Qual è la differenza tra uno stile “populista” e uno che sia semplicemente “popolare”? Le trasformazioni della comunicazione politica, come la personalizzazione e spettacolarizzazione, hanno portato tutti gli attori politici (anche quelli mainstream) a utilizzare uno stile di comunicazione semplice, che “spezza la routine”, centrato sul leader e sulla provocazione, e perciò facilmente trattabile dalle imprese mediali.
Questo stile è sempre più simile a quello classicamente attribuito a partiti, movimenti e leader definiti come populisti. È dunque in atto una sorta di “contagio” populista, per cui gli attori mainstream, di fronte al successo dei partiti populisti, ne imitano (coscientemente o meno) lo stile? Oppure ci troviamo di fronte a trasformazioni strutturali della comunicazione politica, che portano tutti gli attori politici verso una forma convergente di comunicazione? Qual è il senso dell’utilizzo della categoria di populismo, se tutti gli attori sono definibili come tali?
Un approfondimento su Pagina 99.
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Cecilia Biancalana
Fondazione Giangiacomo Feltrinelli
04/10/2016
Consigli di lettura
eBook: “Mass media e sfera pubblica. Verso la fine della rappresentanza?”
La trasformazione della politica nel nuovo scenario mediale, l’impatto di new e social media sulla sfera pubblica, costituiscono alcuni dei grandi temi che interrogano il presente e il futuro della nostra democrazia. Le nuove forme della comunicazione sono la causa o l’effetto di processi quali la personalizzazione delle leadership, la verticalizzazione delle organizzazioni politiche, la presidenzializzazione dei partiti, la delegittimazione sociale dei vecchi “corpi intermedi”?
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