Da un anno a Milano si parla molto di mare, di un tipo di mare condiviso, accessibile, inclusivo, in costante movimento, di un mare come una metafora, che prova a coniugare ricerca artistica e progettazione sociale e che da maggio 2016 ha assunto forma e contenuti nella periferia ovest della città.
Si tratta di mare culturale urbano, un centro di produzione artistica che partendo da un forte legame con la dimensione locale e territoriale, sviluppa scambi a livello internazionale e attiva processi di inclusione sociale, rigenerazione urbana e innovazione culturale e che nasce, come spesso accade, in quanto esito di un connubio molto favorevole tra la volontà di soggetti privati e alcune opportunità specifiche offerte dalla pubblica amministrazione.
Gli ideatori di mare culturale urbano – appartenenti al mondo del teatro e delle arti performative – cominciano a pensare all’ipotesi di fondare un’impresa sociale nel 2012, con l’obiettivo di realizzare un grande spazio di sperimentazione artistica ma allo stesso tempo di rigenerazione urbana e sociale, guardando ai modelli europei di spazi culturali multidisciplinari che loro stessi avevano esplorato e di cui avevano fatto esperienza attraverso le loro attività in campo artistico. Cominciano a pensare di farlo a Milano, perché fortemente convinti che questa sia oggi la città delle opportunità in Italia, del fermento, dei meccanismi virtuosi che sono stati attivati nel rapporto tra valorizzazione degli spazi in disuso e tessuto creativo e culturale.
“Anche se proveniamo dal mondo teatrale, abbiamo aperto con uno slogan che era non siamo un teatro” mi raccontano, perché la volontà era quella di dotare nuovamente i centri culturali della loro missione fondante e archetipica, cioè quella di essere prima di tutto un luogo di incontro e confronto, una piazza pubblica, un’occasione per la crescita collettiva e per la contaminazione tra le diverse comunità, anche etniche, che abitano il territorio. Il legante, il corto circuito per far interagire queste diverse comunità e consentire ai diversi target che attraversano gli spazi di mare di convivere e contaminarsi, è costituito dalle necessità degli individui, dai temi della contemporaneità che vengono indagati, rielaborati e trasformati in contenuti artistici e culturali.
L’infrastruttura di supporto senza cui mare non esisterebbe è certamente il territorio e le opportunità che ne conseguono di attivare energie e risorse che si muovono indipendenti su di esso. Il punto di partenza per mettere in piedi mare e tutte le attività che sviluppa ha, infatti, a che fare con la possibilità per cui l’arte e la cultura possano costituire degli strumenti primari di sviluppo territoriale, delle leve di cambiamento per l’individuo e per la comunità, degli elementi virtuosi soprattutto in aree marginalizzate per percorsi di evoluzione, crescita e partecipazione.
Il territorio entro cui opera mare, infatti, è un territorio di periferia della Milano nord-ovest, dietro San Siro, una zona prettamente residenziale, caratterizzata da una scarsa presenza di luoghi di incontro che incoraggino la partecipazione alla vita pubblica e culturale. “È stata una scelta precisa e ponderata quella di aprire in un luogo non centrale della città, in un luogo che fosse quasi vergine dal punto di vista sociale e culturale, e di illuminare un posto che illuminato non era”.
Nel 2013 il progetto comincia a prendere forma proprio a partire dalla dimensione territoriale e spaziale, dapprima con l’individuazione dell’area dismessa di via Novara 75, messa a bando dal settore valorizzazione spazi dell’Assessorato al Demanio del Comune di Milano e poi attraverso la possibilità di insediamento nella vicina cascina Torrette di Trenno, facente parte del complesso di housing sociale “Cenni di cambiamento” gestito dalla Fondazione Housing Sociale e da Investire Immobiliare.
Il bando per la concessione di via Novara 75 viene vinto nel 2014 ed è in seguito a questo risultato che viene fondato il primo nucleo di professionisti – attivato soprattutto grazie ad una serie di coincidenze spazio-temporali e ad un network di conoscenze – che avvia il lavoro di progettazione per un nuovo modello di sviluppo territoriale e di costruzione di reti. Nel gennaio del 2014 viene costituita l’impresa sociale, inizialmente chiamata baam! e poi trasformata in mare srl nel 2015, riconosciuta come start-up innovativa a vocazione sociale.
