Vedute differenti di un problema possono condurci a soluzioni illuminanti, questo ci insegna la blue economy. Economia che guarda ai rifiuti come ad una grande risorsa ed incentra la propria filosofia sul concetto di biomimesi, una disciplina che ci insegna a osservare e imitare i sistemi naturali che ci offrono affascinanti ed efficienti modelli di gestione, di produzione e consumo.
Gunter Pauli, fondatore dell’economia blu, ci invita a riflettere su come in natura tutto sia collegato, e come gli ecosistemi nei loro innumerevoli processi di adattamento ed evoluzione sostengano la vita da oltre tre miliardi di anni, risulta quindi spontaneo comprendere che la sopravvivenza dell’umanità è strettamente legata alla salute degli ecosistemi.
Questo pensiero ha condotto Pauli a teorizzare una nuova economia resiliente, vale a dire un’economia resistente e capace di continuo adattamento, che garantisca una buona qualità di vita per tutti ed uno sviluppo economico entro i limiti ecologici del nostro pianeta.
Grazie allo studio delle leggi della fisica che governano i processi naturali e alla biomimesi, la blue economy ci presenta progetti estremamente originali, la cui fattibilità scientifica ed applicabilità economica viene verificata dalla Fondazione Zeri. L’economia blu ci mostra ad esempio che possiamo imparare dalle termiti a costruire edifici continuamente areati, o che dall’affascinante studio del cuore delle balene può nascere un pacemaker molto rivoluzionario, o ancora come la seta può sostituire l’acciaio e il titanio dei rasoi.
La blue economy interpreta perfettamente il concetto di economia circolare, si spinge infatti oltre all’idea di semplice conservazione della natura, ma intende la sostenibilità come una vera e propria rigenerazione, superando così la green economy. Secondo Pauli infatti, per quanto buoni siano i propositi della green economy, non sembra essere lo strumento adatto al cambiamento necessario oggi. Poiché dietro la logica dell’economia verde troviamo ancora un approccio consumistico, ed elevati costi d’investimento mirati a garantire solo minori impatti sull’ambiente. Le critiche mosse alla green economy sono tante, partendo da queste l’economia teorizzata da Pauli cerca di costruire un concreto modello di sviluppo sostenibile, in cui si promuove il passaggio da una crescita quantitativa ad una crescita qualitativa che vada incontro ai nostri reali bisogni.
Pensando in antitesi a quei paesi in cui invece i bisogni primari non riescono ad essere soddisfatti la blu economy contribuisce coi suoi progetti a portare benessere sociale ed economico nei paesi in via di sviluppo. Attraverso il micro finanziamento è possibile dar vita a piccole attività imprenditoriali capaci di garantire un passaggio dallo stato di scarsità ad una dimensione di sufficienza sino all’abbondanza, partendo sempre da ciò che è localmente disponibile.
I paesi del sud del mondo che hanno applicato con successo i progetti blu sono tanti: in Africa si è visto che partendo dai rifiuti delle piantagioni e dagli scarti di tè e caffè è possibile creare alimenti di qualità superiore, mentre in Colombia una zona destinata alla desertificazione è tornata ad essere ricca e rigogliosa, portando numerosi benefici all’economia e al benessere locale.
I progetti della blue economy nascono proprio per facilitare i movimenti dal basso verso l’alto, andando così a valorizzare il ruolo dei cittadini, visti come protagonisti attivi e partecipi alle decisioni e alle iniziative locali. Senza una cittadinanza attiva e consapevole, non sarebbe possibile intraprendere il cambiamento che in molti auspicano, il contributo di ognuno è fondamentale per modificare i nostri stili di vita e renderli armonici con il pianeta, che sostiene la vita.
Corinne Barbieri
Università degli Studi di Milano