morali e que’ profondi fremiti di sdegno disperato, che dee provare
un popolo generoso nel vedersi (oltre all’ altre sue grandi sventure), senza
delitto macellato impunemente da una mano vilissima di sgherri strauieii,
a’quali un massacro * che rinovasse la memoria de’ vespri Siciliani, sarebbe
poca pena alla sola colpa di starci qui insolenti e briachi in sul viso. Ma
veniamo al fatto $ che giustificherà appieno 1′ ira delle nostre parole. ?
Al qual fatto, perchè sia inteso bene da chi non conosce le piaghe de nostri
paesi* ci fa d’ uopo premettere un breve commento. Egli è da sapere adun-
que , che il difetto d’ operosità industriale e commerciale, le cattive leggi
economiche, la mancanza assoluta di educazione popolare, la poca agiatez-
za e 1 pochi risparmi delle classi elevate e la conseguente difficoltà per le classi o-
péraie di trovar lavoro, e, non ultima cagione di miserie e di corruzioni, le trup-
pe estere che precludono la carriera militare ai figliuoli del nostro popolo, tutte
queste e molt’ altre cagioni che lungo sarebbe 1′ enumerare, vanno ogni giorno
più arruolando alla turba de’ delinquenti molti popolani corrotti dalla indigen-
za, dalla ineducazione e dalla abitùdine de’vizi. Tutta questa gente, nelle no-
stre città j si va organizzando in associazioni giurate al delitto, e muove una
aperta guerra alle proprietà e alla sicurezza persona/e del cittadino. Ctò è
Conosciuto dalle Polizie; ma. quello che è assai peggio, gli onesti cittadini
conoscono molti agenti di Polizia implicati e complici ne’ latrocini*, che tut-
to dì infestano le campagne e le città nostre. E però chi facesse una stati-
stica de’ furti e delle aggressioni impunite che avvengono in queste Provincie,
troverebbe di che far maraviglia a un unmo de’ secoli barbari. Ma la cosa
va più innanzi in molti paesi; e le Polizie e i Governatori Pontifici si con-
tentano , non solo che vi si rubi alla piena luce del giorno , ma che vi si
inquieti il pacifico cittadino con insolenze e minacele, e pare insomma che
s’intenda a provocare e sfrenar la canaglia contro le classi medie ed eleva-
te, la cui inclinazione all’ordine e alle riforme civili, chiamata dalle nostre
Polizie liberalismo, arrovella tutti questi nostri governatori, commessi ed im-
piegati, gente la più parte ignorante e immoralissima, e che però ha solo
nel durar de’ disordini qualche speranza di potersi mantenere in grado. La
cosa è giunta a tale in alcune città* che in Faenza, per esempio, or son
pochi dì, fu fatta una istanza, sottoscritta da centinaia di cittadini, non che
da preti, parrochi Ai campagna etc. e inviata al Papa, per ottenere permesso
di armarsi a difesa de’propri averi, e far quello che non sanno fare (cosi
«primevasi quello scritto) tante truppe nazionali e forestiere. Ma se queste
ultime non sanno o non curano frenare i ladri e gli assassini, coi quali han-
no perfetta affinità, sanno molto bene farla da carnefici sugli onesti e tran-
quilli cittadini. – Ora udite 1′ avenuto. – Nella sera dei 13. corrente fu,
in Cesena, ferito d’una archibugiata un Eutimio Stefani, per sopranome Ti-
mino, il quale unito ad un tal Mamolino di recente scappato di prigione,
erasi fatto capo di un’ orda di masnadieri, i quali da lungo tempo, percor-
rendo le vie a mano armata e provocando i nostri buoni cittadini, infesta-
vano questa città * stimolati non si sa bene da chi, certo tollerati dalla Po-
lizia. Il male essendo divenuto insopportabile, ed avendo costoro nella mat-
tina de’ 14. minacciata aspra vendetta del loro capo, la sera di detto giorno
circa trecento persone, costrette dalla necessità della comune difesa, cransi
ragurìate nella piazza di San Francesco, con animo di punire quella mala
gente j e veder modo di fiaccarne per sempre la baldanza. Di tale assem-
bramento fu dato preventivo avviso al Governatore, il qual disse sapere ove
i ladri si riunivano e dove avean riposte le armi, e che avrebbe in breve
trovata via di farli arrestare e perquisire. Fu di tutto parimenti avvertito il
Comandante di piazza Capitano De-Bons. AH’ una ora di notte partiva dal-
la piazza maggiore Un carro di polvere, scortato da un forte distaccamento
di Svizzeri e dirigevasi verso San Francesco; mentre, da un’ attra parte,
certo Vesi, agente di Polizia, s’incamminava alla piazza medesima, e, giun-
to in una delle strade, che mettono in quella, scontrossi in un cittadino,
che ivi stava come di sentinella, con un fucile da caccia alia spalla. L’ Agen-
te di Polizia e i Carabinieri lo investirono con violenza* intimandogli di de-
porre il fucile, e , a quello strepito a essendo accorsi altri Cittadini della
piazza, il Vesi gridò a tutta gola 1′ allarme. In quella gli Svizzeri, giungen-
