Fondazione Giangiacomo Feltrinelli

L’area in cui si trova Base Milano, nella parte sud-ovest della città, è compresa tra il Naviglio Grande, la circonvallazione di via Papiniano, il vecchio tracciato ferroviario per Vigevano e Mortara – parte di uno scalo ferroviario che sarà oggetto di un importante progetto di riqualificazione insieme ad altri sette scali parzialmente dismessi – e presenta i suoi assi principali nelle vie parallele Tortona, Savona e Voghera. È un’area caratterizzata da un certo grado di separatezza dal resto della città e di complessità dei suoi caratteri urbani, per il suo passato produttivo, per le modificazioni che ha avuto nel tempo e per la varietà di ambienti eterogenei sia sotto il profilo morfologico che sociale. Un’area che costituisce un luogo emblematico della Milano moderna, protagonista dello sviluppo industriale del ’900 prima, e della riconversione ad uso terziario poi.

La presenza industriale, le residenze operaie e le case di ringhiera, le botteghe degli artigiani sono, infatti, alcuni dei fattori che hanno contribuito a delineare in passato l’identità del quartiere, la sua vita sociale e le reti di relazioni, ed è questa stessa idea riferita al passato – che ancora si intravede nelle facciate delle fabbriche riconvertite – che ha influenzato l’identità contemporanea di questa zona e che è alla base di tutte le trasformazioni che sono avvenute in seguito attraverso i grandi nomi della moda, del design e dell’arte contemporanea.

Il complesso industriale dell’Ansaldo, uno dei più estesi della zona, occupava l’intero isolato compreso tra le vie Tortona, Bergognone, Savona e Stendhal. Si tratta di uno stabilimento storico per Milano, che ha subito negli anni numerosi passaggi di proprietà. L’impianto originario risale al 1904 con l’impresa automobilistica di Roberto Zust, rilevato poi negli anni da altri operatori, fino ad arrivare nel 1966 all’insediamento del gruppo Finmeccanica-Ansaldo per la costruzione di locomotive, carrozze ferroviarie e tramviarie.

L’impianto viene poi dismesso definitivamente nel 1986 e acquistato dal Comune di Milano nel 1989 con la volontà di avviare un importante processo di riqualificazione per realizzare un grande polo culturale, attuando uno dei pochi interventi della zona ad opera dell’operatore pubblico. Così il comune decide di procedere a un’occupazione incrementale e dapprima, nel 1999, bandisce un concorso internazionale di progettazione per realizzare la “Città delle Culture”, poi diventato MUDEC – Museo delle Culture e sede del Forum della Città Mondo, vinto dallo studio David Chipperfield Architects; nel 2001 assegna sette delle officine interne all’isolato al Teatro alla Scala per concentrarvi i propri laboratori di produzione teatrale; e infine, nel 2014, promuove una procedura di evidenza pubblica per la gestione e riqualificazione di altri 12.000 mq appartenenti all’ex Ansaldo, aggiudicatasi dalle cinque realtà che danno origine a Base – Arci Milano, il think tank Avanzi, l’Associazione Culturale Aprile Esterni, la società di marketing culturale h+ e l’incubatore Make a Cube.

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Il progetto di Base si proponeva di recuperare l’immobile e valorizzarne e reinterpretarne la vocazione industriale e produttiva, insediandovi una concezione di fabbrica più contemporanea, un’industria creativa e culturale che sia scandita da funzioni diverse, cui corrispondono anche tempi diversi, di incubazione, produzione e fruizione della creatività e della cultura.

Ciò che ha caratterizzato l’intervento di riqualificazione, infatti, è il sostanziale mantenimento dell’impianto morfologico originario del manufatto, attuabile per le dimensioni dell’intervento e la relativa flessibilità del tipo di funzioni insediate, ma anche per una certa quale fascinazione per questo tipo di spazi che quel mondo di creativi, designer e progettisti è stato in grado di reinterpretare.

La trasformazione ha, infatti, mantenuto la traccia della vocazione industriale del passato e ha in qualche modo sovrascritto nell’articolazione degli spazi i nuovi usi senza cancellare la memoria dei precedenti, permettendo così anche di contenere i costi dell’intervento. Gli interni non sono stati stravolti, ma solo adattati agli usi contemporanei, resi più vivibili e confortevoli, a misura d’uomo e non di macchina, con nuovi impianti di illuminazione, di riscaldamento e raffrescamento, nuove pavimentazioni e serramenti, e l’inserimento di nuovi materiali semplici come il legno.

