“La sfida di Vladimir Putin all’Occidente è anche il tentativo di dimostrare che il modello della democrazia occidentale non coincide con il cammino della libertà ma solo con l’avanzamento dell’egemonia americana” osserva Francesco Cundari su Linkiesta. “L’attuale crisi dimostra che non possiamo dare per scontato l’ordine mondiale liberale”, ha scritto Fukuyama sul Financial Times.

 

Le libertà nel mondo, ricorda lo storico, sono diminuite non solo a causa dell’ascesa di potenze autoritarie come Russia e Cina, ma anche per la svolta populista, illiberale e nazionalista di democrazie come Stati Uniti e India.

Il politologo bulgaro Ivan Krastev ha scritto sul New York Times che stiamo vivendo ora “nel nuovo mondo di Vladimir Putin”. Secondo Andrea Graziosi, autore di saggi sull’Urss e fellow dell’Harvard Ukrainian Research Institute, “la guerra di Putin in Ucraina segna uno spartiacque la cui portata storica è equiparabile al crollo dell’Unione Sovietica nel 1991.

 

Fanteria ucraina e carri armati diretti al fronte

 

E ancora più della dissoluzione dell’Urss rappresenta una sfida per l’Occidente che oggi deve essere reinventato”.

Questa guerra segna una svolta perché “ci costringe a uscire dalla bolla in cui ci hanno rinchiuso decenni di benessere e pace”, scrive (Repubblica).

E l’aggressione di Putin contro l’Ucraina ricorda proprio quanto è importante difendere il valore delle nostre democrazie liberali, dice Fareed Zakaria sul Washington Post.

 

“Vogliamo disegnare un percorso di maggiore vicinanza dell’Ucraina all’Europa: è un processo lungo fatto di riforme necessarie. L’Italia è a fianco dell’Ucraina in questo processo”, ha detto il premier Mario Draghi in risposta all’intervento di Zelensky alla Camera (Linkiesta).

 

E la presidente dell’Europarlamento Roberta Metsola ha aggiunto che Bruxelles farà “quello che è necessario per fermare la campagna di disinformazione del Cremlino” (Giornale).

Perché “il ‘cambio di regime’ delle ultime satrapie nel pianeta dipende anche da noi”, ha osservato l’ex sottosegretario agli Esteri Gianni Vernetti nel suo ultimo libro “Dissidenti” (Rizzoli).

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