Ultimo invito ai soldati della cittadella di Messina

Ultimo invito
AI SOLDATI DELLA CITTADELLA hi MESSINA !
Soldati ; per l’ultima volta a voi si rivolge
da questo Popolo un grido di pace.
Noi vessati pregammo e fummo scacciati :
avviliti minacciammo, e funftno spregiali : finalmente impugnando le armi, e versando il nostro sangue per F italiana umanitaria rigenerazione, abbiamo vinto, e generosi perdonalo. Per
voi dunque si è sparso tanto sangue, ed avremmo un dritto a non chiamarvi fratelli; eppure
se un Vpro pentimento vi farà sgombrare i tristi ripari della cittadella, se volete risparmiare
nostro, e più il vostro sangue, perchè frutto
non ne trarrete, anzi perdita e vergogna, vi
perdoneremo , e grideremo pace, pace. Non
credete però che queste siano preghiere, esse
sono esortazioni per la vostra salvezza; forza
molta ne abbiamo , coraggio moltissimo- Con
noi v’à Iddio, con noi pensa, opera, parla Iddio, ed il suo Vicario ci ha benedetti in suo
nome. Se udrete artéora il tuonar dei nostri
cannoni, dite che il fulmine di Dio.vi mugghia
sul éapo : se le vostre muraglie saranno smantellate: «e voi sconfini, e ‘straziati, dite che
Iddio Io vuole, che Iddìo Io fa. Ed Egli nel
momento della Battaglia , invisibile misterioso
passeggia sulle nostre batterie*, egli stende uno scudo di adamante sul spetto dei nostri solda-
ti, e gP infonde virtù, sapienza, coraggio.
K voi ancora dopo le tante, e tante esperienze dal primo di settembre sino al dodici
di gennajo* ed al sette di marzo, dopo tanti,e tanti rivolgimenti in tutta l’europa, ancora
persistete a difendere un infame superbo Van-
dalo ora già vinto, e rintuzzato, e schernito?
Non sapete forse che Luigi Filippo, che Metternich, che Guizot a stento son’fuggiti? Non
sapete forse che i soldati austriaci non hàn voluto far fuoco su i- loro fratelli? Non sapete
che in Francia, ed in alcune città della Germania sì è proclamata la Repubblica, che in
tutto il Regno di Napoli si prepara una terribile insurrezione. Badate a ciò, e ciò ponderate bene. Vói siete passati di errore,’ in errore, ad ora credete difendere la lega Italiana, ostando con guerra mortale a noi Siciliani; e non sapete che noi vogliamo essere indipendenti per unirci più strettamente ai nostri fratelli.
Noi vogliamo esser padroni di noi sfessi per
mostrare quanto eie grato sacrificare Sa nostra
vita, il nostro sangue, i nostri averi per l’Italia, e per la sua indipendenza. Persuadetevi
. una volta dunque; noi vogliamo essere fratelli
dei napoletani, e non soggiacere sotto il dispotismo di un Nerone, il quale f jentando di-
scordie tra essi, e noi, et aveva divisi e cosi
oppressi. Noi vogliamo smanche immolarci per
loro, ma vogliamo che i nostri sacrifici siano
parti di un cuore libero, ed indipendente J ‘ *
Deponete quella fanciullesca e puerile sbadataggine che è proprio degli schiavi ignoranti;
cominciate dai Capitani, e posate la mano vendicatrice insanguinata sul capo dei Generali,
parche’ tutti costoro sono i vostri carnefici. Che
vi fanno sperare essi ? Vincere forse ? I popoli
da mansuete pecore son divenuti leoni furibondi, e leone -è un popolo il quale necessariamente , è giustamente insorge ; e sappiate che il
corso tranquillo delie società, è simile ad un
arco, il quale tanto più forte scocca per quanto
più si riprega.
Se pur fosse possibile che col peso delle vostre bombe potreste distruggere la nostra bella
patria, distruttala, pronunziente la vostra diffinitiva condanna. La Sicilia intera vi piom-
berebbe di sopra, e con quel furore col quale
surse nei «xiemòraridì Vespri : con quel furore, col quale tante, e tante volte, vi ha mostrato –
quanto più vale un popolo risoluto, che. un eSercito mercenario; con quel furore istesso vi
assalirebbe infino su i vostri baluardi, v’inseguirebbe insino ^ai vostri .natii coVili, e vincerebbe. E se vile fuga vi torrà alla vendetta delle
nostre spada,-dalie-macerie della estinta Messina , misterioso turbine sospìngerà la polve
sulle vostre teste , e quella polve vi torrà la
luce, v’intorbiderà l’acqua,’vi attossicherà il pane.
Ma questo non avverrà, perchè i nostri cannoni saprebbero frenarvi, ed avvilirvi; e noi fidiamo nelle nostre forze, perchè fidiamo in Dio.
Sì, Dio è con noi, ed Kgli ci rende generosi, e noi F ubbidiamo vendicandoci col perdono.
? Guardate quel moribondo, o sol ati, a cui squarciarono il ventre le vostre mitraglie. Ei giace
bocchegiante sul letto di morte : un crocefisso v
sta al suo capezzale : il santo sacerdote gli ministra il divino olocausto: ed un popolo di magnanimi, in ginocchio prega per lui. Già esala
T ultimo spirito , égli potrebbe comandare ai
suoi fidi , e dire : vendicatemi; ma le ultima
sue parole sono: perdonate i miei nemici.
Uscite una volta dunque; ritiratevi «sulle vostre rupi, e non turbate più la pace di un pò-
polo che vi è stato troppo generoso. ! vostri
compagni che volontariamente sì sono gettati
nelle “nostre braccia, qui, son divenuti liberi
cittadini, sono premiati, perchè difendono con
noi la nostra ed italiana causa, sono chiamati
fratelli. Uscite, uscite al fine , è giunta l’ora.
memoranda che i popoli affratellati in un sol
braccio, in un so! cuore, in una sola mente, han giurato lo sterminio di tutti i re.

Messina 24 aprile 1848.

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Estremi cronologici: 1848 aprile 24
Segnatura definitiva: MRI0011
Descrizione fisica: c. 1
Dimensioni: 39X25 cm
Colore: bianco e nero
Tipografo (ente): Fiumara, stamperia
Lingua della documentazione: italiano
Descrizione del contenuto: Incipit: Soldati; per l'ultima volta a voi si rivolge da questo Popolo un grido di pace...
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