prefazione all’eBook “Mass Media e sfera pubblica”
Il rapporto fra media e sfera pubblica rappresenta, ormai da almeno tre decenni, uno dei grandi temi di ricerca accademica e di dibattito sociale, politico e culturale. Il tema è, in realtà, molto scivoloso, dal momento che lo stesso concetto di sfera pubblica ha subìto negli ultimi anni numerosi “aggiustamenti” e ha visto notevoli rielaborazioni. Molti studiosi sono persino arrivati a parlare di dissoluzione della sfera pubblica (come il filone radical che fa riferimento al media theorist Geert Lovink) – almeno di quella di tradizione habermasiana – e si sono sviluppate definizioni “alternative” che hanno cercato di mettere maggiormente in risalto il ruolo e la funzione dei media, soprattutto di quelli digitali. Si sono così sviluppate definizioni come quella di “spazi pubblici mediali” o di “spazi pubblici interconnessi”, fino alla suggestiva analisi di Ingrid Volkmer che parla di “orizzonti pubblici”, cioè di spazi dinamici attraverso cui rivedere e ridefinire la nuova “sfera pubblica globale”.
Al di là del dibattito accademico, poi, è evidente la trasformazione della politica nel nuovo scenario mediale. Se le nuove forme della comunicazione siano la causa o l’effetto di processi quali la personalizzazione delle leadership, la verticalizzazione delle organizzazioni politiche, la presidenzializzazione dei partiti, la delegittimazione sociale dei vecchi “corpi intermedi” – la cosiddetta “disintermediazione” – è ovviamente tema aperto. Nel nostro saggio Mass media e sfera pubblica. Verso la fine della rappresentanza? abbiamo evitato le deterministiche posizioni mediacentriche ma, nel contempo, abbiamo anche cercato di evitare la prospettiva di corto respiro che considera la comunicazione come mera variabile interveniente nei processi politici. Nel mondo globale la comunicazione costituisce una parte fondamentale della relazione sociale, che così come può contribuire alla creazione di una nuova realtà è in ogni caso destinata a interagire con altri aspetti della società, che conservano una loro autonoma funzione anche a prescindere dall’atto di comunicare.
Nello sforzo di considerare la pluralità e la complessità delle relazioni fra media e sfera pubblica (o quel che ne resta), siamo quasi costretti a prendere in considerazione un altro elemento chiave del dibattito contemporaneo sulla democrazia: il concetto di rappresentanza e le sue numerose connessioni con la dimensione comunicativa (si pensi solo, per esempio, al rapporto fra rappresentanza e rappresentazione) nonché la falsa sovrapposizione concettuale (ma spesso acriticamente accettata come “naturale”) fra rappresentanza e democrazia.
Dala complessa – ma tutto sommato rassicurante – relazione binaria fra media e sfera pubblica siamo, così, passati a discutere della più incerta relazione triadica fra media, spazi pubblici e rappresentanza. Naturalmente non possiamo tenere ai margini la trasformazione del concetto di partecipazione, spesso declinato come ancillare rispetto alla rappresentanza o, viceversa, come suo antagonista. Da diversi anni ormai si discute delle nuove forme di partecipazione. Che molti manuali riportino ancora la differenziazione fra partecipazione convenzionale e partecipazione non-convenzionale ha senso solo in una prospettiva di ricostruzione storica del pensiero. In realtà, quella bipartizione – comprensibile in un panorama in cui l’azione politica si esauriva nei partiti e dentro le più rigide logiche della democrazia rappresentativa – è oggi priva di significato. È infatti con l’irruzione del web e dei nuovi media, fino alla più recente affermazione dei social network, che l’anacronismo di tale distinzione si manifesta in tutta la sua evidenza.
Vogliamo cercato di aprire uno spazio di dibattito su questi temi che tuttavia meriterebbero lavori più ampi e approfonditi. Proprio per cercare di ricostruire lo stile e il senso del nostro dibattito, abbiamo pensato la pubblicazione Mass media e sfera pubblica come un dialogo aperto e senza porti franchi. Fra noi, innanzitutto, ma ovviamente anche con le lettrici e i lettori. Da qui l’idea di costruire un percorso introduttivo a questi temi adottando tre diverse prospettive ma, al tempo stesso, intrecciate e dialoganti.
Non vogliamo fornire risposte definitive ma aprire un dibattito, non solo fra gli studiosi e i ricercatori accademici. Le questioni che abbiamo provato a sollevare, i temi che abbiamo voluto mettere in discussione, riguardano infatti la democrazia nel suo complesso. Ecco, allora, l’accenno alle diverse forme di democrazia, e anche la volontà di uscire – sebbene con cautela – dalle gabbie delle definizioni normative. A questo proposito, lo studio delle relazioni fra media, “sfera pubblica” e rappresentanza apre necessariamente uno spiraglio d’analisi verso la ricerca sulla qualità della democrazia, un modo peraltro efficace per uscire dal conflitto fra approcci normativi e teorie esplicative, evidenziando al tempo stesso quell’irriducibile tensione fra aspetti prescrittivi e descrittivi che da sempre contraddistingue la riflessione sul metodo democratico.
Mass media e sfera pubblica rappresenta un tentativo di dialogo su questioni che riguardano il futuro, e forse la stessa sopravvivenza, della democrazia. Di certo le sue promesse, più o meno mantenute, ma che nel corso della nostra storia più recente hanno alimentato e continuano ad alimentare le passioni e l’impegno civile di milioni di donne e uomini.
Luciano Fasano, Università degli Studi di Milano
Massimiliano Panarari, Università Commerciale Luigi Bocconi
Michele Sorice, LUISS Guido Carli
29/09/2016
Consigli di lettura
eBook: “Mass media e sfera pubblica. Verso la fine della rappresentanza?”
La trasformazione della politica nel nuovo scenario mediale, l’impatto di new e social media sulla sfera pubblica, costituiscono alcuni dei grandi temi che interrogano il presente e il futuro della nostra democrazia. Le nuove forme della comunicazione sono la causa o l’effetto di processi quali la personalizzazione delle leadership, la verticalizzazione delle organizzazioni politiche, la presidenzializzazione dei partiti, la delegittimazione sociale dei vecchi “corpi intermedi”?
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