do per altra via, apparecchiaronsi alla carica, e 1′ ufficiale General, cheli
comandava, non provocato da alcuna offésa, o attitudine ostile degli assem-
brati , senza curare alcuna di quelle preventive cautele, che sono un dovere
sacrosanto, anche quando è assolutamente necessario il far impeto sul popo-
lo, con inaudita improntitudine ordinò il fuoco contro a qu..si 300. per-
sone, che stavano, la maggior parte, sedute sulle macerie, che ivi trovan-
si, bevendo e bivaccando seuza pensiero. Il fuoco ordinato a pluttoni duro
finche que’ cittadini, non si furono sottratti colla fuga al turpe assassinio, e
alla vista di que’ carnefici. Cinque furono le vittime di tanto eccesso, senza
contare gran numero di feriti più o meno gravemente, tra quali alcuni igna-
ri della riunione, e che traversavano per caso le vicine strade; e più sareb-
bero state ancora, se molti, a ciò invitati da un provvido grido mandato
da un cittadino al primo ordine della scarica, non avessero, in tanta con-
fusione e sorpresa, trovato rimedio alla propria salvezza col getarsi subita-
mente a terra. La scena di quella notte fu orrenda per la incredibile cru-
deltà degli Svizzeri, i qnali anche contro a’ moribondi imperversando, tra
1′ altre immanità commesse, massacrarono a più colpi di bajonette e di scia-
noia un giovane sarto, che, ferito da una palla, gemeva sul terreno fra le
angoscio della morte ; ma più orrenda fu ancora pel pericolo che corse la in-
tera città, e pe’ lunghi danni che potevano generarsi alla medesima da una
reazione popolare, poiché fu necessaria tutta la prudenza, il sangue freddo,
e diremmo, l’eroica rassegriazione di alcuni giovani, per impedire, che mol-
ti, i quali eran corsi ad armarsi, non assalissero gli Svizzeri, dando il se-
§no di un universale massacro. E si noti questo terribile coraggio della ra-
gione in giovani, che, alla opportunità, saprebbero morire senza mandare
un lamento. Tiranni d’ Italia! Spaventatevi di questo coraggio più che di
qualunque impeto popolare! ?
Oggi è cosa per mille indizi a tutti manifesta, che quel eccidio derivò
da tradimento, e ciò non fa specie; ma quello che più fa maraviglia tra
noi, gli è, che gli Svizzeri abbiano osato, io faccia alla coscienza di tutto
un paese, tentar la menzogna fingendo, ne’loro rapporti, che gli assem-
brati volessero impadronirsi della polvere, e che da ciò fossero co-
stretti a far fuoco. Un pretesto era certamente necessario per veder di scher-
mirsi pure in alcun modo da tanta infamia; ma 1′ addotto da loro era troppo
assurdo, perchè non venisse subito smentito : molto più che anche la forza
nazionale, aggiunta all’ estera a scorta del convoglio, altamente ripete: il con-
tegno de’ cittadini essere stato tale da non dar luogo a pretesti. — Ora sia-
mo in istato d’assedio. Gli Svizzeri, benché duplicati di numero, cónscii
come sono della loro iniquità, tengonsi sempre sotto le armi, e sono segre-
gali da ogni consorzio. L’ ufficiale General, che comandò il fuoco, per
tutta ponizione è stato traslocato a Forlì. — La nostra Magistratura sta re-
‘ digendo un ricorso contro la Forza e la Polizia, il quale documentato, Verrà
spedito a Roma: Tutti i cittadini di ogni colore, di ogni stato sono pieni
d’indignazione, di orrore, di odio contro la brutalità de’nemici. Taccio le
lagrime disperate delle madri, delle fimiglie, de’parenti, che si videro ra-
piti i loro cari in cosi orribil modo. Uno spettatore dell’assassinio dell’altra
sera gridava col pianto dell’ ira negli occhi « ogni straniero e per noi Ita-
liani sempre nemico, ma niuno straniero è così barbaro, cosi feroce, cosi
bestiale come lo Svizzero. « E dicea purtroppo la verità: ma questi soz-
zi e infami rifiuti dell’ Elvezia tremino di quel pianto e di quel grido ,
e riflettino che già troppi sono i molivi* che li rendono esosi al nostro
popolo, a’ quali aggiungendosi queste incomportabili provocazioni, la lunga
pazienza non tarderà a convertirsi in furore. Quanto a noi facciam voto,
che, ad evitare ogni ulteriore scandalo ed altre più gravi sventure, il
Pontefice provvegga sollecitamente al pericolo con risoluto consiglio, libe-
rando lo Stato da questa dolorosissima piaga dell’armi mercenarie, che so-
no il più grande insulto e il peggior danno, che un Governo far possa
a’ suoi sudditi.
Cesena 16 Luglio 1846,

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Estremi cronologici: 1846 luglio 16
Segnatura definitiva: MRI0270
Descrizione fisica: c. 1
Dimensioni: 38X28 cm
Colore: bianco e nero
Lingua della documentazione: italiano
Note: Data e luogo di emanazione.
Descrizione del contenuto: Incipit: Molte cose sono state ragionate da vari tui cattivi ordini, che aggravano il nostro Stato...
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