Uno dei temi su cui si è maggiormente concentrato il dibattito della comunità internazionale in anni recenti è quello relativo allo sviluppo urbano e alle dinamiche di urbanizzazione che, per la prima volta, porteranno la popolazione urbana a superare quella rurale a livello globale. La vivibilità degli spazi urbani, destinati ad assumere proporzioni sempre maggiori, con una densità abitativa in crescita e condizioni di vivibilità complesse entro le quali diverse – e anche contrastanti – istanze dovranno necessariamente andare a comporsi, spinge urgentemente a identificare soluzioni efficaci e sostenibili che sappiano orientare – più che correggere – processi di medio e lungo corso.
Tuttavia, per affrontare quella che è a tutti gli effetti una delle maggiori sfide contemporanee occorre che diventi prassi adottare un approccio nuovo alla comprensione delle connessioni tra campagna e città: un approccio integrato che permetta di analizzarne e comprenderne a fondo criticità e potenzialità.
Per lungo tempo il contesto rurale e quello urbano sono stati considerati due comparti separati, ciascuno avente le proprie priorità e, di conseguenza, le proprie agende volte a rispondere alle particolarità di quelli che sono stati trattati quali estremi di un ampio spettro. Oggi questa visione ha gradualmente lasciato posto a una più attuale che vede tali comparti quali elementi interconnessi di un continuum, la cui discretizzazione si fa sempre più anacronistica, nonché difficile.
Città e campagna sono legati da flussi di beni, servizi e persone che costituiscono una rete intricata di movimenti, le cui implicazioni non si esauriscono nel breve periodo ma, al contrario, danno forma ai processi di trasformazione economica di lungo corso di Paesi e regioni. Proprio il tema dei movimenti migratori è quanto mai attuale nella determinazione del paesaggio urbano-rurale futuro ed è prioritario che sulla sua comprensione profonda – più che sulla sua entità – sia focalizzata l’attenzione della comunità internazionale: quella scientifica per identificarne chiavi di lettura basate sull’evidenza, e quella di pratica per implementare soluzioni strategiche.
Conflitti di lungo corso e disordini sociali, a cui si aggiungono gli effetti del cambiamento climatico, sono connessi a diversi tipi di movimenti migratori che interessano molti Paesi e aree emergenti, incrementando enormemente il numero di rifugiati, richiedenti asilo e sfollati fino a superare i 50 milioni di persone a livello globale secondo le stime dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (2014). A questo dato si aggiunge quello riportato da UNDESA (2013), secondo il quale tre quarti dei migranti mondiali si sposta entro i confini del proprio Paese.
In questo quadro di movimenti intra-nazionali, il flusso migratorio dagli ambienti rurali verso gli insediamenti urbani riveste una cruciale importanza nelle dinamiche di trasformazione rurale e strutturale del comparto socioeconomico di un dato contesto, aprendo a possibilità di sviluppo territoriale integrato inedite e ancora non del tutto esplorate, a cui il binomio ricerca e pratica deve offrire soluzioni concrete e mirate per una valorizzazione delle risorse naturali e umane locali.
L’intervista a David Suttie propone ed esplora alcuni dei principali temi connessi allo sviluppo urbano e rurale, proponendo delle chiavi di lettura che si allontanano dall’inquadramento della migrazione dalle campagne verso le città quale fallimento dello sviluppo rurale e problema per quello urbano. Al contrario, ne evidenzia le opportunità per un cambiamento sociale profondo entro il quale i piccoli agricoltori diventano il centro di un sistema virtuoso delineato da politiche territoriali che devono garantire equità, inclusione e sostenibilità.
Le dichiarazioni di David Suttie sono rilasciate a titolo personale e non intendono rappresentare la posizione dell’IFAD
Bianca Dendena
Fondazione Giangiacomo Feltrinelli