Sulla questione italiana

Sulla questione italiana
Parigi 1 Marzo 1849.
la questione italiana potè ieri essere sottratta dall’ Assemblea, in
grazia all’agilità colla quale M. Drouyn de Lhuys, seguendo la sua
propria espressione, schiva ogni discussione sulla nostra politica straniera.
Ma le interpellazioni che dovevano aver luogo nell’ ultima seduta, e che
le pretese spiegazioni del Sig. Drouyn de Lhuys non hanno fatto che
rendere più necessarie volendo renderle inutili, dovranno esser prodotto
quanto prima. Tutti i giorni gli avvenimenti presenteranno di nuovo questa quistione italiana, e la presenteranno più pressante, più delicata, io*eressando sempre più l’onore e la sicurezza del nostro principio,
fi’ spingendo continuamente in termini più imperiosi la politica francese a
spiegarsi. Ognuno sa che questa questione è come il perno della pace
europea , la chiave d’ ogni difficolta internazionale. Bentosto non sarà più
possibile alcuna dilazione 5 bisognerà venire ad una soluzione, e l’atto
col quale la volontà della Francia interverrà nel regolamento di questa
questione insino ad ora sospesa sarà il primo gran fatto esteriore col quale essa si pronuncierà tra i popoli ed i re , col quale dichiarerà se in-
clina al passato o all’ avvenire, per l’assolutismo o per la libertà, pel
diritto o per la forza.
Riguardo a ciò , la decisione della Francia non dovrebbe essere dubbiosa ; ma noi non possiamo avere la stessa confidenza nel suo governo
L’attitudine che esso ha preso, soprattutto dopo la proclamazione della
repubblica a Roma , non ci lascia alcun dubbio sulla condotta che pretende tenere verso Ja libertà italiana. Non bisogna lasciare ad un sistema , del quale non si ha che troppo il diritto di diffidare, la facoltà
d’ impegnare 1′ onore e 1′ interesse d’ un paese in una via funesta. Cosi
dunque aspettando la grande e solenne discussione, che non può mancare d’ aver luogo quanto prima alla tribuna , bisogna che la stampa si sforzi di posare i veri princìpi che devono dirigere la politica repubblicana
a riguardo dell’ Italia.
Abbiamo avuto più d’una volta occasione di dirlo e di provarlo,
noi non siamo partigiani del proselitismo guerreggiante che , inalberando
la bandiera della propaganda armata , e nell’ impazienza d’ universalizzare
la dominazione d’ un’ idea , domanda alla forza ciò che bisogna domandare alla persuasione, e vuol conquistare a questa idea le nazioni che
bisognerebbe convertirvi. Noi sappiamo che non s’ impone artificialmente
il progresso ai popoli, che non vi sono progressi durevoli all’ in fuori
di quelli che sono opera del tempo, progressi reali all’ infuori di quelli che sortono spontaneamente dalle viscere slesse d’ una socieià. Solo colla dilatazione e coli1 esempio d’ una civiltà più avanzata bisogna cercare
d’ agire sulle nazionalità , esse devono avere 1′ iniziativa , 1′ onore del loro cammino nella via del progresso , come hanno la responsabilità del
loro destino. Di là il principio di non intervento , che nel senso in cui
noi l’intendiamo, non è che il rispetto, la consecrazione del diritto imprescrittibile delle nazionalità a governarsi.
Quanto al principio d’intervenzione, non può esser applicato che
quando si tratta non degli affari interiori di tale o tal’ altro popolo, ma
dei rapporti esteriori coi propri vicini. Allora il diritto degli altri popoli comincia. Ciò è elementare pel buon senso se non per la diplomazia , e basti 1′ ennlinciarlo.
Che se noi giudichiamo al punto di vista di queste verità incontrastabili la condotta da tenersi in faccia alla Toscana ed a Roma , tutte le
difficoltà si appianano, tosto che tutti i diritti sono riconosciuti ed i
princìpi infjvirlù de’ quali il vostro proprio governo esiste rispettati.
E’ evidente in fatti per tutti gli uomini di buon senso e di buona
fede, che il principio della sovranità popolare , vero in Francia non può
esser falso a Firenze ed a Roma e che il diritto di sovranità dei Roma-
ni e dei Toscani è così sacro come il nostro. Le verità non conoscono
latitudine; non sono limitate da frontiere. L’immutabile legittimità dei
princìpi non saprebbe interessarsi in nulla della mobilità dei tempi e
della diversità dei luoghi.
Noi sappiamo bene che le cancellerie straniere osano universalmente
fare convenzioni diplomatiche contro il diritto dei popoli. Si dice , per
esempio , che 1′ Austria potrebbe intervenire in Toscana , perchè i trattati
del 1^35 e 1′ atto finale di Vienna le garantiscono dei diritti eventuali
di revisione e di successione su questi paesi. A queste belle ragioni non
v’ ò che una risposta da fare. I trattati del 1815 sono stati successivamente stracciati in Francia, in Belgio, in Polonia, in Ispagna , a Cracovia.
