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I documenti che la Fondazione Giangiacomo Feltrinelli pubblica in occasione di questo approfondimento sul tema dell’Europa hanno un filo conduttore ben riconoscibile: il dibattito che attraversò il Partito comunista italiano alla fine degli anni Settanta in merito al processo di integrazione europeo. Come sottolineò in altra occasione un protagonista d’eccezione di quella stagione politica, Giorgio Napolitano, «l’approdo del Pci all’europeismo costituì di fatto la più radicale rottura col suo bagaglio ideologico originario», il passaggio cardinale per sancire il suo progressivo avvicinamento alla socialdemocrazia europea.
Tutti gli interventi qui raccolti si collocano nel 1978, alla vigilia della prima elezione a suffragio universale del Parlamento europeo, composto fino ad allora per delegazioni nazionali indicate dai rispettivi governi, previa consultazione dei rispettivi organi legislativi.
Si tratta di un momento cruciale del processo di integrazione europeo: quello in cui per la prima volta si cerca di dare soddisfazione all’afflato europeista democratizzando la propria istituzione simbolicamente più significativa per la costruzione di una nuova comunità politica, l’Europarlamento appunto, e al contempo si inizia ad affrontare concretamente la questione della moneta unica tramite la proposta di convergenza nel Sistema monetario europeo (SME). Il progetto dello SME nasceva in un contesto caratterizzato da crisi e incertezze, dovute alle trasformazioni che iniziavano proprio allora ad interessare i paesi a capitalismo avanzato dell’Europa occidentale e dalla rottura del precedente equilibrio finanziario internazionale basato sugli accordi di Bretton Woods, che prevedevano la stabilità dei cambi, la convertibilità del dollaro in oro e la centralità della divisa statunitense negli scambi commerciali.
Gli interventi di Altiero Spinelli, Nilde Jotti, Giorgio Amendola, Giorgio Napolitano e Luigi Spaventa toccano temi che in un contesto certamente mutato mostrano significative assonanze con le questioni sulle quali ancora oggi è chiamato a confrontarsi il processo di integrazione europeo.
23/05/2016
APPROFONDIMENTI
“L’Europa che l’Italia auspica, per la cui attuazione essa deve lottare,non è un’Europa chiusa contro nessuno, è una Europa aperta a tutti”, sono le parole che Luigi Einaudi pronuncia nel luglio 1947 alla Costituente. L’Europa allora era un sogno, un progetto. Quanto quelle parole parlano oggi a noi? Com’è possibile farle ancora parlare a noi?
LEGGI L’ARTICOLO DI APPROFONDIMENTO, A CURA DI FONDAZIONE GIANGIACOMO FELTRINELLI.
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Consigli di lettura
Europa, un’idea nata durante la Resistenza, quando si trattava di pensare il futuro e ricominciare daccapo. Proprio per questo bisognava sfidare il presente e proporre qualcosa che andasse oltre il confine.
Settant’anni dopo più che chiederci cosa non ha funzionato, domandiamoci: Che cosa non abbiamo fatto?
Leggi l’ebook L’Europa che ancora non c’è a cura di Piero S. Graglia, pubblicato per la collana Quaderni.