Si intersecano le vite di due giovani in questa copia tratta dal patrimonio di Fondazione Giangiacomo Feltrinelli. L’autore, Giuseppe Prezzolini, pubblica La teoria sindacalista nel 1909 per i tipi dell’editore Perrella di Napoli. Prezzolini ha ventisette anni e l’anno precedente ha fondato il settimanale «La Voce» che testimonia la sua adesione all’idealismo Crociano. Sodale di Papini, Prezzolini ha già alle spalle un’intensa attività di polemista e pubblicista ne «Il Leonardo» e nel «Regno» di Enrico Corradini.
L’altro protagonista è il ventenne torinese Andrea Viglongo, cui sembrano appartenere la copia (in frontespizio compare la sua firma e la data «maggio 1920») e le annotazioni a margine nel testo. Viglongo, redattore capo dell’«Ordine nuovo» di Gramsci, collaboratore di Gobetti nella «Rivoluzione liberale», dagli anni trenta diventa editore in proprio con lo Studio editoriale librario piemontese trasformato nel 1945 in Casa editrice Andrea Viglongo, che pubblicherà tra gli altri l’«Almanacco Piemontese», Salgari, Verne, Kipling e molte opere in dialetto piemontese.
Il volume di Prezzolini è per la maggior parte dedicato alla «teoria sindacalista» declinata nel sindacalismo rivoluzionario, con i due capitoli finali dedicati a Notre maître Sorel e alla filosofia di Bergson, dando conto quindi di un interesse non episodico, anche se transitorio, dell’autore per il pragmatismo, la tensione etica e lo spiritualismo sottesi all’azione sindacale. Non si tratta né di un pamphlet né di un opuscolo d’occasione, ma di un tentativo di sistematizzare in oltre trecento pagine gli apporti dei «maestri» nella visione sociale e politica di un autore che si riconosce in una solitaria figura d’intellettuale indipendente.
Il giornalista e polemista emerge dunque con vigore nella polemica antisocialista e antiparlamentarista, in nome di una purezza etica e rivoluzionaria non deterministica che può e deve superare l’eredità del positivismo ottocentesco, una posizione che lo spingerà più avanti a partecipare, volontario, alla Prima guerra mondiale e a vedere in Mussolini l’uomo d’eccezione, pur senza aderire in senso stretto al fascismo.
Vittore Armanni
Fondazione Giangiacomo Feltrinelli