Con un click sullo smartphone oggi prenotiamo la cena, un taxi o una camera d’albergo. A permettercelo è la piattaforma: un modello d’impresa che impiega le tecnologie digitali e consente un coordinamento tra domanda e offerta, produzione e circolazione, tanto costante e pervasivo da soddisfare la fantasia capitalista per eccellenza: l’immediatezza del consumo.
Le piattaforme hanno cambiato il volto delle nostre città e le forme del lavoro. I rider – i fattorini del food delivery – sono diventati emblema della nuova gestione algoritmica del lavoro. Hanno fatto irruzione nella scena pubblica non solo per i loro borsoni colorati con cui sfrecciano da un capo all’altro delle nostre città, ma anche per la portata delle loro proteste che sono diventate, almeno in parte, il megafono delle rivendicazioni di una generazione precaria.
“Non per noi ma per tutti” è uno dei principali slogan che hanno animato gli scioperi del food delivery.
Perché i rider sono la manifestazione più riconoscibile di una classe operaia che va in bicicletta e di ambienti urbani diventati spazi produttivi, gigantesche fabbriche senza pareti. Il libro prende in esame la logistica dell’ultimo miglio per raccontare anche le forme di protesta e le esperienze di lotta di cui rider e fattorini si sono resi protagonisti negli ultimi anni: un conflitto urbano che sta portando a significative innovazioni anche sul piano sindacale.