Le prime attività che vengono organizzate sono di fondamentale importanza per il radicamento su questo territorio e per la costruzione di fiducia con tutte le associazioni e le realtà del quartiere. Esse fanno riferimento al programma di attivazioni urbane ”City on the move” che comprende feste di quartiere, attività con le scuole, ricerche ed indagini sociali, corsi per discipline artistiche, performance, programma di residenza, grazie anche alla curatela di CohStra – Cohabitation Strategies – cooperativa no profit per la ricerca socio-spaziale e Landcho – Landscape Choreography – collettivo che si interroga sul ruolo e sul movimento del corpo nello spazio. Un programma che, anche in questo caso, mette al centro il tessuto urbano, culturale e sociale, la cui analisi e comprensione diventano fondamentali per raccogliere testimonianze e necessità degli abitanti, costruire una narrazione collettiva, uno spazio di senso e di comunità, ispirare le nuove attività di mare e fornire materiali e spunti di riflessioni agli artisti ed esperti.
Ad oggi mare occupa ancora solo la seicentesca cascina Torrette di Trenno, di proprietà comunale ma con un affitto calmierato da Investire Immobiliare. Gli spazi sono stati oggetto di un restauro conservativo, concordato con la soprintendenza in quanto bene culturale tutelato, e sono stati inaugurati a maggio del 2016. All’interno si sperimenta, si crea e si presentano al pubblico attività legate al teatro, alla danza, alla musica, al cinema, all’arte visiva e digitale, si lavora, si fa formazione, si partecipa a laboratori e a momenti di confronto comunitario.
La previsione è che i lavori per la riqualificazione dello spazio in via Novara 75 – per cui è stata richiesta una fidejussione a garanzia di investimento al Comune di Milano che ha rallentato il processo a causa del cambio della giunta – comincino nei prossimi mesi e possano concludersi presumibilmente alla fine del 2018. Il bando dell’amministrazione ha permesso a mare di vincere il terreno in concessione gratuita per trent’anni su cui, in seguito alla demolizione degli edifici pericolanti che oggi lo occupano e alla bonifica, sorgerà la nuova costruzione. Un edificio attraversabile, traslucido, di circa 6000 metri quadrati articolati su quattro livelli, che prova a reinterpretare alcuni degli elementi architettonici della tradizione milanese – in cui troveranno sede due sale cinematografiche, due sale teatrali, sale prove e di registrazione, uno spazio atelier/laboratori per artisti, un bistrot/caffetteria, una foresteria, un bookshop accanto ad un grande spazio verde – e che ambisce a diventare un punto di riferimento certamente per l’intero quartiere, ma anche a scala urbana, un luogo a forte vocazione pubblica.
Il mix di funzioni che si insedierà in via Novara costituirà quindi, con un grado di complessità maggiore, l’integrazione, il completamento, l’esplosione di tutto quello che già sta accadendo in cascina, del palinsesto diversificato di attività che sta alla base del modello operativo e di buisness che è stato adottato e che prova ad essere sostenibile ricorrendo, oltre che a finanziamenti attraverso bandi, ad attività sia artistiche che commerciali, agli affitti di alcuni spazi, allo sbigliettamento durante gli eventi, seppure mantenendo sempre basse le barriere all’ingresso e una sensibilità per la trasversalità e l’inclusività.
La contaminazione a cui punta mare culturale urbano è certamente da una parte quella legata ai target e ai pubblici di riferimento, che porta ad una trasversalità di fruizione di questo spazio da parte di soggetti molto diversi tra loro, come origine, età e stile di vita. Dall’altra l’offerta culturale passa soprattutto anche attraverso residenze di artisti, teatranti, danzatori, musicisti che contemplino per loro formazione le possibilità di contaminazione tra discipline diverse e che abbiano la volontà di rompere gli schemi e l’attitudine ad essere porosi nei confronti del territorio.
Questo doppia accezione del significato di contaminazione genera un circolo virtuoso per cui la molteplicità dei prodotti artistici e degli spunti che vengono elaborati ed offerti è in grado di attrarre un’eterogeneità di attraversamento e di fruizione dei pubblici che corrisponde esattamente ad uno degli obiettivi principali del progetto.
Ilaria Giuliani
Fondazione Giangiacomo Feltrinelli
29/03/2017