Università di Napoli “L’Orientale”

Dopo quindici anni di presidenze di sinistra, il Brasile sta ora attraversando una grave crisi economica e politica. Pur essendosi allontanato dal suo radicalismo programmatico e avendo ripiegato su una modernizzazione senza eccessi per ottenere credibilità internazionale, fiducia dei mercati e sostegno dell’elite economica e dei ceti medi, il Partido dos Trabalhadores era riuscito a garantire, grazie a una favorevole congiuntura, il raggiungimento di alti tassi di crescita, il sostanziale azzeramento dell’inflazione e la decisa diminuzione del debito pubblico, legata all’aumento delle entrate fiscali.

La scarsità di riforme strutturali, in un momento in cui il governo godeva di grande popolarità, aveva però provocato le proteste della sinistra del partito e della galassia dei movimenti sociali, storici baluardi del PT. Sul piano del costume politico, l’assenza di una maggioranza in parlamento e la necessità di stabilire alleanze ha indotto ad abbandonare la linea dell’eticità e a perpetuare molte storture del passato, in primo luogo quella della corruzione sia per acquistare voti che per finanziare il partito.

Malgrado queste debolezze, sia durante le due gestioni Lula che durante quella di Rousseff (la prima presidente donna in Brasile), l’esecutivo era riuscito a incidere positivamente sul degrado sociale, a creare milioni di posti di lavoro stabili, a elevare i salari più bassi e a incidere sul piano scolastico e sanitario. Ma il più importante risultato è stato ottenuto in termini di assistenzialismo, con il piano Borsa Famiglia, che assegna modesti aiuti finanziari ai nuclei familiari al di sotto della soglia di povertà, vincolati all’obbligo di vaccinazione e di frequenza scolastica dei figli. Tale programma ha fatto uscire dalla miseria oltre 30 milioni di persone.

La recessione innescata dalla crisi economica del 2011, tuttavia, ha accentuato le derive negative del governo, scatenato l’ostilità del ceto medio e determinato una certa confusione nella classe operaia, anche grazie a una martellante campagna stampa che insisteva solo sul fenomeno della corruzione. Parallelamente, dopo anni di crescita del mercato interno, dovuta in parte all’immissione nel circuito del consumo di milioni di persone precedentemente escluse, le possibilità di un suo ulteriore allargamento si sono momentaneamente esaurite e l’interruzione di un processo di mobilità sociale che era sembrato infinito ha determinato irrequietezza e malcontento, anche presso la tradizionale base sociale del PT, che ha perso la sua storica caratterizzazione operaia per assumere quella di partito dei poveri, forte nelle aree più arretrate e in cui più diffusa è la Borsa Famiglia.
In questo scenario, dopo che Rousseff aveva vinto le elezioni del 2014 di stretta misura, il centro e la destra hanno lanciato la loro offensiva, sollecitate dai canali di comunicazione di massa, per ottenere in parlamento l’impeachment della presidente. Un golpe bianco, come è stato definito, volto anche a bloccare le politiche redistributive.

Il presidente ad interim, Michel Temer, appartiene a un partito di centrodestra che dal 2002 ha sempre sostenuto il PT. In attesa che all’inizio di agosto il senato confermi o meno la destituzione di Rousseff, Temer ha formato un governo di coalizione di centro e destra, il quale si segnala non solo per l’assenza di donne e di minoranze in genere, ma anche per la volontà di dare al paese indirizzi rigorosamente liberisti, operazione di incerta realizzazione per timore di una risposta delle piazze, costringendolo a una politica ondivaga.

 

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Dilma Roussef e Michel Temer

Ma il punto più delicato è rappresentato dal forte coinvolgimento del nuovo governo nella corruzione, con indagini che riguardano una buona parte dei politici anti PT, alcuni ministri, i due presidenti di camera e senato e lo stesso Temer, inducendo l’opinione pubblica a rivolgere contro queste forze lo sdegno morale che era stato scatenato contro il PT, Lula e Rousseff.

Angelo Trento
Storico dell’America Latina presso l’Università di Napoli “L’Orientale” 

01/08/2016

 

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