L’ istoria contemporanea dei diversi stati d’ Europa non ò che la violazione di questi trattati. D’ altronde , i diritti che ne risxiltano pei re sono dalla loro stessa origine nulli e caduchi d’ innanzi al diritto eterno
dei popoli. Così dunque non ‘ ha nulla di serio in questi argomenti cavati dai trattati the attentano alla sovranità delle nazionalità europee q
violati d’ altronde dalle potenze stesse che li invocano in loro favore,
Sarebbe assai difficile senza dubbio al governo della repubblica
francese , di una repubblica fondata sul principio della sovranità popolare,
e che non può sconoscere, presso le altre questo principio senza essere
apostata a sé stessa ed uccidersi, sarebbe diciamo noi, assai difficile a
questo governo di ricusare al popolo romano per esempio , il diritto di
costituirsi e d’ amministrare sì come gli piace, se non vi fosse una quistione religiosa che venisse a complicare la quistione politica. Ma egli
conta di trarsene fuori con una sottigliezza, con un equivoco tratto dal
doppio carattere del papa. Siccome in questo momento la quistione romana supera ogni altra cosa in Italia, la soluzione di questo problema
sarà la stessa di quello che ha messo in campo 1′ ultima rivoluzione di
Firenze. Queste due cause sì intimamente legate 1′ una all’ altra per la
loro comune solidarietà , saranno ben presto in certo modo confuse ma-1
lerialmente per la riunione personale dei due Sovrani , poiché si annunzia la partenza del gran-duca per Gaeta. Per conseguenza il nodo delle
difficoltà è a Roma.
Vediamo adunque quanto valga la teoria sulla quale appoggiasi il
ministero per negare la legittimità della repubblica Romana , ed aprire
così la via ad un intervenzione dell’ Austria o del Piemonte o a tutt’ altra intervenzione diretta o indiretta combinata fra le potenze cattoliche,
ad effetto di ristabilire il papa nel suo potere temporale.
Descriviamo però qualche fatto :
I collegi elettorali sono essi slati regolarmente convocati ? Si. La
Costituente è stai a regolarmente eletta ? Sì. Per conseguenza essa aveva
diritto a nome del popolo che la emanava di proclamare la Repubblica.
O ciò è evidente , o altrimenti bisogna richiamare in Francia Luigi Filippo , o piuttosto che Luigi Filippo Enrico V»
Egli è vero che per istituire la Repubblica , la Costituente di Roma
ha dovuto colpire di decadenza la potenza temporale dei papi. Ed è in
ciò che trionfai! questi grandi casisti del ministero , che , mescolando il
sacro al profano , vogliono assoggettare la politica alla teologia e combattere ipocritamente i diritti del popolo di Roma sotto la bandiera
di Dio.
Tutti sanno che la rivoluzione romana ha fatto riguardo al papa, la
distinzione che ha sempre fatto la teocrazia cattolica stessa, vale a dire
che essa ha separalo il pontefice dal principe temporale. E riacquistando
i suoi diritti politici sul principe temporale, il popolo ha rispettato i
diritti spirituali del pontefice. La costituente stessa ha pure decretato che
T esercizio di questi diritti sarebbe circondato da tutto lo splendore desiderabile. Questa distinzione fatta dalla rivoluzione, all’esempio stesso
del casuitismo concilia lutti i diritti, togliendo i limiti all’azione rispettiva del popolo e del papa, e circoscrivendo la prima , alla sfera
politica , la seconda alla religiosa.
Quale scusa potrebbe adunque allegare il ministero per giustificare
una politica che condurrebbe fatalmente ad una intervenzione? Nessuna.
Come capo spirituale della cristianità il papa non è minacciato intervenire, o lasciar intervenire contro la rivoluzione romana, sarebbe, definitivamente, fare o permettere un’ intervenzione in favore di un Sovrano
contro il suo popolo. È dunque questa una politica degna della Repubblica francese ? Si giudicherà forse del carattere spirituale del papa ? Ma
ciò allora vorrebbe dire che al diciannovesimo secolo si devono ancora
fare delle guerre di religione. E poi , quale contraddizione ! Le baionette al servizio di un dogma ! Il sangue versato per cimentare il regno d’ un idea religiosa ! E che cosa può guadagnare 1′ autorità spirituale
del papa colla dominazione temporale ? Quale sarebbe il risultato d’ una
simile dottrina, contradetta d’altronde da sommi scrittori religiosi? che
il papa sarebbe più o meno papa secondo che egli avrebbe più o meno
sudditi , secondo che egli governerebbe uno Stalo più o meno vasto.
Che si rispetti il carattere sacro del papa niente di meglio. Che in
un congresso di potenze cattoliche regoli la sua situazione , garantisca la
sua indipendenza la sua sicurezza , gli dedichi in quali be maniera una
lista civile della fede, niente di meglio. Ma noi non sapremmo ammettere che il popolo romano possa essere spogliato de’ suoi diritti , unicamente perchè s* immagina che questi siano incompatibili colla completa
indipendendenza del papa.
Concluderemo dunque che la questione politica , a Roma non può
nò deve essere risoluta che dal popolo romano stesso , libero da qualunque oppressione straniera.
Quanto alla quistione relativa all’ esercizio dei diritti spirituali dei
papi, nulla impedisce , come abbiamo detto, che questa non sia regolala da un congresso di potenze cattoliche.
Tipi Tiocchi

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Estremi cronologici: 1849 marzo 01
Segnatura definitiva: MRI0016
Descrizione fisica: c. 1
Dimensioni: 40X30 cm
Colore: bianco e nero
Tipografo (ente): Tiocchi, tipografia. Bologna
Lingua della documentazione: italiano
Note: Data di emanzione. Luogo di emazazione Parigi. Si possiede una seconda copia con collocazione 0203.
Descrizione del contenuto: Incipit: La questione italiana potè ieri esser sottratta dall'Assemblea...
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