La possibilità di confrontarsi con gli aspetti più materiali e fisici dell’industria del passato – ampie sale rettangolari, grandi aperture, spazi a tutta altezza – ha permesso, quindi, di riaprire un laboratorio di nuove configurazioni spaziali che ha dato origine ad un’adeguata flessibilità e ad una compresenza di funzioni anche molto diverse da loro.

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Al piano terra si trova l’atrio polifunzionale – in grado di ospitare eventi, concerti, conferenze, performance e spesso affittato anche ad aziende – che, insieme alla caffetteria, alla zona lounge e allo spazio aperto antistante l’ingresso dell’edificio, sono in grado di proporsi come una piazza pubblica e accessibile. La volontà di creare una piazza in continuità tra l’’interno e l’esterno, facendo quindi in modo che il parcheggio all’ingresso di via Bergognone 34 venisse rimosso, nasceva anche dall’esigenza di poter rimediare al fatto che Base non affaccia su strada e quindi al rischio che questo potesse costituire un ostacolo alle condizioni di accessibilità e di apertura dello spazio.

 

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Al secondo piano delle ex acciaierie si sviluppano gli spazi di co-working – dove è possibile affittare sia postazioni stabili o temporanee che studi interi – che giocano un ruolo determinante per la creazione di un ecosistema favorevole allo sviluppo di impresa e di progetti innovativi sfruttando le dinamiche di prossimità tra realtà simili e afferenti agli stessi ambiti.

Lo spazio è suddiviso e arredato per stimolare creatività e concentrazione, alternando sale riunioni chiuse e spazi aperti. Può anche essere utilizzato per esposizioni temporanee o workshop o per laboratori. Nelle sale attigue vi sono, invece, postazioni per uffici di aziende partner e sale riunioni, ideate come estensione del coworking.

Tra i soggetti residenti è presente la sede di Cariplo Factory, il polo per lo sviluppo di iniziative che riguardano la valorizzazione dei giovani, la tecnologia, l’imprenditorialità, l’innovazione sociale, l’arte e la creatività, promosso dalla Fondazione Cariplo.

 

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Casa Base, l’ostello di design progettato da h+, uno dei partner fondatori di Base, si trova al primo piano dell’ex stabilimento e funziona anche come residenza per artisti e progettisti.

Composto da dieci stanze una diversa dall’altra, doppie o quadruple, con o senza servizi, e da salottini comuni – cui si accede attraverso un lungo corridoio con una pavimentazione a cementine esagonali rosse, bianche e grigie – è allestito con pezzi vintage anni ’50 e ’60 e arredi disegnati e prodotti artigianalmente apposta per questi spazi.

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Al secondo e terzo piano – la cui riqualificazione si è rivelata più onerosa del previsto imponendo una ricontrattazione dei termini della concessione, passata da dodici a diciotto anni –  verranno collocati ulteriori spazi espositivi, postazioni di co-working, sale prova e di registrazione ma soprattutto il progetto BASE Community HUB.

La volontà è quella di offrire alla comunità del quartiere la possibilità di trovare in Base la risposta ai propri bisogni, di aggregare interessi, di creare delle possibilità di azione e di coinvolgere la collettività nella coprogettazione attivando processi decisionali collaborativi. Si prevedono, infatti, un centro servizi e un laboratorio di quartiere –  con servizi collettivi, una banca del tempo, un’area bambini e uno spazio giochi – e un campo Base, in grado di costruire una scuola creativa, multidisciplinare, aperta a tutte le età che offra formazione e opportunità di ricerca.

 

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L’intervento di Base si inerisce complessivamente in un processo incrementale di operazioni immobiliari di riuso – una sommatoria di interventi che hanno ricollocato sul mercato spazi industriali dismessi come nuovi contenitori per la produzione creativa – che ha coinvolto l’area che negli anni 2000 è stata brandizzata come Zona Tortona, a seguito di un’operazione di marketing legata al ruolo del Fuori Salone.

Seppur insediandosi nell’area solo un anno fa, Base è stato capace di catalizzare intorno a sé molte energie ed attenzioni, e di stabilire con attività analoghe del quartiere dei rapporti di vera e propria sinergia negli usi e nelle strategie comunicative di promozione.

Ilaria Giuliani
Fondazione Giangiacomo Feltrinelli

22/03/2017

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