GIOVEDÌ 26 GENNAIO
ORE 20.00, SALA POLIFUNZIONALE
Ci sono molte forme di indifferenza nel regime di violenza generalizzata.
Qui ne indichiamo almeno tre.
La prima. È l’indifferenza dei prigionieri, per esempio. Nel sistema del lager, per esempio, vigeva la parola d’ordine non solo di farsi notare il meno possibile, ma anche di notare il meno possibile, perché vedere troppo era pericoloso. Chi non si girava dall’altra parte e non si affrettava a passare oltre i luoghi dove si stava esercitando una violenza, rischiava di unirsi alle vittime.
Il primo tipo di indifferenza, è una strategia di sopravvivenza delle vittime.
L’indifferenza da questo lato è una doppia vittoria dei carnefici: consiste nella disumanizzazione delle proprie vittime, ma anche nella “partecipazione” all’annientamento di quelle più deboli fra loro.
La seconda. È l’indifferenza da parte di chi guarda da lontano, partecipa al dolore ma non promuove azione.
La terza è l’indifferenza presente nell’area degli spettatori o dei funzionari vicino ai carnefici.
Questa terza indifferenza segue altri percorsi rispetto alle altre due ed è il risultato della normalizzazione e dell’accettazione della violenza come sistema che garantisce della propria stabilità. Con le prime due ha in comune il coinvolgimento nell’efficacia del risultato. A differenza delle altre due consente l’efficienza del sistema oppressivo di cui gode i vantaggi.
PROGRAMMA
La seconda serata di ‘Memoria / Memoriae. Declinare il presente’ è introdotta da Lorenzo Cremonesi, giornalista profondo conoscitore delle vicende mediorientali, e Marcello Flores, storico e professore all’Università degli Studi di Siena. Il dialogo tra i due muove dal significato odierno della parola ‘Indifferenze’ e verte sull’attuale situazione di Aleppo e Siria.
Seguono alcune letture tratte da Non c’è una fine. Trasmettere la memoria di Auschwitz di Piotr M. A. Cywiński e la proiezione del film ‘Eau argentée – Autoritratto siriano‘ per la regia di Oussama Mohammad, Wiam Bedirxan.
guarda il trailer:
Eau argentée – Autoritratto siriano è un’opera-collage del 2014 sulla guerra civile in Siria, nata dal dialogo a distanza tra Oussama Mohammed, cineasta siriano esule a Parigi, e la giovane attivista curda Wiam Bedirxan.
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L’ingresso è libero fino a esaurimento posti.
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